Alcuni sono diventati famosi almeno quanto la più classica delle bibite in lattina e, in molti casi, si propongono come un’alternativa agli effetti della tradizionale tazzina di caffè: stiamo parlando degli energy drink, una categoria di bevande analcoliche che, di fatto, oggi compete su di un mercato assai trasversale.

Per i loro effetti “energetici” si rivolgono infatti a tutti coloro vogliano avere l’impressione di dare il 200% sempre, dagli studenti universitari in tour de force da esami agli sportivi.

Proprio su questi ultimi si è concentrato uno studio dell’American College of Sports Medicine (ACSM), «Energy Drinks: a contemporary issues paper», pubblicato ufficialmente a titolo informativo riguardo ai pericoli associati al consumo generalizzato di questo genere di bevande.

Il punto di fondo cui bisogna prestare attenzione, secondo gli studiosi americani, è l’elevata concentrazione di caffeina reperibile nelle ricette di queste bibite, i cui effetti sono amplificati o accompagnati da quelli degli altri ingredienti tipicamente presenti, come erbe, spezie, vitamine, minerali e amminoacidi.

Un mix che, finché si parla di assunzioni moderate, può portare a dei miglioramenti delle prestazioni e dell’attenzione sul breve periodo ma che, a lungo andare, può invece diventare dannoso per i sistemi cardiovascolare, neurologico, gastrointestinale, renale ed endocrino. Nei casi peggiori di abuso si possono addirittura verificare disturbi di natura psichica, evidentemente in soggetti predisposti.

Secondo l’ACSM, dunque, l’assunzione di energy drink è da evitare in concomitanza con competizioni sportive, sia nelle fasi di preparazione che in quelle di svolgimento e di ripresa; per il cardiologo John Higgins, interpellato nello studio, vi sarebbero quattro concetti chiave da seguire per tenersi alla larga dagli effetti collaterali da eccesso di bevande energetiche.

photo credit: BadSoull Energy drinks via photopin (license)

Niente energy drink ai minori: si tratta di una categoria a rischio per quel che riguarda la sensibilità agli effetti di caffeina & co. Il fisico di un minorenne non è ancora formato e non possiede le difese e la capacità di adeguata sopportazione che ha invece un adulto nei confronti di queste sostanze. Inoltre, la scarsa informazione sugli effetti reali di questi prodotti può indurre, per fattori di moda, ad assumere indiscriminatamente energy drink tra gli adolescenti o, peggio, tra i bambini: l’ACSM raccomanda la necessità di chiarire il concetto che non si tratta di bevande adatte ai minorenni.

Attenzione alla pubblicità: specialmente a quella che si rivolge a fasce vulnerabili della popolazione. Secondo Higgins le campagne pubblicitarie di questo genere di prodotti andrebbero controllate maggiormente e regolamentate secondo un basilare principio: la non reperibilità da parte di quelle persone a rischio (in particolare bambini e adolescenti).

No al consumo prima, durante e dopo attività sportive estenuanti: a meno che non si abbiano dati certi sull’efficacia e sulla sicurezza delle bevande stesse. Lo studio mette in guardia gli sportivi citando alcuni esempi di decessi che sono stati messi in relazione all’assunzione di bibite energetiche in concomitanza con prove sportive di notevole entità. Chiaramente la “notevole entità” è relativa allo stato di forma dei soggetti e sono da considerarsi variabili non da poco quali la predisposizione a soffrire di disturbi cardiaci o di altro genere.

Più informazione ed educazione: come in tutte le cose, l’informazione prima di tutto. Secondo l’ACSM esiste troppa confusione nei consumatori riguardo a cosa siano e a cosa servano effettivamente bibite a base di caffeina, integratori sportivi, energy drink ed il caffè stesso. Esistono differenze fondamentali che fanno sì che una bibita energetica non possa essere scambiata per acqua e tantomeno per un’integratore alimentare.

Un problema che, a tutte le latitudini, attiene all’educazione già in età scolare nei confronti di una sana e corretta alimentazione e pratica sportiva.