L’invenzione della bicicletta è stato un evento sociale che non ha ancora espresso a pieno tutte le sue potenzialità.

Il modo in cui stiamo usando questo mezzo di trasporto rappresenta solo una piccola parte di ciò di cui è capace: ciò deriva dal fatto che viviamo in un modello sociale specifico, e prima di allargare i nostri orizzonti per conoscere quell’altra percentuale possibile è necessario comprendere meglio da dove questo modello deriva.

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Tra le nevi della tundra

La giornata tipica inizia con la sveglia intorno alle 7, quando è un po’ faticoso abbandonare il calore offerto dalle pelli di renna, per dirigersi fuori al freddo. Prima della colazione, un paio di persone partono in motoslitta per controllare la situazione meteorologica e per fare un vero e proprio sopralluogo, cercando di capire verso quale direzione è meglio dirigere il gregge di renne. Al fine di controllare lo spessore del manto nevoso e di capire se le renne possono brucare la tundra sottostante, vengono fatti degli scavi a campione nella neve, quindi, una volta identificato il luogo adatto, questo viene “marcato” lasciandoci del materiale. Una volta rientrati al campo si fa una prima colazione che può includere pesce crudo, carne di renna prevalentemente cruda, ma anche pane, marmellata e latte condensato le cui scorte vengono fatte prima di lasciare la cittadina di Yar Sale. Subito dopo le tende vengono svuotate, ammucchiando bagagli, vestiti e quant’altro sulla neve. In famiglia tutti danno una mano durante le quasi quotidiane operazioni di trasloco, così anche i bambini si trasportano le loro cose e le caricano sulle slitte.DiarioDiViaggio.it
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Stanziali e nomadi, due mondi diversi

Questo breve estratto sulla vita nella tundra del popolo Nenci non c’entra con le biciclette, ma ci parla di qualcosa di assolutamente cruciale per comprendere molti aspetti della nostra vita attuale, legati soprattutto al concetto di città. 

La differenza tra stanzialità e nomadismo è forse la più antica e profonda biforcazione che possiamo trovare nella storia dell’uomo. Si tratta di due modelli sociali quasi opposti e l’appartenenza ad uno o all’altro gruppo implica il vedere la vita in modo molto diverso. Il drammatico attrito che si verifica con gruppi etnici come i Rom si scatena spesso a causa di singoli eventi, a volte anche banali, ma colpevoli di rappresentare un sintomo che affonda le sue radici in un acceso quanto inconscio scontro culturale.

Un nomade, perlomeno un nomade classico come poteva essere un pellerossa americano – e attualmente pochissimi gruppi possono definirsi nomadi in questo senso -, ruota intorno al mondo, ne segue i ritmi, uno stanziale invece si ritiene al centro e impone i suoi. Entrambi i punti di vista hanno i loro pro e i loro contro.

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Da un lato o dell’altro? Meglio stare in bici

La società occidentale e il suo insieme di dottrine politiche, dal comunismo al capitalismo, si basa su delle comuni premesse molto antiche ed altrettanto sfuggenti. Una di queste è proprio l’appartenenza al modello stanziale, uno schema che permette un regime di produzione costante (inizialmente solo agricola), quindi un’ economia e quindi una conseguente piramide sociale fondata sulla disponibilità delle risorse. 

Viceversa una società di tipo nomade può risultare incapace di provvedere a se stessa se le circostanze lo richiedono, finendo per mettere a repentaglio anche la sopravvivenza delle persone che la compongono.

Senza inoltrarci troppo nei dettagli, è lecito pensare che un compromesso tra i due mondi sarebbe tanto utopico quanto sano; ma è possibile almeno un po’ avvicinarcisi? E’ possibile farlo in modo sostenibile? Qual’è il primo mezzo di trasporto utile per compiere lunghi viaggi trasportandosi dietro una piccola abitazione? Bè, la bici ovviamente!

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La bicicletta come mezzo educativo

La bicicletta è un prodotto con un impatto sociale non trascurabile. Se usata nel modo corretto è capace di provocare dei cambiamenti tangibili negli assetti strutturali del nostro modo di vivere. O di sopravvivere. Il tema del riscaldamento globale infatti pone al centro dell’interesse questo mezzo di trasporto, ed è quindi giusto sondarlo secondo tutte le potenzialità che potrebbe esprimere.

E’ importante perciò sapere cosa è in grado di fare e quali soluzioni esistono se ad esempio volessimo compiere un lungo viaggio a tappe soltanto con la bicicletta. Certo, non come i nomadi, ma non è nemmeno necessario: il punto fondamentale è l’aumento di coscienza che un esperienza del genere provocherebbe a livello psicologico e sociale.

Forse non molti lo sanno, ma esistono sia tende che piccoli camper da attaccare letteralmente alla bici, proprio come si fa con le automobili. Ovviamente gli spazi vitali sono minimi, ma bisogna dire che ci sono prodotti che ottimizzano davvero tutta la superficie disponibile.

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Un esempio su tutti, il Wide Path Camper

Escludendo le tende (che vanno montate e smontate, portando con sé diversi problemi legati all’acqua e all’umidità) e i vari bizzarri prototipi autocostruiti, il principale prodotto di cui vorrei parlare è il camper dell’azienda danese Wide Path Campers.

Innanzitutto è concepito per due persone, per quanto nella realtà dei fatti bisogna essere piuttosto snelli per starci insieme, in secondo luogo ottimizza egregiamente lo spazio grazie ad un sistema a scorrimento molto ingegnoso.

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E’ il frutto di diversi anni di studio (la versione attuale è la seconda) e può raggiungere due configurazioni, modalità trasporto e modalità camping, raddoppiando le dimensioni quando si passa da una all’altra. Quando il van è chiuso misura 149 cm di lunghezza, 142 in altezza e 97 cm di larghezza; facendo scorrere il guscio grazie alle cerniere in basso raggiungiamo però ben 285 cm di lunghezza, più che sufficiente per sdraiarvisi all’interno.

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Il camper pesa circa 40 kg, è costruito in una schiuma semi-isolante e resistente ai raggi UV su cui sono inserite le finestre in policarbonato trasparente; è inoltre presente uno spazio bagagliaio con un volume disponibile fino a 300 lt e un sistema di ventilazione per il ricambio dell’aria. La stanza che si crea quando il camper è aperto è ovviamente una area giorno/notte: le varie componenti possono creare un tavolo con relative sedute oppure un letto con comodino sul retro. L’altezza da terra è di 50 cm ed evita che si creino problemi di umidità risalente. 

Il prezzo del Bicycle Camper è di 4000 € e si possono aggiungere componenti opzionali come pannelli solari, colorazioni, cuscini imbottiti, tavolini esterni o tende da sole, che però andranno ad aumentare il peso finale del prodotto (oltre al prezzo). E’ possibile anche collegare due biciclette per il trasporto e questo è decisamente molto importante per bilanciare gli sforzi tra i due riders.

Il futuro è in bici?

 Chiaramente questo camper è ancora troppo piccolo per fungere da abitazione, è indicato più che altro per un bel viaggio itinerante a tappe in sella alla bici; tuttavia è rappresentativo di un idea che solletica non poche persone ultimamente, un po’ per la crisi abitativa che affligge anche stati insospettabili come la California, un po’ per la sensibilità ecologica nascente e un po’ per l’esplosione del fenomeno e-bike, che rendono plausibili anche trovate di questo tipo.

Per adesso emerge soltanto quella che potremmo definire una nuova categoria di ciclista e campeggiatore, ma chissà che un giorno non diventi proprio un nuovo stile di vita magari con mezzi più performanti e meglio strutturati.

Ricordo di un futurologo che, nel su vademecum per l’avvenire, tra gli altri consigli suggeriva in un punto: “Comprate una bici