Il fenomeno ciclistico avanza e, con esso, anche l’attenzione che i media di tutto il mondo gli prestano. Capita così di leggere che persino sull’isola di Malta ciclisti e pedoni a passeggio abbiano di che ridirsi a vicenda.

Il fatto è talmente semplice da sembrare banale: la città di Sliema ha un lungomare dove le biciclette non possono circolare, a meno che il ciclista non sia in erba (ossia di età inferiore ai 12 anni).

I Maltesi non sembrano essere però troppo ligi nei confronti di questo divieto, attraversando la passeggiata costiera tranquillamente in bici e ad alta velocità, per giunta. Il risultato è che la stampa locale non si esime dal rilevare come le biciclette rappresentino un rischio, come d’altronde qualsiasi cosa se usata male.

Addirittura The Times Of Malta suggerisce al Comune di Sliema di aggiungere cartelli agli attuali divieti recanti l’avviso che “passeggiare sul lungomare è a proprio rischio e pericolo”, invitando quasi la municipalità a rinunciare nell’intento di “correggere” i comportamenti ineducati dei ciclisti.

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È vero, può sembrare poco più che una trascurabile lite condominiale ma è indice di un fenomeno in crescita assieme alla ciclabilità stessa, ossia il mancato rispetto di molte regole o, più semplicemente, lo scarso ricorso al buon senso.

Appare sempre più chiaro che occorre un maggiore inserimento della bicicletta nella etiquette urbana, come anche una migliore divisione degli spazi.

Andare in bici è bello, meglio

per quanti non pedalano (con l’ovvia conseguenza di innescare norme, a quel punto, draconiane).