Un nuovo studio riportato sulla rivista statunitense Brain Plasticity spiega come l’esercizio fisico solleciti il cervello in modi differenti, a seconda di come viene svolto.
Elettrico non significa sostenibile
Doverosa premessa. Ben vengano e-scooter, monopattini elettrici e quant’altro abbia a che fare con quella che viene definita green mobility. Ricordiamoci però che ogni prodotto ha un ciclo di vita, che ogni elemento di cui è composto ne ha a sua volta uno e che questo ciclo ha un impatto in termini di risorse (soprattutto se tali componenti non sono separabili e sostituibili).
I mezzi ibridi nei quali una percentuale di apporto energetico viene fornita dall’essere umano sono gli unici che si avvicinano ad un reale zero emission.
Se possiamo scegliere dunque preferiamo e-bike, biciclette oppure semplicemente una bella passeggiata: conviene da molti punti di vista.
L’intensità dell’esercizio
A supporto di queste scelte c’è una nuova ricerca che conferma l’importanza del movimento fisico. In particolare si è trovata una relazione tra quest’ultimo e benessere del cervello, a seconda però della tipologia di sforzo compiuto. Se ad esempio vogliamo migliorare la nostra capacità di attenzione dobbiamo eseguire un’attività fisica poco intensa, proprio come camminare o andare in bici (ovviamente non durante una gara).
Lo studio, condotto da Angelika Schmitt e Henning Boecker del Functional Neuroimaging Group, spiega come l’esercizio fisico a bassa intensità stimoli le reti cerebrali associate al controllo cognitivo e all’attenzione. Al contrario, quello ad alta intensità attiva le connessioni coinvolte nell’elaborazione emotiva.
Più sani e più felici, in ogni caso
Prima e dopo ogni seduta i partecipanti si sono sottoposti ad una scansione del cervello e hanno compilato il PANAS, un questionario che misurava i cambiamenti di umore. I ricercatori hanno visto che dopo entrambe le tipologie di esercizio il tono dell’umore migliorava, così come anche il sistema di ricompensa e il relativo rilascio di ormoni della felicità.
Per ottenere un armonico stato di salute andrebbero praticate entrambe le modalità di esercizio, ovviamente valutando caso per caso come eseguirle.
Una geniale abitudine
Tuttavia è curioso notare come la tipologia a bassa intensità sia spesso un abitudine di intellettuali e pensatori. Famosa è la dichiarazione di Einstein in cui, a proposito della sua rivoluzionaria formula E= mc2 , disse che gli venne in mente mentre andava in bicicletta. Il geniale scienziato infatti non aveva la patente, si muoveva solo in bici o a piedi: e non era il solo.
L’altrettanto celebre Scuola peripatetica fondata da Aristotele deve il suo nome alla parola greca peripatetikos, che si riferisce proprio all’atto di camminare. I membri di questa corrente filosofica solevano passeggiare lungo i colonnati degli edifici in cui studiavano e discutevano, come se avessero capito che quell’attività stimolasse il loro intelletto.
Interessante come tutto combaci bene con il tema della mindfullness, dove lentezza e rilassamento sono la chiave per connettersi ed attingere a facoltà profonde.
Curarsi con l’allenamento
Questo studio potrebbe avere un impatto anche sulla preparazione atletica: sfruttare le potenzialità del neuro imaging funzionale consente di considerare e gestire aspetti psico-emotivi che sicuramente hanno un influenza sulle prestazioni.
Un giorno gli esperti potrebbero prescrivere “dosi” di allenamenti a bassa o alta intensità per rafforzare la connettività tra specifiche reti cerebrali in modo da adattarsi alle esigenze cognitive ed emotive di qualcuno.
Nel frattempo possiamo tranquillamente andare in bici, magari lanciandoci ogni tanto in qualche sprint, che come abbiamo visto, male non fa.