Il Medical Cannabis Bike Tour non è soltanto un evento ciclistico, è una vera e propria fonte di finanziamento per la ricerca sulle proprietà antitumorali dei cannabinoidi nel contrastare i glioblastomi (tumori cerebrali). Un tour non solo per aiutare ma anche per informare, cosa che attualmente sulla cannabis sembra davvero importante portare avanti.

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Cannabis anche per lo sport?

L’avvento sul mercato della cosiddetta cannabis light ha puntato i riflettori mediatici su di un tema antico, ciclicamente ripreso e mai del tutto risolto: la cannabis fa bene o fa male?

La risposta è: entrambe le cose. Il problema di questa pianta è proprio che in alcuni individui induce effetti positivi mentre in altri no, il che rende molto più difficile trovare una soluzione. Se per certe sostanze non esiste alcun dubbio circa la loro pericolosità poiché danno un effetto che potremmo definire oggettivo, per la cannabis la reazione è estremamente soggettiva. 

Tralasciando l’assunzione sistemica e parlando invece di applicazione topica, totalmente innocua per chiunque, i derivati della cannabis sotto forma di creme e pomate vengono utilizzati con enorme successo da sportivi e non solo, grazie al loro potere lenitivo e antinfiammatorio, a volte addirittura sostitutivo dei cortisonici. Ma andiamo con ordine.

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Che cos’è la cannabis?

La canapa indiana è una pianta antichissima con la quale si può produrre praticamente tutto. In virtù di queste sue particolari caratteristiche veniva da molti popoli antichi considerata una pianta sacra e perciò assunta tenendo conto di questo valore.

Escludendo i rastafariani che la usano quotidianamente ma pur sempre con un approccio religioso, il mondo occidentale ha prima demonizzato la canapa per interessi economici, poi l’ha lentamente inserita nel suo schema ricreativo senza sapere bene cosa stesse facendo, trasformandola da pianta occasionale e sacra a prodotto di consumo.

Dal successo del suo utilizzo si è generato un enorme business, legale e non: banche dei semi, ibridazioni, nuovi tipi di cannabis con valori alterati dei cannabinoidi, tra cui anche la cannabis light. 

 

Le molecole di cui è composta la cannabis: i cannabinoidi

I cannabinoidi principali sono il THC e il CBD, il primo con effetti che potremmo definire mentali, il secondo con effetti più corporei. I due sono tra loro antagonisti e se il primo si può vedere come uno stimolante il secondo è più simile ad un calmante, capace anche di attenuare eventuali effetti indesiderati prodotti dal primo.

Combinandosi con i recettori del nostro sistema endocannabinoide la cannabis provoca nel corpo umano una serie di effetti interessanti e diverse ricerche hanno dimostrato la sua inequivocabile efficacia per alcune patologie tra cui anche il cancro. Ed è principalmente per quest’ultimo problema che nasce il Medical Cannabis Bike Tour.

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Cos’è il Medical Cannabis Bike Tour?

Diversi studi in vivo hanno provato che l’utilizzo dei due principali cannabinoidi in combinazione con altri agenti anti-cancro amplificano l’effetto di quest’ultimi. La loro ricerca suggerisce che i cannabinoidi hanno il potenziale di causare l’apoptosi nelle cellule tumorali (il suicidio) e impediscono alle cellule cancerogene di migrare.

Questo secondo aspetto è particolarmente significativo per i pazienti con tumore al cervello poiché la rimozione del tumore principale può lasciare frammenti cancerogeni che poi viaggiano verso altre parti del corpo.

La ricerca ha quindi dato un esito molto positivo e incoraggiante, ma gli studi devono continuare e per farlo c’è bisogno di fondi.

La Medical Cannabis Bike Tour Foundation è un’organizzazione senza scopo di lucro nata in Olanda che finanzia ricerche indipendenti sulla cannabis medica, supportando i diritti legali di chi si cura con questa pianta. Lo fa utilizzando un evento sportivo iniziato nel 2012 con solo due corridori ma che negli anni è cresciuto in maniera massiccia fino a che nel 2016 vi hanno preso parte oltre 80 ciclisti e volontari. Nel corso degli anni la fondazione ha organizzato tour in Spagna (due volte), Germania, Olanda, Belgio, Slovenia e anche Italia.

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MCBT: circolare in bici per fare circolare le informazioni

Con questo metodo negli ultimi quattro anni si sono raccolti ben 350.000 € derivanti solo dalle sponsorizzazioni, denaro che viene utilizzato per diversi scopi, tutti attinenti al mondo della ricerca medica sulla cannabis, quali: 

  • finanziare uno studio clinico sperimentale unico con i cannabinoidi (THC e CBD) come trattamento per pazienti con glioblastomi (tumori cerebrali). 
  • finanziamento del salario dei ricercatori coinvolti in questi studi
  • costi di finanziamento per promuovere un’altra sperimentazione clinica che indaghi l’effetto della somministrazione combinata di cannabinoidi e temozolomide, sempre in pazienti con cancro al cervello. 

Il prossimo tour MCBT è programmato per il 2020 in Francia e vi si può partecipare sia come ciclisti che come volontari organizzativi. Ad Aprile verrano percorsi 420 km in tre giorni su di un percorso che non è ancora stato svelato. La quota di iscrizione invece sì ed è di 250 € a persona, includendo nel pacchetto tre pernottamenti, pranzo e cena, divisa ciclistica (maglietta, pantaloncini e giacca) e trasporto bagagli.

Attraverso questo giro in bicicletta la fondazione si propone anche di sensibilizzare ed informare le persone su quello che è realmente la cannabis e a cosa può essere utile, sfidando i luoghi comuni che circolano e creando consapevolezza pubblica attraverso i media. Per maggiori informazioni potete consultare direttamente il sito di MCBT dove è anche possibile già compilare il form per partecipare al prossimo tour di Aprile in Francia. 

 


Appendice: informazioni di base sulla cannabis

Vista la delicatezza del tema trattato preferiamo spendere qualche parola in più per dare modo di comprendere meglio la questione cannabis, convinti che una corretta informazione, scevra da influenze ideologiche aprioristiche, sia necessaria più che mai in casi come questo.

La situazione normativa italiana

In Italia la molecola del THC è illegale, quindi di conseguenza tutti i prodotti che la contengono in percentuali superiori allo 0,6% lo sono a loro volta. Non vale lo stesso per il CBD, il cannabinoide che abbiamo definito calmante, che è invece la molecola base su cui si fonda tutto il mercato della cannabis light. Da qualche anno è però permesso utilizzare farmaci a base di cannabis comprendenti THC, ovviamente solo sotto prescrizione medica e in specifici casi. E’ in parte da qui che nasce tutto il caos attuale intorno al tema della cannabis.

Uno scontro ideologico.. o politico?

In questo scenario è venuta a crearsi una rara quanto insolita situazione composta non da due fazioni opposte, come solitamente avviene, bensì da tre: i sostenitori, i detrattori e i malati. I primi due gruppi si scontrano sui princìpi della questione, cioè se la cannabis sia da liberalizzare oppure no, anche se spesso i rispettivi pensieri si fondano su delle prese di posizioni più strumentali o politiche che derivanti da una reale conoscenza dei fatti. Come dicevamo all’inizio, per alcuni soggetti la cannabis è davvero una sostanza leggera che utilizzata in modo responsabile non comporta praticamente alcun rischio e, anzi, può fare persino bene.

Viceversa in altre persone può creare problemi difficilmente comprensibili da chi non li prova: quest’ultimi spesso basano le loro opinioni e il loro attivismo soltanto sulla propria esperienza non tenendo conto dell’estrema soggettività che caratterizza le reazioni derivanti dall’uso di questa sostanza.

L’ultimo gruppo, a prescindere dall’opinione di appartenenza rispetto ai primi due, ha principalmente a cuore la propria salute e vorrebbe una normativa migliore soprattutto per quanto riguarda costi e disponibilità del medicinale. 

La parola chiave: slatentizzazione

Gli effetti indesiderati della cannabis non possono portare alla morte e non contemplano un rischio di overdose, ma possono generare disturbi di varia natura. Questo perché la cannabis, grazie alla molecola del THC, è in grado di effettuare quella che si chiama slatentizzazione, ossia fare emergere dei problemi latenti nella psiche di alcuni individui. Questi effetti possono essere più o meno importanti e variano molto a seconda della reazione del soggetto. Con il boom della cannabis poi, quelli a cui la sostanza non provocava problemi hanno cominciato a creare delle piante con percentuali di THC piuttosto alte che immesse nel mercato illegale hanno amplificato (e oggi ancora di più) il rischio nei soggetti intolleranti, ignari di tutto. 

Ovviamente per la cannabis light tutto questo discorso non vale perché non essendoci il THC è scongiurato qualsiasi effetto avverso.

Precisiamo che la slatentizzazione si può verificare non solo a causa della cannabis ma anche attraverso altre vie che possono essere una situazione particolare, un’umiliazione, un trauma, qualsiasi cosa che, agendo da innesco, possa avere un impatto forte su di una psiche predisposta. La cannabis potrebbe dunque in questo senso essere un’opportunità perché, con un corretto accompagnamento medico che utilizza dosaggi precisi, può informarci preventivamente su alcune particolari predisposizioni personali.

Quindi? La cannabis fa bene o fa male? 

Un bel pasticcio vero? Sicuramente non va demonizzata, forse neppure liberalizzata dall’oggi al domani, forse andrebbe depenalizzata ma soprattutto andrebbe studiata e gestita dallo stato, che dovrebbe assumersi anche l’impegno di informare correttamente i propri cittadini.