Durante l’estate del 2021 molte persone hanno pensato di organizzare una vacanza in Italia in bicicletta. Il nostro amico Giovanni è tra di loro, un ragazzo milanese di 26 anni appena laureato in ingegneria civile. Dopo la corona d’alloro ha pensato di meritarsi un bel viaggio di due mesi in bici. In questa intervista ci racconta l’attraversata compiuta da luglio a settembre.
Quasi cinquemila chilometri in due mesi, per un totale di 60.000 metri di dislivello positivo. Giovanni è la perfetta unione tra un ingegnere e un viaggiatore. Da buon ingegnere è in grado di fissare obiettivi ambiziosi e tenere bassa la testa fino a quando non li raggiunge. Come viaggiatore è dotato di quello spirito d’avventura, al limite della follia, che lo ha portato a dormire per due mesi in amaca. Il suo obiettivo? Vivere al massimo l’esperienza di libertà che solo la bicicletta può donare.
Prova quest’ebrezza di pura libertà, inseguire il sole e riposare nelle stelle.
Allora Giò, raccontaci da dove sei partito e fin dove sei arrivato
«Sono partito dalla Valle Aurina, vicino Bolzano, l’obiettivo iniziale era quello di arrivare in Sicilia per incontrare degli amici. Nel percorso avevo organizzato alcune tappe in cui sapevo di trovare ospitalità, ma poi l’itinerario è cambiato, mi dicevo “poi vediamo cosa succede”.»
«I primi sette giorni sono stato in compagnia di un’amica, fino all’arrivo a Verona. Poi ho proseguito in solitaria fino a Bologna, qui mi ha raggiunto un altro amico che non aveva mai fatto un viaggio in bici ed è stato con me fino a Siena. Dopo ero solo. Ero un po’ più insicuro, giravo in amaca, non avevo la tenda e da soli non si sa mai cosa può succedere. Per fortuna è andato tutto bene, ho incontrato molte persone che mi hanno dato una mano. Mi è anche capitato di essere ospitato da uno sconosciuto. È successo a Castel Nuovo di Farfa (RI). Sono arrivato a destinazione un po’ tardi, verso le sette di sera, e inizio a pensare “dove mi metto per la notte? Bevo una birra e aspetto”. Di lì a poco, è passato un signore che si è fatto raccontare il viaggio che stavo intraprendendo e, intenerito dal racconto, ha deciso di ospitarmi a casa sua.»
In una giornata succedono tantissime cose
«In Sicilia l’unico contatto che avevo era un’amica in vacanza a Palermo. Poi, per puro caso, ho sentito un amico di origini siciliane con cui avevo fatto il liceo. Combinazione vuole che stesse arrivando a Messina, mi hanno ospitato e rifocillato, da lì sono ripartito e mi sono fatto l’Etna. In Sicilia è stato davvero bello perché non ci ero mai stato, la Valle dei Templi mi ha lasciato senza parole.»
«Tra le varie tappe sono passato anche da Trapani, arrivato in città vedo in lontananza una bella collinetta. Si trattava di Erice, un punto panoramico da cui si vedono le isole di Favignana. Appena l’ho vista mi è subito venuta voglia di raggiungere la cima. Così decido di fare una piccola deviazione dall’itinerario. Mentre sono in viaggio per salire verso Erice, incontro un altro ciclista. Si chiama Salvatore, mi affianca in bici e inizia a raccontarmi della zona, alla fine si è proposto di accompagnarmi in giro. In una giornata succedono tantissime cose.»
“Di tempo ne ho, posso prendermela comoda”
«Arrivato a Palermo avevo raggiunto il mio obiettivo iniziale, raggiungere i miei amici in vacanza. Tuttavia, avevo ancora due settimane di tempo, allora sono andato in Sardegna. Arrivato a Cagliari il 29 agosto mi sono detto “hai voglia a fare Cagliari-Olbia da qua al 15 settembre, posso godermela di più”. Così ho deciso di allungare il viaggio per vedere tutte e due le coste.»
«In Sardegna sono successe tante cose. Sul continente mi sentivo accompagnato e accudito, quasi mai mi sono sentito a disagio, tranne in Molise con i cani randagi. In Sardegna è stato diverso, non avevo appoggi e non conoscevo nessuno a cui chiedere ospitalità. Sulla statale 125 da Arbatax a Nuoro non c’era niente. Mentre andavo mi chiedevo cosa stessi facendo. Il caldo, la fame e la sete, non c’era nulla, se mi fossi fermato per farmi da mangiare ci sarebbe stato il rischio che i cani randagi venissero richiamati dall’odore del cibo, che c***o faccio? con il caldo è stata dura.»
Da dove è nato il desiderio di fare il giro d’Italia in bicicletta?
«Questo viaggio l’ho intrapreso come sprono mio caratteriale per mettermi in gioco. Sono sempre stato abbastanza timido e chiuso di natura e mettendomi in una situazione del genere mi sono obbligato a sforzarmi. È stato incredibile, perché anche se non avevo organizzato nel dettaglio le tappe, alla fine sono riuscito sempre a cavarmela. Grazie agli incontri e alle persone che ho incontrato ho potuto fare una bellissima esperienza. Non sono cose che si possono organizzare in anticipo.»
Quale pensiero ti guidava mentre affrontavi le salite?
Mi chiedevo “Chissà cosa incontrerò superata quella curva”. Alla fine, ero sempre tranquillo perché mi bastava poco, due alberi per l’amaca ed ero sistemato per la notte. L’unica paura era quando dovevo raggiungere l’obiettivo giornaliero la sera e non avevo né tempo né le forze per mettermi a cercare un posto tranquillo per la notte. Ma alla fine sono sempre riuscito ad accamparmi.»
Non era quello che vedevo che mi faceva andare avanti, ma quello che stava al di la, quello che non vedevo. Chissà
Lo consigli un viaggio del genere? Sei andato incontro a dei pericoli…
«Questo non è stato il primo viaggio in bici che ho fatto, nei precedenti ho avuto modo di tararmi. In più non sono uscito apposta dall’Italia, dove sapevo che in qualche modo avrei potuto cavarmela. Al limite, se mi fossi trovato in crisi, mi sarebbe bastato suonare a una chiesa per trovare supporto.»
«Lo consiglio agli appassionati di bici, ma anche a chi ha voglia di libertà. La bici è un po’ quello, prendi e vai dove vuoi, se sei stanco ti fermi, altrimenti continui. Il bello è che il viaggio te lo costruisci come vuoi scegliendo tra un’infinità di strade. Anche solo come esperienza lo consiglio, prendere partire. Dormire sotto due alberi, il giorno dopo guardare la mappa e vedere la strada fatta e fissare nuovi obiettivi per la giornata. Poi uno può scegliere di dormire in strutture organizzate, però io avevo la necessità e la voglia di vivere al massimo la libertà che può dare la bici, la prendi e vai. Lo rifarei domani.»