Ciclisti e casco, un’antica disputa: che possa salvare la vita lo sanno tutti, che (quasi) nessuno voglia indossarlo, anche. Non è diverso dalle parti di Berlino, dove, parola del Ministero federale dei Trasporti, solo l’8% dei giovani tra i 17 ed i 30 anni usano il casco in bici.

Dunque, ecco comparire per le strade una campagna di sensibilizzazione rivolta proprio a loro, i giovani: protagonisti modelli e modelle di età corrispondente al target da raggiungere.

Nudi però o, meglio, in intimo e caschetto: se già una campagna pro casco avrebbe diviso l’utenza ciclistica, la presenza di corpi déshabillés ha scatenato le critiche del mondo politico femminile.

casco pubblicità sessista germania

Il corpo della donna val bene un casco?

I cartelloni pubblicitari che ritraggono, a turno, a coppie o tutti assieme, le quattro modelle ed i due modelli, in intimo e caschetto da bici, con lo slogan «Looks like shit. But saves my life.» (per tradurlo fedelmente occorre una deroga al bon ton ed in italiano suonerebbe circa così: «Sta di m…, ma mi salva la vita») non hanno fatto in tempo ad ingiallire sui muri delle città tedesche che immediatamente sono finiti al centro di una forte critica da parte di diversi esponenti politici.

Vergognosa, stupida, sessista” è la triade di aggettivi bene o male condivisa dalle varie forze politiche, a destra come a sinistra. Comune denominatore è l’idea, più che giusta, che non sia attraverso l’utilizzo del corpo della donna (ma anche dell’uomo, se vogliamo parlare in termini di parità) e, quindi, di una sue spettacolarizzazione o mercificazione, che debba passare un messaggio, proprio perché educativo.

Un concetto di per sé sacrosanto, che potrebbe far quasi sorridere per il livello di sensibilità raggiunto in alcune società in confronto alla quasi atarassia che ne dimostrano altre – purtroppo anche in casa nostra – di fronte a ben più becere strumentalizzazioni.

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Quando la sicurezza va contro l’estetica

Fermo restando che nulla giustifichi lo sdoganamento dell’uso del corpo a fini di comunicazione, almeno sulla carta, e che personalmente non sono esperto delle dinamiche politiche interne della Germania, qualche osservazione rimane in sospeso.

Il Ministero dei Trasporti di Berlino ha giustificato la scelta di mettere in campo questa serie di immagini perché il target del messaggio è costituito da una fascia di giovani e giovanissimi che il casco pare non lo usino prevalentemente per questioni di estetica.

Senza nascondersi dietro ad un dito, sappiamo un po’ tutti che è così ovunque: il casco è scomodo, spettina, ingombra quando devi portartelo dietro e, in più, non è che stia proprio bene indosso (non nella vita di tutti i giorni).

Fu così anche ai tempi del casco per i ciclomotori, che bene o male oggi tutti accettano di portarsi dietro.

Dunque, senza voler fare l’avvocato del diavolo, si potrebbe notare una scelta non necessariamente discriminatoria nella campagna del Ministero tedesco: usare un linguaggio forte, diretto (parlato) ed un codice visivo, delle immagini, che vadano dritte al punto perché in grado di colpire l’utenza. Sentitevi belli, sentitevi forti e “fighi”, ma non dimenticatevi di non essere immortali.

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Comunicare la sicurezza ai giovani

Ok, lo so , il “gancio” è tutto giocato lì: l’occhio è attratto dai corpi (bei corpi, di certo non scelti a caso), ma non è forse lo stesso identico “codice” utilizzato dalla maggior parte della comunicazione odierna?

In fin dei conti, non sono immagini definibili volgari, specialmente per gli standard odierni, e come è strumentalizzato il corpo femminile lo è anche quello maschile, sebbene qui sia evidente uno squilibrio (le donne sono 4, i maschi 2).

Il messaggio è comunque coerente con le immagini (oltre al casco, niente vi salva) ed ho il forte sospetto che su Instagram questa campagna funzionerebbe discretamente.

Ora, siamo tutti d’accordo che sarebbe meglio che i ragazzi (ma anche gli adulti) fossero in grado di citare la Divina Commedia in scioltezza e che si potesse parlar loro in rime baciate: va però osservata in faccia la realtà, ossia che da decenni sono sistematicamente educati a ricevere questo tipo di comunicazione.

Dunque non trovo così scandaloso che un Ministero utilizzi un mix di linguaggio ed immagini tale, finché non scade nel volgare, se serve a raggiungere lo scopo: convincere che il casco va indossato senza remore.

Sono invece più impensierito da un mondo politico e benpensante che, indifferentemente in tutto il nostro civile mondo occidentale, è pronto ad attaccare qualsiasi cosa su questioni “di principio”, salvo poi dimenticarsene clamorosamente quando si tratta di banali, ma ben più dannosi, messaggi commerciali: se i modelli non avessero avuto in testa il casco ed avessero promosso l’intimo indossato, un profumo o se si fosse trattato della pubblicità del casco, scommettiamo che nessuno avrebbe aperto bocca?