Cara Carmela, è tanto che ti aspettavamo, perché ci hai messo tanto?

Finalmente è arrivata una bici particolarmente interessante, definita “bionica” dai produttori e che possiede una caratteristica che per il momento non condivide con nessun altra. Il nome non è stato scelto a caso, è un nome di persona che richiama familiarità e confidenza, come se si trattasse di una cara zia.

Potrebbe essere l’inizio di qualcosa, la prima di una lunga serie di nuove urban-bike che potrebbero dimostrarsi vantaggiose sotto molti aspetti. 

Conosciamola meglio, allora, Carmela. 

manubrio Carmela
Image via ciclosfera.com

Carmela, più unica che rara

Se vogliamo capire qualcosa in più di un paese apparentemente contraddittorio come il Giappone dovremmo studiarci bene lo shintoismo. Questa bici, che non è giapponese bensì spagnola, trae spunto dal suddetto culto animista nella scelta di un nome di persona (gli shintoisti infatti credono che anche gli oggetti siano dotati di un anima), quasi ad affermare di quanto il rapporto con le cose stia scalando la classifica delle relazioni. Non per religiosità beninteso, ma per consumismo.

Questa però non è la sua unica particolarità, ce n’è un’altra molto più palpabile e a mio avviso tra le più innovative, utili ed interessanti per questo mezzo di trasporto. E, che mi risulti, Carmela è anche l’unica ad averla.

Ho l’impressione inoltre che i produttori ne sottovalutino l’importanza; ne parlano come si trattasse di una comodità in più quando invece è l’elemento principale da mettere in evidenza, perché in un solo colpo (di manubrio, come vedremo) potrebbe risolvere diversi problemi. Credo perciò valga la pena di approfondire meglio. 

Bionica forse no, pieghevole assolutamente si

I produttori della Oh Bike!, direi leggermente a sproposito, definiscono Carmela una bicicletta bionica. Diciamo che c’è un po’ di marketing dietro all’uso del termine (che, come abbiamo visto anche col nome, ruota parecchio intorno a questo prodotto), poiché la bici non riproduce particolarità ispirate al mondo naturale.

Ha però tante caratteristiche interessanti come un peso di soli 15 kg (!), una silenziosa cinghia di trasmissione, cavi integrati nel telaio, è elettrica (motore 250 W, 36 V) e possiede un software dedicato scevro da inutili complessità, gestibile con un unico pulsante e in grado di misurare l’assistenza di cui l’utente ha bisogno in ogni momento. 

Il pezzo forte, come avrete capito, secondo me è il manubrio. Questa non è una bici pieghevole per come la intendiamo noi, ma in un altro senso lo è eccome e pure meglio, forse. Il manubrio infatti  dispone di un meccanismo che gli consente di piegarsi intorno all’asse verticale della serie sterzo facendo diventare la bicicletta estremamente sottile. E i pedali, direte voi? Beh, anche i pedali si piegano facilmente, dopodiché è possibile riporla in spazi pressoché impensabili.

manubrio Carmela
Image via carmelabikes.com

Risolvere tanti problemi in un unico gesto

Avevo scritto qualche mese fa riguardo ad un prototipo che prometteva lo stesso risultato. Il pezzo era stampato in 3d e si sostituiva all’attacco classico del manubrio. L’unica differenza di Quicktwist era che l’asse di rotazione attorno alla serie sterzo non era verticale bensì orizzontale (col risultato appunto che il manubrio andava all’insù).

Se vogliamo, quindi, Carmela è ancora più efficiente, perché, allineandosi longitudinalmente, non va a creare ingombri nuovi. Come dicevo nell’articolo questa “banale” caratteristica può fare la differenza in molti ambiti.

Agevolare il parcheggio di una bicicletta non solo rende la vita più semplice al suo proprietario ma anche a chi frequenta i marciapiedi (ricordate in caso di Trieste?); può essere di per sé un antifurto (una sorta di bloccasterzo), può incentivare all’acquisto i privati e invogliare le amministrazioni alla costruzione di appositi parcheggi, ingombranti la metà rispetto alle classiche rastrelliere e che possono anche essere progettati chiusi, così da proteggere meglio le biciclette e renderne l’utilizzo ancora più appetibile.

manubrio Carmela
Image via carmelabikes.com

Si potrebbe innescare un circolo virtuoso che risolverebbe un mare di problemi in un’unica mossa, a fronte di una spesa progettuale irrisoria. Ricordate il parcheggio sotterraneo per biciclette di Singapore? Un’idea così costosa potrebbe risultare utopica: se biciclette come Carmela fossero la norma avremmo lo spazio e le possibilità per creare più infrastrutture e, di conseguenza, meno scuse per non usare la bici.

In conclusione Carmela è una buona bicicletta, direi leggermente sopra lo standard (visto anche il peso di 15 kg, non dimendichiamolo!): acquistabile direttamente dal sito ad un prezzo di 2.250 €, rappresenta più che altro un esempio, una strada da seguire, ma è sicuramente una bicicletta che assolutamente vale la pena considerare se siete in procinto di un acquisto.