L’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori (ANCMA) rilancia l’idea già comparsa nella riforma del Codice della Strada l’anno scorso, ossia un’anagrafe delle biciclette circolanti.

Registrare la propria bicicletta per scongiurarne la sottrazione e, soprattutto, per fornire uno strumento in più alle forze dell’ordine in caso di recupero della refurtiva. La proposta riprende iniziative già sentite ma mai arrivate ad avere un peso istituzionale ed aprirebbe definitivamente all’ingresso del mondo assicurativo nel comparto bici.

La piaga dei furti di biciclette

Il Ciclo Registro non è una proposta buttata lì per caso: in Italia i furti di biciclette sono in continua escalation, specie con la cresciuta diffusione di questa forma di mobilità.

Da sempre piaga nelle città dove il ciclismo urbano trovava terreno fertile già in passato, la risposta prevalente è sempre consistita nel considerare la bici un bene di scarso valore, la cui sottrazione è seccante, sì, ma nulla più.

furti di biciclette

In città universitarie come Padova o Bologna le bici sono sempre state nutrite per le strade, ma a ben guardare poche di esse potevano rappresentare un’effettiva perdita materiale. In generale, anche per la difficile identificazione di una bicicletta – persino i congegni GPS falliscono, in quanto rimovibili dai ladri più esperti – è diffusa una mentalità che potremmo definire affine al detto “ogni lasciata è persa”, per cui sono pochi i derubati che denunciano la sparizione della propria bicicletta.

Questo fenomeno alimenta il giro dei furti, purtroppo anche quando la bicicletta inizia ad assumere un discreto valore: si calcola che siano circa 320.000 i furti di biciclette ogni anno in Italia, con un danno enorme all’industria del ciclo (per inciso, quella italiana è la prima in Europa, quindi è decisamente nostro interesse difenderne gli interessi).

 

Un Ciclo Registro ci salverà?

Diminuire i furti ha una duplice utilità: dare una maggior certezza sul recupero – e, quindi sulla pena per i ladri – e incoraggiare l’utenza ad investire su biciclette di qualità, ragionamento altrimenti sconfessato dalla prospettiva di non avere alcun tipo di difesa dalla Banda Bassotti di turno.

Il Ciclo Registro proposto durante BiciAcademy, l’evento formativo dedicato ai negozianti del settore ciclo organizzato da Ancma al Palacongressi di Rimini, vuole essere un portale web riconosciuto istituzionalmente che funga da anagrafe del parco bici circolante.

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photo credit: Ufficio Stampa Redazione Met – ph Antonello Serino Polizia volante ph Antonello Serino via photopin (license)

La registrazione gratuita del telaio di una bicicletta, sancita dal rilascio di un certificato di proprietà, dovrebbe fornire alle forze dell’ordine lo strumento per identificare più facilmente un mezzo sottratto illegalmente e ricondurlo al legittimo proprietario.

Certo, la prima obiezione che sovviene riguarda proprio la certificazione della proprietà: la proposta non è ancora accompagnata da una effettiva procedura e, dunque, non è possibile capire al momento quanto sia possibile garantirne l’affidabilità.

Ammettendo che venga trovata una soluzione a prova di contraffazione o di furto digitale dell’identità, si tratterebbe di un database senz’altro utile. Avevamo già visto proposte simili di matrice più “artigianale” e di scala locale, mentre la proporzione nazionale dovrebbe effettivamente avere un’efficacia maggiore.

 

Un via libera alle assicurazioni?

Secondo la stessa Ancma, un Ciclo Registro aprirebbe definitivamente la strada alle assicurazioni, ad oggi tagliate fuori dal mondo del ciclo o, comunque, deficitarie nell’offrire pacchetti rivolti ai ciclisti.

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photo credit: QuoteInspector.com Auto insurance policy via photopin (license)

Questo può essere un punto controverso, a seconda di come si inquadra il fenomeno-bici: se si pensa al ciclista amatore, che investe fior di quattrini sulla sua creatura da corsa od off-road, un’assicurazione è senz’altro ben accetta. Lo stesso dicasi per chi ha speso cifre importanti per una ebike urbana di un certo livello.

L’utenza ciclistica si è però sempre divisa di fronte a prospettive che iniziano a far somigliare la bicicletta ad un ciclomotore (caschi, patentini, assicurazioni…), in quanto buona parte della sua fortuna, anche di questi anni, è basata proprio sullo scambio tra la comodità di utilizzo, libera da molti vincoli normativi, e l’economicità rispetto ad altri mezzi di trasporto.