Dall’ultima analisi di ECF, la maggior parte dei paesi dell’UE ora menziona la bicicletta nei propri piani di recupero post-COVID-19, con 1,7 miliardi di euro stanziati per infrastrutture, sicurezza, turismo e promozione della bicicletta, a conferma dell’importanza che ha questo veicolo per una ripresa sostenibile dell’Europa.

La situazione europea 

Diverse cose sono cambiate da Maggio scorso, quando ECF denunciava come alcuni paesi stessero eccessivamente trascurando il tema della bici nei loro piani di recupero post-Covid (ne abbiamo parlato qui). Secondo la General Dutch Press Agency (ANP), i due paesi che devono ancora presentare i loro piani alla Commissione sono la Bulgaria, che ha pubblicato una bozza ma non l’ha ancora presentata, e i Paesi Bassi, che vogliono aspettare un nuovo governo formarsi dopo le elezioni di Marzo. Nel frattempo, alcuni paesi hanno già iniziato a ricevere denaro dal Recovery Fund, tra cui Belgio, Portogallo e Lussemburgo.

Quindi cosa è cambiato dall’ultima analisi ECF di maggio?

via ecf.com

Nuovi piani di risanamento 

Cinque paesi hanno pubblicato per la prima volta un piano di risanamento, con contenuto ciclistico diretto o indiretto:

Nella sua bozza la Bulgaria ha incluso misure di riforme infrastrutturali per una mobilità urbana sicura, rivolte quindi agli utenti della strada vulnerabili, vale a dire pedoni e ciclisti.

L’Estonia prevede investimenti da utilizzare nelle infrastrutture pedonali e ciclabili, con 5 milioni di euro destinati allo sviluppo di 24 km di piste ciclabili e pedonali. 

Malta prevede due riforme che includono indirettamente la bicicletta. La prima è la creazione di spazi più aperti e senza auto in tutta Malta e nell’isola di Gozo congiuntamente all’adozione di politiche che promuovano i trasporti sostenibili. Il secondo è un investimento direttamente finalizzato alla creazione di incentivi all’acquisto di e-bike nel settore privato.

La Slovenia si concentra principalmente sulla ferrovia e sui combustibili alternativi: tuttavia, la bicicletta è menzionata nella sezione del turismo sostenibile dove sono previsti investimenti per piste ciclabili e percorsi pedonali.

Il piano svedese invece include la bicicletta in un pacchetto molto generale dedicato agli investimenti per il clima.

Piani di recupero migliorati 

Diversi paesi hanno poi pubblicato versioni aggiornate dei loro piani di recupero, con anche qui buone notizie per il ciclismo:

Cipro ha fornito maggiori dettagli sulle misure incluse nel suo piano di mobilità urbana sostenibile (SUMP) già esistente, in cui gli investimenti nella componente del trasporto sostenibile includono ora: 

  • lo sviluppo di aree pedonali
  • 36 km di nuove reti ciclabili connesse e 4 km di reti migliorate, 
  • sicurezza per tutti gli utenti della strada con nuovi attraversamenti ciclabili e snodi ciclabili
  • creazione di corridoi urbani
  • parcheggi ciclabili e aree 30 km/h.

La Repubblica Ceca ha specificato il budget destinato agli incentivi commerciali per i veicoli elettrici (37 milioni di euro), che includono cargo e-bike.

L’Ungheria ha chiarito che 120 milioni di euro andranno alle infrastrutture ciclabili.

La Romania ha aggiunto riferimenti ciclistici in molti settori di investimento, compresa l’istituzione di un centro nazionale di coordinamento della bicicletta e lo sviluppo di: 

  • studi specifici sulle piste ciclabili; 
  • una rete nazionale di piste ciclabili e corsie ciclabili; 
  • una piattaforma nazionale “E-Velo”, 
  • multimodalità con l’adeguamento di vagoni modernizzati per deposito biciclette
  • la digitalizzazione di piste e percorsi ciclabili.

L’Italia è sempre in verde, bollino rosso confermato invece per Finlandia e Germania che non hanno aggiornato i loro piani con menzioni (rilevanti) per il ciclismo.

Insomma, sembra che il tema del ciclismo urbano stia cominciando ad essere preso sul serio, per quanto forse vi sia ancora, in alcuni casi, la tendenza a battere sui soliti sistemi che spesso si sono dimostrati poco al passo con i tempi.