Forse sembra scontato che riprenderemo ad andare al lavoro, ma lo smart working ha creato un precedente che potrebbe modificare in parte questa nostra abitudine. Lavorare da remoto ha infatti innegabili vantaggi, utili soprattutto per affrontare un problema come il Covid-19. Attenzione però, stare chiusi in casa non vuol dire non inquinare: ecco perché ci continueranno a servire le e-bike.

 

La situazione in cui ci troviamo

Facciamo il punto. Il Covid-19 sta bloccando gli spostamenti nel mondo intero, sia in termini lavorativi che ricreativi. Le industrie sono ferme e di conseguenza le emissioni di gas serra si sono drasticamente abbassate. Anche quelle derivanti dal traffico veicolare sono notevolmente scese poiché le persone sono obbligate a stare a casa: se possono lavorano da remoto ed escono solo rispettando precise regole di contenimento. In tutto questo Internet ha ovviamente un ruolo cruciale e senza di lui l’impatto del blocco avrebbe effetti molto più devastanti sia sul piano lavorativo che su quello psicologico.

via studioc.it

Internet è la soluzione?

La risposta alle esigenze di lavoro è stata, ove possibile, lo smart working (italianizzazione impropria di quello che gli inglesi chiamano remote working). A quelle ricreative invece i canali di intrattenimento come Netflix, Sky e tutte le piattaforme di streaming. Analizzando bene la situazione si scoprono però dei difetti che nella circostanza di emergenza in cui ci troviamo possono, legittimamente, sfuggire. E’ bene premettere che si tratta di un’analisi che non vuole essere demonizzante ma solo funzionale a prendere coscienza di un problema e dei suoi effetti a lungo termine, così da poterli fin da subito gestire.

Partiamo da quelli collegati allo smart working.

 

Il lato oscuro dello smart working 

Lavorare da casa è da un lato certamente una buona soluzione, non si devono affrontare i viaggi di andata e ritorno per recarsi in ufficio e si contribuisce a mantenere basse le emissioni inquinanti. Ma c’è un lato oscuro ed è per questo che non bisogna abusarne, soprattutto se viene praticato da milioni di persone contemporaneamente. Lo smart working, come spiega uno studio riportato dalla BBC, consuma Internet ed Internet consuma energia derivante ancora da combustibili fossili. La parte del leone però la fanno gli impianti di condizionamento. Ogni lavoratore che opera da casa deve creare un microclima adeguato al confort abitativo riscaldando in inverno e raffrescando in estate. E’ noto che, dopo le industrie, le navi e gli aerei, sono proprio gli edifici i maggiori responsabili dell’inquinamento. Ed è ben diverso se ad inquinare è un unico ufficio con all’interno diverse persone (che convivono con le dovute accortezza sanitarie) oppure se a farlo sono tanti singoli appartamenti.

via bbc.com

Lo streaming inquina come i viaggi in auto

Anche l’industria dell’intrattenimento in streaming è afflitta dallo stesso problema. Una ricerca appena condotta da Save the Energy afferma che 64 milioni di visualizzazioni di una stagione (la terza) come Stranger Things è paragonabile all’emissione di oltre 189 milioni di kg di CO2. Per capirci meglio, equivale a guidare dal Marocco al Sudafrica e ritorno per 28.391 volte.

saveonenergy.com

Se da un lato quindi stare a casa ha un impatto positivo sull’inquinamento, a lungo andare  non solo può portare a scompensi psicologici ma anche avere dei risvolti negativi sull’ambiente. Senza considerare i maggiori consumi alimentari a cui sono collegati gli effetti sul peso e sulla salute pubblica.

Chiariamo però, ben vengano streaming e smart working, ma che si sia consapevoli degli effetti che può provocare un loro eccessivo utilizzo così da poter prendere contromisure adeguate.

La soluzione per salvare capra e cavoli in realtà esiste, ma è ancora difficile attualizzarla: bisognerebbe lavorare di meno.

Nel frattempo un compromesso accettabile potrebbe essere quello di mantenere una o due giornate su cinque in smart working e nelle altre andare in ufficio, ovviamente in bici se possibile

Bike-to-work-smart

E’ inutile girarci intorno, il mondo è obbligato a cambiare e la prima sfida che deve affrontare riguarda il tema degli spostamenti. Autobus e metropolitane però significano assembramento; auto private invece traffico e smog. Le e-bike sono una risposta pratica ed immediata, certo non risolutiva per tutti i contesti, ma sicuramente per la maggioranza. La corretta gestione di questo mezzo di trasporto è però importantissima ed è necessario tenere in considerazione gli aspetti più problematici ad esso collegati. Vita delle batterie, peso, materiali impiegati, ciclo di vita degli elementi principali, smaltimento: tutto deve essere considerato affinché la sostenibilità non sia soltanto una parola dal sapore burocratico, ma un reale modo di vivere e di concepire i prodotti che ci aiutano a farlo.