Dopo l’operazione antidumping sulle ebike di fabbricazione cinese da parte della UE e l’imposizione dei dazi doganali voluta dagli Stati Uniti, il Vietnam potrebbe avere di che gioire: produttore ed assemblatore ormai noto all’industria del ciclo, è stato identificato da vari Marchi internazionali come “nuova Cina” nel quale produrre a basso costo.

Tuttavia la matrice monopartitica di stampo comunista e l’arretratezza delle condizioni di lavoro che contraddistinguono il Vietnam fanno frenare la UE, che avrebbe già stabilito di rimandare ancora di un anno l’approvazione di un accordo di libero scambio con la nazione del sud-est asiatico.

libero scambio

L’EU-Vietnam Free Trade Agreement

È dal 2015 che viaggia sotto traccia, spostandosi di scrivania in scrivania, il cosiddetto EVFTA, ossia l’EU-Vietnam Free Trade Agreement: si tratta di un trattato di libero scambio delle merci tra gli Stati membri dell’Unione ed Hanoi, a patto che il 50% del prezzo di tali prodotti sia dovuto a componenti effettivamente fabbricati in Vietnam.

La sua entrata in vigore costituirebbe una svolta per il mercato del ciclo europeo, soprattutto nello scenario attuale che vede la Cina costretta a perdere terreno a causa delle tasse extra imposte alle sue bici elettriche.

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Non è un caso che gruppi industriali del settore, come KMC, Bohle/Schwalbe, Astro, Kenda, DDK e A&J, solo per citarne alcuni, abbiano già investito in Vietnam, preparando il terreno in una nazione che offre costi del lavoro decisamente bassi.

Tuttavia proprio gli aspetti legati ai diritti civili, a quelli dei lavoratori e, non ultimi, alla democrazia, preoccupano la UE, che tramite le parole del presidente della commissione commercio del Parlamento europeo, Bernd Lange, ha espresso disappunto all’idea che grandi industrie occidentali si servano del Vietnam come base a basso costo per produrre, per poi importare nella UE a condizioni agevolate.

Agevolazioni e slittamenti

Di per sé la questione è controversa: il Vietnam infatti gode già di un trattamento agevolato disposto dalla UE sotto al cappello del suo Generalized System of Preferences, anche se parziale.

Combattuta tra la volontà di favorirne lo sviluppo economico – e, quindi, le condizioni di vita nel Paese – ed il non voler recedere di fronte ad un governo che non intende ristrutturare il sistema di tutele per i lavoratori, Brussels tratta a due velocità le biciclette vietnamite, imponendo una tassa di ingresso pari al 10,5% del valore per quelle tradizionali e solo del 2,5% su quelle a pedalata assistita.

libero scambio

L’accordo di libero scambio renderebbe la circolazione delle merci molto più fluida, aprendo ad una crescita delle esportazioni dal Vietnam che farebbe fare loro il vero salto di qualità.

In teoria, per la ratifica dell’accordo delineato nel 2015, è stata identificata una data, ossia quella del 28 Maggio 2019. La Presidenza romena della UE ha però così lasciato intendere di non avere grandi speranze che entro la fine del mandato vigente, che scade con le elezioni del 23-26 Maggio, si concluda la fase preliminare necessaria alla ratifica, vale a dire la sottoscrizione da parte di tutti gli Stati membri.

La data del 28 Maggio serve dunque a passare la palla al nuovo Parlamento europeo, che non entrerà in pieno servizio se non nel 2020.