È cavallo di battaglia di tutti coloro – noi compresi – che si occupano di promuovere il ciclismo urbano parlare della necessità di implementare e migliorare la rete di piste ciclabili nelle nostre città.

Esistono però voci fuori dal coro che provengono da autorevoli fonti, come l’IIHS (Insurance Institute for Highway Safety) statunitense, organo non profit indipendente legato al mondo delle compagnie assicurative. Una sua ricerca sugli incidenti che coinvolgono ciclisti nelle città di New York, Portland e Washington è giunta alla conclusione che non sempre le piste ciclabili siano sinonimo di sicurezza.

Piste ciclabili = sicurezza?

La percezione della maggioranza dei ciclisti e degli automobilisti è che la presenza di piste ciclabili sia preferibile alla circolazione promiscua di bici e veicoli a motore. Non sempre però le piste ciclabili garantiscono effettivamente una sicurezza a tutto tondo. Perché?

A voler sfornare titoli sensazionalistici si potrebbe cavalcare il concetto che venga sfatato il mito della pista ciclabile come panacea di tutti i mali della circolazione urbana, ma è più corretto dire «meglio nessuna pista ciclabile che una mal progettata».

Vediamo il perché desunto dalla ricerca firmata IIHS.

Il punto è l’attenzione

Già, a fare la differenza – suona scontato, lo so – è il livello di attenzione, unito a dettagli che possono essere più o meno curati nella progettazione di una pista ciclabile.

Lo studio, che ha preso in esame l’esperienza di 600 ciclisti urbani distribuiti nelle città di New York, Portland e Washington D.C., concentrandosi soprattutto su quanti hanno subito dei sinistri, evidenzia un fatto: spesso la segregazione del traffico ciclistico provoca un calo di attenzione, sia da parte dei ciclisti stessi che da parte degli automobilisti.

Paradossalmente, secondo la ricerca, nelle città che costringono i ciclisti a pedalare nel traffico, i guidatori degli altri veicoli stanno più attenti, aspettandosi, per così dire, la variabile rappresentata dal ciclista.

Laddove si sentono sicuri di avere la strada per sé, la presenza di una bicicletta diviene fattore talmente imprevisto da far sì che saltino più facilmente le norme di buon senso comportamentale.

Insomma, avete presente lo stereotipo di quelle metropoli indiane (o anche del nostro Paese) trafficate al limite del concepibile nelle quali tutti attraversano tutto dovunque in barba ad incroci, precedenze e semafori senza che, apparentemente, si registrino incidenti ogni minuto? Ecco, la ricerca pare sostenere la tesi di una sorta di equilibrio anarcoide che, a dispetto del caos che lo contraddistingue, mantiene per l’appunto un certo livello di equilibrio.

A ciò si somma un altro fattore, riguardante i soli ciclisti: laddove vengono progettate ciclabili a doppio senso, pare che gli scontri tra bici circolanti in sensi di marcia opposti siano ben più pericolosi e frequenti di quelli tra auto e due ruote.

Anche qui, la causa sarebbe la disattenzione, congiunta ad una dose di leggerezza: l’eccesso di sicurezza trasmesso dal sapere di non doversi curare del traffico a motore spinge i ciclisti urbani a pedalare a spron battuto, prendendosi dei rischi reciproci.

photo credit: Thomas Hawk Easy Rider via photopin (license)

Piste ciclabili e buon senso

Devo essere sincero, quanto letto su questa ricerca lascia qualche perplessità, ma due spunti di riflessione validi possono essere tratti da essa.

Il primo è che non basta segregare diversi tipi di traffico per ottenere automaticamente la tanto agognata “sicurezza. Partendo dal presupposto che si tratta di un concetto abusato ed idealizzato dalla nostra società, per realizzare una condizione di minor rischio occorre sempre e comunque tenere acceso il cervello.

Ecco così che la tipologia di pista giudicata più pericolosa, quella a doppio senso confinante con la carreggiata stradale, che costringe a tenere d’occhio sia le auto che gli altri ciclisti, lo diverrebbe comunque meno nel momento in cui si usasse la dovuta dose di prudenza.

L’altro riguarda la progettazione delle piste stesse, che dovrebbero con tutta probabilità basarsi sull’esperienza sin qui accumulata per evitare di generare situazioni di pericolo: può suonare paradossale ancora una volta, ma hanno conseguenze meno gravi gli scontri a bassa velocità tra auto e bici nelle svolte che non quelli tra sole biciclette che si incrocino in senso opposto.

Detto ciò, pedalare inseguiti da un autobus è pur sempre qualcosa che tutti preferiremmo evitare.