Si sono appena chiusi i battenti della terza edizione dl Cosmobike Show di Verona, la più importante fiera italiana del ciclo, ed è già tempo di bilanci.

In mancanza di dati ufficiali relativi alle statiche d’afflusso di pubblico e di partecipazione degli operatori del settore, provo a buttare giù qualche prima considerazione ancora “a caldo” basata più sulle mie personali sensazioni e sull’esperienza maturata in diversi anni di frequentazione dell’ambiente, che sulla logica dei numeri finali.

 

La Fiera e il rapporto con il pubblico: una conferma

Il dato, a mio avviso, più rilevante e meritevole di un approfondimento, è quello relativo al rapporto con il pubblico, che non è mancato ed anzi è stato più che generoso soprattutto nelle giornate centrali di sabato e domenica, a testimonianza di un interesse e di un gradimento ancora elevato, sia per la merceologia che per la formula della fiera.

A dispetto dell’assenza di alcuni marchi di bici e componenti, cosa peraltro non nuova in omaggio ad alcune recenti strategie di mercato che tendono a privilegiare occasioni d’incontro più “ristrette”, la folla di coloro che, a diverso titolo e con diverse disponibilità, non ha resistito all’abbraccio con l’oggetto dei propri desideri, è stata numericamente importante.

 

 

Bicicletta, un business fondato sulle emozioni

La bici infatti, ed è questa una delle chiavi del suo successo, maturato anche in presenza della perdurante crisi economica che ha superato con limitati danni rispetto ad altri comparti, vive delle emozioni che suscita.

Emozioni che vanno alimentate anche con la visualità ed il contatto con il prodotto. Emozioni che recitano un ruolo importante anche tra coloro che non possono accedere all’acquisto di un top di gamma ma che trasferiscono sul mezzo “meno ricco” le stesse sensazioni della bici dei campioni e nutrono l’ambizione di poter un giorno realizzare il proprio sogno.

In questo processo che, vale la pena ricordare, produce un mercato di oltre un milione e seicentomila bici vendute all’anno in Italia, con una incidenza del top di gamma che fatica a raggiungere la doppia cifra, favorire l’incontro tra il prodotto ed il suo pubblico è essenziale. Sotto questo aspetto Cosmobike, ancora una volta ha rappresentato l’occasione per tutte le persone, non solo gli operatori o gli amatori professionali, di poter vedere e toccare una grande varietà di modelli e componenti in grado di dare nuove dimensioni alle loro attese creando i presupposti di un mercato sempre più di qualità e duraturo.

 

 

Si può poi certamente discutere se lo strumento possa essere ulteriormente migliorato magari trovando nuovi equilibri tra i momenti espositivi e quelli dimostrativi, che mostrano di calamitare grandemente l’attenzione dei visitatori, e come dare il giusto spazio alle esigenze informative attraverso convegni e incontri su specifici argomenti. Ma ciò, mi sembra, nulla toglie alla dimostrazione di validità del concetto alla base dell’esposizione portato avanti dalla fiera del ciclo di Verona.

 

Pedalata assistita: impossibile ignorarla

Senza entrare nel merito dei prodotti esposti, di cui ci occuperemo in altra parte, è da sottolineare come Cosmobike 2017 abbia celebrato il positivo trend della bici a pedalata assistita, ormai vera super star in tutta Europa.

Gli Italiani hanno un amore speciale per le belle biciclette. La Fiera è un bel posto per ravvivare quest’amore

Fulvio Acquati

Raggiunti livelli numerici di diffusione importanti anche in Italia e soprattutto trend in decisa crescita (+120% nel 2016 rispetto all’anno precedente con oltre 124.000 unità vendute), l’e-bike ha costituito uno dei piatti forti dell’esposizione mostrando la grande varietà di modelli oggi in grado di rispondere in pieno non solo ad esigenze di mobilità urbana ma anche di percorsi fuori strada o trasporto cose (cargo bike).

Le motivazioni di questa crescita si possono ritrovare nell’ottimizzazione delle motorizzazioni, ora interpretate da numerosi player di alto livello qualitativo, nonché delle batterie sempre più performanti dove il litio impera sovrano, nell’introduzione di nuovi materiali in grado di rispondere alle attese di resistenza e leggerezza di prodotti il cui design è oggi studiato specificatamente per il mezzo elettrico ed evidenzia una massima cura per l’integrazione dei componenti.

 

 

Tutti fattori questi che in fiera sono apparsi ben valorizzati e portati all’attenzione del grande pubblico e dei rivenditori che, a differenza di un recente passato, mostrano un crescente interesse per la merceologia.

 

Ciao Fulvio

Infine questa è stata la prima fiera senza Fulvio Acquati, personaggio unico nel nostro settore per intelligenza e capacità, grande amico ma soprattutto Uomo, con la U maiuscola, mai banale nelle sue considerazioni.

L’ultima ce l’ha regalata in una intervista rilasciata a Cosmobike, poco prima della sua scomparsa, che riporto integralmente anche perché ne condivido totalmente i contenuti e rafforza quanto ho cercato di esprimere in queste mie poche note:

Gli Italiani hanno un amore speciale per le belle biciclette. La Fiera è un bel posto per ravvivare quest’amore. In fiera i ciclisti sciorinano la loro passione, i costruttori mostrano la loro capacità di meritarla. In fiera puoi toccare la bicicletta con le tue mani, e su Facebook no. In fiera puoi parlare di ciclismo con un volto umano, e non con un algoritmo. In fiera puoi andare con gli amici, e non stare da solo davanti ad un pallido monitor. I ciclisti vengono in fiera, e ci sono tutti, e vogliono vedere tutto, perché loro portano tutta la loro passione. Ci pensino bene i costruttori che pensano di trascurare quest’appuntamento con la passione. E’ bene avere rispetto della storia straordinaria di questo paese di santi, poeti, navigatori e corridori. Poi, diciamolo, gli eventi monomarca, non assomigliano un po’ alle parate militari della Corea del Nord?

Cosmobike gli ha intitolato un premio speciale, che rimarrà per sempre legato al suo nome, da assegnare ad aziende che si distinguano per i valori di bellezza, italianità ed innovazione.