L’infezione da Coronavirus non dev’essere presa alla leggera. Bisogna rispettare i tempi di recupero anche per contenere la catena del contagio tra compagni d’allenamento.

Per la stesura di questo importante articolo, non essendo noi le figure professionali più adatte, ci siamo affidati ad autorevoli fonti della medicina specializzata. Ai nostri amici e lettori, ciclisti e sportivi in genere, consigliamo di seguire attentamente quali potrebbero essere i retroscena dopo la conclamata positività al Covid-19 e la conseguente ripresa di un’intensa attività fisica e motoria.

Cosa rischia un atleta “positivo”?

PH Credit Luca Bettini/BettiniPhoto©2020

Ancora in fase di studio – per capirne meglio le cause e gli sviluppi – a detta dei virologi il Covid-19 è dichiaratamente una grave infezione dell’apparato respiratorio e, per quanto quanto emerso da alcuni casi accertati, sembra non limitarsi solo ai polmoni. Un alto numero di sportivi, agonisti e non, colpiti da questa malattia hanno evidenziato effetti collaterali come il marcato calo delle performance, spossatezza, assenza di gusto e olfatto, nausea, testa pesante… Noi ne consociamo alcuni con tali sintomi e possiamo confermare quanto appena detto.

Quanto è pericoloso il virus per gli sportivi?

Questo subdolo virus entra nei polmoni attraverso particolari recettori e, di conseguenza, intacca altri organi vitali. Oltre alla tosse e alla polmonite può causare cicatrici con perdita di funzionalità del tessuto polmonare. Inoltre vi è il rischio che si verifichi un’iper attività bronchiale e possa arrecare danni ad altri organi come cuore, fegato, reni, sistema nervoso o vasi sanguigni con formazione di trombosi. In uno studio dell’Università di Medicina di Francoforte su pazienti sia ospedalizzati che paucisintomatici (cioè infetti, che hanno sintomi lievi di COVID-19), è stata effettuata una risonanza magnetica al cuore dopo che i sintomi dell’infezione si erano attenuati. Da questo accurato appronfondimento diagnostico si è scoperto che il muscolo cardiaco era stato intaccato in 60 pazienti su 100. Altri studi condotti dalla Ohio State University – 26 atleti universitari con sintomi lievi – hanno confermato questa rilevazione. Anche gli esami del sangue mostrano spesso gli stessi dati cardiaci riferibili a un infarto. La veridicità di questi risultati non è ancora chiara; non si è a conoscenza se siano sintomi passeggeri oppure possano causare una preoccupante infiammazione sintomatica del miocardio, con compromissione della funzione cardiaca. Oltre agli effetti a lungo termine sul cuore e sui polmoni sono attualmente in corso ulteriori studi sui sintomi persistenti. Come abbiamo accennato poc’anzi si possono frequentemente manifestare spossatezza e perdita della forza, disturbi che durano più di 28 giorni e sono noti come “sindrome post-COVID”. Per quanto riguarda l’età anagrafica, al di sotto dei cinqunt’anni si ipotizza un 10% di decorsi a lungo termine; negli anziani la frequenza degli effetti a lungo termine potrebbe arrivare al 20%. Questa sintomatologia, nota come “sindrome da fatica cronica”, è nota nel quadro di altre infezioni virali come la mononucleosi o l’epatite C.

Tornare ad allenarsi gradualmente e con metodo

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La Società svizzera di medicina dello sport SEMS (Sport & Exercise Medicine Switzerland), in collaborazione con la Clinica universitaria di Zurigo e Swissolympic, ha stilato alcune raccomandazioni per gli sportivi prima che tornino ad allenarsi. Se un atleta agonista risulta positivo, anche se non soffre di alcun sintomo, deve osservare un divieto assoluto di praticare sport durante i dieci giorni di isolamento. Prima di ripartire con gli allenamenti deve sottoporsi a un check-up durante il quale verranno effettuati esami del sangue e un elettrocardiogramma a riposo. Se emergeranno indicazioni relative a un’infezione cardiaca o polmonare saranno necessarie una radiografia polmonare e un’ecografia cardiaca. Se i risultati saranno nella norma allora sarà possibile riprendere gradualmente l’attività. Se invece gli esami riveleranno sintomi di malattia in corso o tracce anomale del virus, allora sarà necessaria una visita medica specialistica da parte di uno pneumologo o di un cardiologo. Eventualmente sono consigliati ulteriori esami come una TAC, un’ecografia cardiaca o una risonanza magnetica.

Fonte

  • JAMA Cardiol. Puntmann VO et al. Outcomes of Cardiovascular Magnetic Resonance Imaging in Patients Recently Recovered From Coronavirus Disease 2019 (COVID-19). 
  • JAMA Cardiol. Rajapal S el al. Cardiovascular Magnetic Resonance Findings in Competitive Athletes Recovering From COVID-19 Infection. 
  • Schmied CM et al. SARS-CoV-2 Return to training and competition Flowchart.