Con le 300 città servite ed i 63 milioni di corse nell’arco del 2018 effettuate dai suoi appartenenti, l’Export Group appena fondato dalle maggiori società europee coinvolte nel bike sharing si conforma da subito come un’organo di peso.

Si tratta di un Gruppo cui partecipano le firme Donkey Republic, Mobike, Moventia, nextbike, PBSC, Ride On, Smoove e Jump, l’ultima nata in casa Uber: il patrocinio generale è dato da Cycling Industry Europe, “advocacy voice” per eccellenza di chi fa della bicicletta un business nella UE.

Perché un Expert Group per il bike sharing

Il perché costituire un organo che riunisca e, quindi, dia voce alle esigenze di operatori e fornitori di servizi relativi al mondo della ciclabili condivisa è spiegato da due fattori: il primo è che la bicicletta, dopo decenni da Cenerentola della mobilità, sta effettivamente conquistando il suo spazio tra le abitudini della gente e, quindi, nelle strade delle città; il secondo è che questa crescita richiede un continuo cambio di strategie e molta flessibilità da entrambe le parti, vale a dire sia dal lato di chi il servizio lo appresta, che da parte di chi lo ospita, cioè la città.

Una crescita rapida nel breve futuro

L’utilizzo delle biciclette in condivisione sembra destinato, a quanto affermano i dati citati dal neonato Expert Group all’interno di Cycling Industry Europe, a crescere molto velocemente: attualmente il settore del bike sharing conta una penetrazione pari a 3-5 unità ogni 1000 residenti nelle principali città europee, ma, in soli 5 anni, ci si aspetta che le unità passino ad essere tra le 10 e le 20.

Questo vorrebbe dire un tasso di crescita del 20-30% all’anno.

Una spinta notevole arriva d’altronde dall’efficacia che finalmente le campagne per la salute e contro l’inquinamento atmosferico stanno riscontrando: l’Organizzazione Mondiale della Salute (World Health Organisation) imputa agli alti tassi di CO2 e particolato nell’aria che respiriamo la responsabilità di oltre 500mila decessi prematuri l’anno nella sola Europa.

Tenuto conto che è ormai risaputo che il 25% di queste emissioni nocive derivino dal settore dei trasporti e che un altro dei punti deboli per la salute pubblica è l’attività fisica, la bicicletta appare come un connubio ideale.