Guide alpine in MTB? Forse i meno sorpresi sarebbero proprio loro, gli alpinisti di una volta: il connubio tra pedali e scalate è infatti più vicino di quanto non si pensi, sia per approccio fisico che mentale. 

Il “bike alpinismo” non è dunque da ascrivere per direttissima nella categoria delle sconsiderate azioni moderne, ma è indubbio che richieda una “moderazione”, una qualche forma di educazione  che ne limiti non tanto la diffusione  – per carità, diritto inviolabile – quanto la pratica immatura.

Per le guide alpine si apre dunque una questione interna: rivolgersi a questa, ennesima, nuova disciplina oppure rimanere fedeli ad un’impostazione “classica”?

 

A Cortina il primo corso di MTB per guide alpine

Apprendo dal blog MountCity la notizia che, agli sgoccioli della stagione estiva 2018, le guide alpine hanno visto comparire tra i corsi di aggiornamento professionale loro rivolti anche la mountain bike.

Scelta insolita? A quanto pare, tutt’altro. Anzi, data la tendenza delle ultime stagioni turistiche, si tratta almeno sulla carta di una mossa azzeccata.

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Il bike alpinismo impazza già da anni su altri versanti alpini – penso a quelli Svizzeri e Austriaci – portando anche da noi “colonizzatori” stagionali, prevalentemente di lingua germanica, in sella alla MTB.

Quelle per enduro e downhill sono passioni contagiose e la spinta verso l’accessibilità fisica data dalla ebike stanno contribuendo a formare anche in Italia un pubblico di appassionati delle cosiddette Terre Alte armati non più (solo) di sci e snowboard ma anche di bicicletta.

È giunta dunque l’ora che anche le guide alpine pedalino?

 

Bike alpinismo, opportunità per le guide alpine?

Il corso tenutosi a Cortina ha visto la partecipazione del Collegio Veneto delle Guide Alpine e degli Accompagnatori di Mezza Montagna e, stando a quanto riportato da MountCity e dal Corriere delle Alpi, sarebbe stato il primo del suo genere.

La questione diventa interessante se letta in chiave di cultura del turismo.

Le guide alpine sono le uniche figure professionali universalmente riconosciute per l’accompagnamento in sicurezza in alta quota: hanno una preparazione a trecentosessanta gradi, che va dalla roccia, al ghiaccio, alla neve.

Non cogliere una trasformazione nei modi di fruizione della montagna da parte delle persone sarebbe un grave errore: non è un mistero che lo stesso settore turistico alpino legga nella bicicletta un rilancio economico per quegli impianti che, fuori stagione, rimangono altrimenti chiusi.

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Vedere delle MTB penzolare sulle seggiovie è ormai abituale in Trentino Alto Adige e non solo: quindi per le guide alpine è anche una buona occasione per trovare clienti.

Clienti che, forse, se accompagnati da qualcuno conscio delle esigenze dell’ambiente alpino, potrebbero trarne un approccio meno “brancaleonesco” e, a lungo andare, più sostenibile.

Il dubbio, però, rimane: come gestire il nuovo turismo in bicicletta? È giusto lasciarlo crescere a dismisura, per spremere il massimo possibile da questa nuova tendenza turistica, o è possibile impostare per tempo una forma di turismo eco-sostenibile senza arrivare all’estremo della chiusura dei sentieri?

Ed è giusto che siano le guide alpine a farsi voce in capitolo nell’educazione e conduzione anche dei mountainbikers?