velomobili stanno alla bicicletta come le automobili stanno alla motocicletta, con la differenza che i primi sono molto più efficienti delle loro colleghe a quattro ruote e potrebbero fare quasi le stesse cose. A patto di cominciare ad interessarci almeno un po’ anche di loro.

Il concept proposto da Canyon; via canyon.com

Le condizioni tecnologiche oggi ci sono

Come dice il titolo bisogna molto serenamente cominciare a parlarne, perché è indubbio che intanto si tratta di un tema che difficilmente si concretizzerà nei prossimi mesi. I velomobili esistono da circa un secolo, eppure non sono mai riusciti a trasformarsi in un mezzo di trasporto di massa. Tuttavia se non lo diventano al più presto rischiano di restare imperdonabilmente sprecati in una specie di limbo. La vocazione dei velomobili non è quella di battere record di velocità o di essere guidati come passatempo per le giuste e legittime uscite domenicali, quanto piuttosto quella di rappresentare un’ alternativa alle automobili. Diversamente dal passato, le condizioni tecnologiche affinché ciò avvenga oggi ci sono, ed è possibile davvero offrire una soluzione in grado di venire incontro alle istanze di tutti, ambiente e pandemie comprese. L’interesse per le biciclette dimostrato ultimamente dal mondo automobilistico poi, lascia intravedere qualche possibilità che sembrava impensabile anche solo l’anno scorso. Pertanto, potrebbe valere la pena cominciare a conoscere meglio questo mezzo di trasporto tanto sottovalutato.

PODBike; via podbike.com

Auto o velo? L’importanza di poter scegliere

Chi non usa la bicicletta lo fa per diversi motivi che abbiamo più volte analizzato e che è necessario comprendere bene nei dettagli per potervi porre rimedio. Ma anche ammesso che chi non utilizza la bicicletta cominciasse improvvisamente a farlo sarebbe altrettanto importante capire quale modalità di trasporto stia abbandonando: spostamento a piedi, in autobus, in treno, moto, automobile. Ovviamente se si dovesse scegliere sarebbe preferibile che questo ipotetico neociclista abbandonasse l’automobile piuttosto che il servizio pubblico: la maggiore parte delle persone però non riesce a vedere nella bicicletta un reale sostituto dell’auto. Per certi versi ciò è oggettivamente vero (ricordiamo che i due mezzi non sono propriamente in competizione, usare la bici non vuole dire non avere e non usare l’auto); ma anche nel caso in cui le motivazioni fossero del tutto soggettive, capricciose e poco razionali sarebbe comunque necessario tenerle in considerazione nella progettazione di un’alternativa. Fornire un’opzione più conveniente è il passo più importante per drenare utenza dal mondo automobilistico, soprattutto quell’utenza poco legata alla reale necessità di un’auto come può avere invece chi lavora con ingombri e materiali pesanti (vedi gli artigiani) o chi deve prendersi cura di una o più persone non autosufficienti.

Twike 5; via twike.com

Le differenze con la bicicletta

Il velomobile è un veicolo a propulsione umana provvisto di una carenatura aerodinamica che garantisce protezione da agenti esterni e aumenta l’efficienza durante il moto. Rispetto alla bici da corsa e alla mountain bike la posizione di guida è reclinata, si è quindi seduti con la schiena poggiata come in alcune tra le più diffuse cyclette da palestra. Questa differenza rende certamente la posizione più comoda e sicura (soprattutto per i genitali) privilegiando nel contempo il citato aspetto aerodinamico, ma penalizza il velomobile nelle fasi di ripartenza e nelle ripide salite. Tali aspetti negativi sono ulteriormente amplificati dal suo peso, solitamente superiore ai 30 kg. Tuttavia, una volta avviato, il velomobile richiede molta meno energia per mantenere il moto e, come dicevamo all’inizio, grazie ai progressi tecnologici relativi a materiali ed elettrificazione, questi due ostacoli sarebbero facilmente sormontabili rispetto ad una bici, dove la necessità di limitare dimensioni e peso costringono a volte ad acrobazie di design e conseguenti impennate nel prezzo.

Il modello biposto DuoQuest; via bentrideronline.com

I vantaggi dei velomobili

Sostanzialmente quindi il velomobile mette insieme gli aspetti positivi della bicicletta con quelli dell’automobile. Come vedremo ci sono comunque dei punti critici da risolvere ma intanto si può cominciare a elencare gli enormi vantaggi che l’utilizzo dei velomobili comporterebbe. Alcuni di questi sono condivisi con i veicoli elettrici, ma bisogna tenere presente che quest’ultimi non sono mezzi ibridi, una caratteristica tanto trascurata quanto fondamentale. E’ bene poi un’ultima volta ricordare che grazie alla nuova tecnologia di elettrificazione e alle batterie più capienti e leggere si aprirebbe uno scenario quasi perfetto ostacolato soltanto da costumi sociali e, ahìnoi, normative obsolete

  • Spazio stradale: L’ingombro minimo di una carreggiata è di 2,50 m in cui riesce a transitare al massimo un automobile. I velomobili, larghi circa la metà, riuscirebbero a passare in due anche nelle corsie più strette.
  • Parcheggi: un parcheggio per una sola auto occupa 12,5 mq; nello stesso spazio potrebbero essere parcheggiati 3 velomobili
  • Traffico: il ridotto consumo di spazio urbano snellirebbe il traffico e, nonostante le velocità più basse dei velomobili, consentirebbe viaggi più rapidi e scorrevoli in città
  • Incidenti: la ridotta velocità e il peso al di sotto dei 50 kg dei velomobili ridurrebbe drasticamente gli incidenti mortali
  • Furti: il problema dei furti che affligge le costose bici elettriche verrebbe facilmente contrastato dalla struttura stessa dei velomobili, più pesanti e con una carenatura protettiva delle sue componenti.
  • Risparmio energetico: il semplice calcolo fatto dal sito Resilience riporta che la ricarica di 60 milioni di auto elettriche richiederebbe 16,6 volte più elettricità rispetto alla ricarica di almeno 200 milioni di velomobili
  • Protezione climatica: anche in questo caso la carenatura protegge il pilota dalle avversità climatiche aggirando uno dei problemi più noti riguardanti le biciclette
  • Sicurezza personale: i velomobili sono dotati di almeno tre ruote, sono alti poco più di un metro e con il loro baricentro basso difficilmente possono ribaltarsi; la guida è estremamente più sicura anche in caso di (lievi) impatti con altri veicoli
  • Vestiario: i limiti imposti da alcune tipologie di abiti per la guida della bici, come tacchi e gonne, sarebbero risolti dalla comoda seduta nell’abitacolo

Niente male eh?

L’abitacolo a due posti della vecchia versione di Twike; via blog.twike.com

Le criticità da risolvere

Tuttavia i velomobili non sono esenti da alcuni punti critici che andrebbero al più presto risolti se vogliamo vederli competere nel mercato veicolare. Nulla di impossibile, la maggior parte di questi difetti è frutto di scelte progettuali adatte per diverse finalità legate ad un diverso contesto storico-culturale.

  • Estetica: molti velomobili non incontrano i gusti di una clientela e una società abituata all’estetica di un automobile. La progettazione deve tenere conto di questo aspetto e iniziare a proporre tipologie adeguate per una transizione dolce verso questa nuova classe di veicoli. Canyon, come vedremo più sotto, ha risolto brillantemente il (temporaneo) problema
  • Passeggeri: concepiti nel maggiore dei casi come mezzo per una singola persona devono diventare dei veicoli almeno biposto, per due adulti, dove entrambi possono contribuire con la pedalata se lo desiderano. Si tratta di un aspetto decisivo che andrebbe completato anche con un idoneo spazio portabagagli.
  • Meccanismo di pedalata: per ridurre gli ingombri all’interno dell’abitacolo e rendere più libero il movimento delle gambe si potrebbe puntare sul meccanismo a pedalata lineare, basato sull’affondo e da alcuni ritenuto anche più efficiente (ne abbiamo parlato qui)
  • Impianto di condizionamento: un problema da risolvere, per quanto molti non lo ritengano tale, è quello del condizionamento dell’aria all’interno dell’abitacolo. E’ vero che pedalando ci si scalda, ma bisogna fare in modo che il fenomeno resti entro certi limiti per evitare che subentri l’odore e il sudore, il quale poi andrebbe oltretutto ad appannare l’abitacolo. Viceversa in estate potrebbero non bastare i finestrini abbassati e bisognerebbe, quanto meno in via precauzionale, cominciare a pensare ad un impianto di condizionamento intelligente che argini questo genere di problemi
  • Entrata passeggeri: quest’aspetto è spesso trascurato ma ritengo invece possa essere più importante di quanto generalmente si pensi. Mi riferisco soprattutto all’entrata del passeggero: deve il più possibile ricalcare quella di un automobile se non migliorarla. Molte persone hanno già difficoltà ad entrare e soprattutto uscire dalla portiera, immaginate quanto potrebbero complicarsi le cose se si dovessero fare dei movimenti come per uscire dall’abitacolo di una Formula 1

Ma il difetto più grande di cui i velomobili sono in questo caso vittime riguarda le normative. Anche per loro varrebbero le stesse regole delle bici, 250 W, 25 km/h max in pedalata assistita e niente acceleratore. Inutile dire che con limiti del genere non si va da nessuna parte. Una revisione sarebbe necessaria anche per le e-bike, ma diventa indispensabile per questi veicoli: un acceleratore per salite e ripartenze (come per i monopattini elettrici), maggiori Watt e un limite di velocità con assistenza elettrica intorno ai 45 km/h in aree urbane (aumentabile in extraurbano; ricordiamoci poi che i velomobili sono molto aerodinamici e non consumano quasi nulla una volta a regime, neanche calorie umane) che se necessario si potrebbero legittimare con un piccolo patentino ad hoc.

I nuovi modelli in arrivo

Tutto questo discorso sul guidare i velomobili potrà ad alcuni sembrare un po’ ridicolo, ma molte case stanno iniziando seriamente a progettare dei modelli di nuova generazione. In italia uno dei primi velomobili pensati per un utilizzo urbano è stato Zephyrus, realizzato da Gionata Scrofani della “Italian Dream Factory”. Qualche anno fa poi c’è stata Sinclair con il suo Iris, più recentemente PODBike e attualmente Canyon (ma in mezzo ce n’è sono molte altre tra cui lo sharing Veemo o l’upgrade di Twike) con due modelli che sembrano incarnare quasi tutte le esigenze ricercate. Alcuni di loro bisogna dire che non sono a pedalata assistita (PAS) ma vanno a ricaricare la batteria attraverso i pedali. Si tratta di un compromesso che si può anche accettare ma di cui bisognerebbe discutere meglio.

Zephyrus, il velomobile made in italy pensato per il mondo urbano; via inliberta.it

Iris

Prodotto da Sinclair, la stessa casa che tento di diffondere negli anni ’80 lo sfortunato C5, Iris è un velomobile moderno con ancora alcuni difetti tra quelli descritti più sopra, come il monoposto e un estetica ancora troppo “giocattolosa”. Però possiede un sistema di aerazione e di filtraggio dell’aria, due punti a favore. Ordinabile sul sito ufficiale.

Iris; via grantsinclair.com

PODBike

Questo modello risolve bene diversi problemi, l’estetica è curata e c’è anche il posto per un altro passeggero, che però può essere solo un bambino. Sembra anche confortevole ma ci sono ancora delle carenze che potrebbero non convincere la maggior parte dei potenziali acquirenti. Molto funzionale il sistema di parcheggio. PODbike è già pre-ordinabile presso il sito ufficiale.

PODBike; via podbike.com

Twike 5

Un modello tra i più accurati, upgrade del precedente omonimo; biposto e con varie opzione di dotazione batterie. Tuttavia non si tratta di un vero e proprio velomobile quanto piuttosto di un mezzo elettrico ricaricabile anche attraverso i pedali. Una soluzione che non ottimizza i consumi ma che può essere presa in considerazione (a fronte di tutti gli altri vantaggi che abbiamo visto sopra).

Twike 5, via newatlas.com

Canyon

L’approccio di Canyon è senz’altro quello più giusto. Anche esteticamente emerge quanto l’intento fosse fin da subito quello di avvicinarsi al mondo delle auto. Condivide gli stessi problemi di PODBike, come quello del passeggero-bambino, ma i presupposti affinché in futuro possano esserci anche modelli diversi ci sono tutti. La bike car di Canyon è ancora un concept (ce ne siamo occupati recentemente), perciò attendiamo curiosi gli sviluppi.

Il nuovo modello di Canyon; via canyon.com

Come detto precedentemente il futuro della vera mobilità sostenibile è nell’ibridazione: bisogna metterci del proprio, non si scappa. Per questo bisogna cercare di concentrarsi sull’ottimizzazione dei velomobili piuttosto che liquidare il problema dicendo che se si vuole più potenza basta prendere un mezzo elettrico.

Purtroppo ad oggi soltanto le e-bike possono dichiararsi veicoli ibridi; i velomobili potrebbero affiancarsi a loro nel giro di breve tempo, ma bisogna cominciare a prenderli seriamente in considerazione e dargli qualche vera opportunità applicativa ostacolata da norme inadeguate e in netto contrasto con un reale concetto di sostenibilità.

4 COMMENTI

  1. e l’aspetto sicurezza? non è stato minimamente considerato. Fino a quando la circolazione di questi mezzi avverrà in contemporanea alle automobili è tutt’altro che trascurabile, oltretutto bassi come sono rischiano di essere poco visibili. In caso di incidente, anche a basse velocità è facile immaginare chi in caso di impatto tra auto/furgone o camion e un velomobile possa avere la peggio.
    vittorio

    • Buongiorno Vittorio, la sicurezza è un aspetto di cui indubbiamente ci si dovrebbe occupare bene nel caso dei velomobili. Quello degli impatti con gli altri veicoli è un problema peraltro condiviso con le biciclette. Come per ogni cosa credo che però le soluzioni si possano trovare; la strada è certamente ancora lunga ma non iniziare a percorrerla potrebbe essere la scelta peggiore.
      Un saluto!

  2. Velocità massima per tutti 30km/h in città ed eventualmente divieto delle bicicars (a trazione umana, per cominciare) sui percorsi extraurbani, ecco a mio avviso una proposta per far partire il nuovo veicolo. I miglioramenti tecnici e il cambio di mentalità necessario a un nuovo modo di vivere verrebbero poi strada facendo.

    • Buongiorno Gennaro, per bicicars intendi i velomobili? In realtà credo che alcuni percorsi extraurbani siano i più adatti (per il momento) per questo genere di veicoli. Il problema in città è soprattutto quello delle ripartenze, condivido che però abbassare la velocità a 30 km/h per tutti potrebbe essere un modo per incentivare l’utilizzo dei velomobili.

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