Arriva dalla LEVA la richiesta per l’introduzione di una nuova categoria di veicoli in grado di completare la lacuna normativa in tema di mezzi leggeri. Il settore ha grandi potenzialità, soffocate da regole sbagliate che comportano conseguenze negative sia ambientali che economiche

E-bike, protagonista improvviso

LEVA, acronimo di Light Electric Vehicle Association, è un’organizzazione nata nel 2008 che riunisce le aziende produttrici di veicoli elettrici leggeri. Il rappresentante più illustre di questa categoria è certamente l’e-bike, improvvisamente catapultata tra i protagonisti del periodo che stiamo vivendo. A una diffusione così crescente il mondo sembra impreparato e secondo LEVA la bici elettrica deve anche fare i conti con l’assenza di normativa specifica, poiché fatta rientrare in quella pensata per i ciclomotori a benzina. 

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via FortNine YT Channell

La situazione normativa

Facciamo un veloce riassunto della situazione. Le biciclette a pedalata assistita (dette anche EPAC o Pedelec) sono regolate, nei paesi membri dell’Unione Europea, dalla direttiva 2002/24 CE che le definisce come 

mezzi dotati di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 kW la cui alimentazione è progressivamente ridotta e infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare” 

e conseguentemente le esclude da qualsiasi obbligo omologativo. Le biciclette elettriche che non rispettano la definizione originaria imposta dalla direttiva 2002/24 CE devono rientrare in due specifiche categorie previste dal nuovo regolamento 168/2013 e così definite:

L1eA comprendente i cicli a due o tre ruote progettati per la trazione a pedale ed equipaggiati con motore elettrico ausiliario di potenza nominale continua massima non superiore a 1000 W ed in grado di esprimere velocità non superiori a 25 km/h.

L1eB comprendente i cicli a due o tre ruote dotati di motore elettrico con potenza nominale continua massima sino a 4000 W e velocità di costruzione non superiore ai 45 km/h.

Entrambe le categorie devono sottostare alle regole di omologazione stabilite dal regolamento comunitario che le fanno rientrare nella categoria di ciclomotori.

Ora, qual’è il problema secondo LEVA?

Una legge come antani 

Il problema è in realtà piuttosto ovvio. Nella categoria di ciclomotori a benzina vi rientrano anche veicoli che ciclomotori a benzina non sono, ossia tutti quelli a pedalata assistita che non stanno nei 25 km/h e 250W di potenza. Questo complica enormemente le cose perché nelle 1.036 pagine della normativa si parla in gran parte di emissioni, rumore e ad altri aspetti tecnici totalmente irrilevanti per le e-bike ma che sono costrette a rispettare. Si può obiettare che se qualcuno vuole una bici più potente la deve omologare. Giusto, il problema però è concettuale: particolarmente in questo periodo storico c’è assoluto bisogno di disciplinare al meglio il settore della mobilità elettrica leggera con leggi specifiche che ne contemplino problematiche e potenzialità.

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Il nuovo modello statunitense RadRunner Plus da 750 W

I risvolti di questa non-regolamentazione infatti sono piuttosto surreali. Arno Saladin, direttore aziendale di Rad Power Bikes nei Paesi Bassi, afferma che il caos normativo sta soffocando un settore che avrebbe un grande potenziale economico e che non appena i legislatori capiranno cosa fare salirà alle stelle. In caso contrario rischia di andare lentamente a perdersi. Ricordiamoci sempre dei competitors elettrici che stanno alle costole, ossia delle auto, degli scooter, delle moto, e tra poco anche dei droni.

Le temibili richieste di LEVA 

Per cominciare a districare la matassa LEVA vuole introdurre lo ZEV (Zero Emission Veichle) alla legge 168/2013, il concetto cioè di un “veicolo dotato di un motore che non produce emissioni nocive”, un mezzo che, beninteso, già esiste (purtroppo spesso rimane stokkato in magazzino). Cancellando alcuni articoli ed introducendone di nuovi le misure proposte andrebbero a classificare i veicoli ZEV solo in base a peso e velocità, come descritto nel documento di sintesi presentato dall’Ordine professionale alla Commissione Europea. Il paper è piuttosto corposo e parla anche di velocità massima di 50 km/h, accelerazione e una nuova legislazione basata sul ritenere che i veicoli con la stessa energia cinetica debbano essere soggetti a regole simili.

Ma senza entrare troppo in prematuri particolari, Annick Roetynck, manager di LEVA-EU, fa un riassunto perfetto che ci permette di comprendere meglio il problema di fondo: “Attualmente le ZEV devono conformarsi alle leggi per ciclomotori e motocicli con motori a benzina, leggi che ne ostacolano lo sviluppo in modo inaccettabile. Il concetto di ZEV comprende tutti i veicoli elettrici leggeri e consente regole molto più semplici, più accurate e a prova di futuro“.

Annick Roetynck, via leva-eu.com

La proposta di LEVA è solo un primo passo, ci sono alcuni punti discutibili, altri assolutamente corretti. Speriamo possa iniziare una sana e costruttiva discussione.