La notizia Bicitech l’ha data pochi giorni fa nel suo post, sottolineando l’importanza dei contenuti dell’intervento legislativo, appena approvato dalla Camera dei Deputati Italiana, in termini di adeguamento delle infrastrutture del nostro paese per una maggior diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto urbano e come contributo ad una mobilità sostenibile e “pulita” finalmente inserita tra gli obiettivi prioritari del Governo.
Tale ruolo, d’altra parte, alla bici è stato riconosciuto dallo stesso Ministro dei Trasporti, nonché appassionato ciclista, Graziano Del Rio che, a proposito del passo avanti compiuto dalla legge, ha avuto modo di dichiarare: “Lo Stato riconosce pienamente la necessità della pianificazione della mobilità ciclistica, insieme alla Regioni. Proprio come il sistema autostradale o il sistema ferroviario, il ciclismo è ora parte di una strategia di mobilità che diventa una priorità nei centri urbani e per lo sviluppo del turismo nel nostro paese.”
Una vera e propria conquista culturale, come l’ha definita il ministro, a cui ha non poco contribuito la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) il cui presidente Giulietta Pagliaccio ha così sintetizzato l’avvenimento: “Lo straordinario traguardo raggiunto con l’approvazione della legge sulla mobilità ciclistica premia molte città che hanno lavorato duramente per politiche di mobilità sostenibile e che oggi hanno il sostegno di una politica nazionale. Auspicando che la legge passi all’approvazione del Senato prima della fine della legislatura, oggi vedo una “luce alla fine del tunnel”, che ci spingerà con coraggio ad affrontare la strada che ci attende per portare in Italia il ciclismo ai livelli dei migliori paesi europei “.
I Piani Urbani di Mobilità Ciclistica
La nuova legge, non a caso firmata dal presidente dell’ANCI Antonio Decaro, vede il coinvolgimento di Comuni e Regioni e prevede l’assunzione da parte dello Stato della pianificazione della mobilità ciclistica alla cui definizione, peraltro, il Ministero dei Trasporti lavora da anni.
A tale proposito occorre considerare che, sulla base delle ricerche condotte e dei dati disponibili, il 40% degli spostamenti giornalieri degli italiani in automobile non supera i 5 chilometri, da cui è facile intuire il vantaggio che si potrebbe ottenere promuovendo l’uso alternativo della bici in questa fascia di utilizzo. La conseguente riduzione del traffico automobilistico rappresenta pertanto un obiettivo fortemente realistico in presenza di adeguate risorse e volontà politica.
A tale scopo la legge dovrebbe assicurare le risorse necessarie a creare le infrastrutture indispensabili per facilitare anche l’integrazione con il trasporto pubblico, favorendo inoltre la diffusione dei servizi di bike sharing il cui ruolo, soprattutto nei grandi centri urbani, va assumendo proporzioni di rilievo.
Oltre agli spostamenti quotidiani casa – lavoro o casa – scuola la legge si prefigge anche di dare impulso alle attività turistiche e ricreative che, in altri paesi europei stanno avendo grande sviluppo.
Un esempio concreto è il cicloturismo che in nazioni come la Germania, ad esempio, è fonte di redditualità per le comunità attraversate dai percorsi e riesce a coinvolgere un numero crescente di persone che si spostano con la bici al seguito.
L’integrazione con EuroVelo
L’approvazione della legge italiana ha avuto il sostegno dell’ECF (European Cyclists Federation), una federazione che raccoglie organizzazioni nazionali per la mobilità urbana in bicicletta, ed esercita operazioni di lobbying in favore della sostenibilità dei trasporti, il miglioramento della sicurezza e della salute delle persone. In questi anni ECF ha contribuito alle campagne FIAB per quanto riguarda l’Italia.
Una delle aree di intervento della legge quadro approvata sarà costituita dalla mobilità ciclistica su rotte regionali, nazionali ed europee con l’obiettivo di integrare la rete nazionale di biciclette di Bicitalia con EuroVelo, la rete europea delle piste ciclabili.
Il progetto EuroVelo, sviluppato da ECF, si propone di promuovere e coordinare una rete di piste ciclabili che attraversa l’intera Europa creando una via di trasporto realmente sostenibile ed amica dell’ambiente. La sua realizzazione, a regime, prevede oltre 70.000 km di rete ciclabili di cui 40.000 già operativi.
Esso si articola 15 itinerari ciclabili di lunga percorrenza che nascono dall’unione di tratti nazionali opportunamente raccordati e finalizzati a favorire il transito dei turisti da un paese all’altro e promuovere la bicicletta come mezzo ottimale per praticare un turismo sostenibile in alternativa a quello motorizzato.
La controparte italiana è costituita dal progetto Bicitalia che è chiamato ad integrarsi con le rotte europee con l’obiettivo di assicurare continuità territoriale all’utilizzo della bici anche nella pratica del cicloturismo e portare benefici economici alle comunità locali poste nei territori attraversati, sfruttando anche le grandi risorse storiche e paesaggistiche del nostro paese.
Anche sotto questo profilo, l’approvazione della legge quadro italiana rappresenta una svolta che ora è chiamata alla conferma del Senato vincendo una difficile sfida con il tempo in questo finale di legislatura.