Il ferro è un componente chiave nel trasporto dell’ossigeno, tramite l’emoglobina e la mioglobina, ed è coinvolto nelle vie del metabolismo energetico di tutto il corpo. Il ruolo del ferro nell’organismo lo rende un micronutriente essenziale per la salute umana e per le prestazioni atletiche, tuttavia la mancanza di ferro è una delle carenze più comuni nello sport.
Gli atleti di resistenza di sesso femminile rappresentano il gruppo di atleti che più comunemente incorre nella carenza di ferro, ma qualsiasi atleta, anche di sesso maschile, può esserne carente.
Può verificarsi una carenza di ferro per molte cause, comprese le mestruazioni abbondanti, inadeguate assunzioni con la dieta, perdite gastrointestinali e perdite con l’allenamento, sia come perdite intravascolari che tramite il sudore.
Inoltre la rottura dei globuli rossi dovuta ai micro traumi legati all’attività stessa, l’infiammazione dopo l’esercizio fisico, l’uso di antinfiammatori che ne consegue, e fattori ambientali, quali l’ipossia, a cui può essere esposto l’atleta, sono fattori carenziali aggiuntivi nella pratica sportiva.
Negli atleti una maggiore richiesta di ferro è anche dovuta all’aumento della formazione dei globuli rossi indotto dall’esercizio regolare. L’insieme di questi fattori determinano delle richieste di ferro negli atleti più alte del 30 – 70 % rispetto ai valori di riferimento per la popolazione generale, che sono di > 18 g nelle donne e > 10 g negli uomini.
Gli atleti a rischio dovrebbero essere esaminati per escludere una carenza di ferro, con i test comunemente utilizzati della ferritina sierica e dell’emoglobina.
La ferritina sierica è il miglior indicatore delle riserve di ferro ma può essere erroneamente elevata poiché è un reagente della fase acuta dell’infiammazione e può, di conseguenza, aumentare nello stato infiammatorio: quindi è opportuno esaminare la presenza o meno di infiammazione.
Livelli di ferritina sierica tra valori < 35 e < 10 ng/ml sono usati insieme a valori di emoglobina < 12 g/dl per evidenziare una carenza di ferro con o senza anemia. Molti atleti possono essere carenti di ferro senza essere anemici. Se sono anemici, questi atleti hanno spesso un volume corpuscolare medio entro i valori del microcitico.
Gli atleti possono avere una transitoria anemia diluizionale quando si inizia un programma di allenamento. Questa anemia temporanea rappresenta un adattamento all’allenamento da tenere presente quando si valuta l’anemia in un atleta.
I trattamenti per la carenza di ferro includono l’assunzione di alimenti ricchi in questo nutriente, la supplementazione per via orale o con iniezioni endovenose o intramuscolari. Gli effetti collaterali dell’integrazione comprendono disagio gastrointestinale, stitichezza e nausea. Il livello di ferro negli atleti dovrebbe essere monitorato ad intervalli regolari in quanto può richiedere da 3 a 6 mesi per la correzione della carenza.
L’assunzione di ferro con la dieta deve essere il trattamento di prima linea negli atleti senza anemia, mediante alimenti ricchi di ferro eme (dalle carni) in quanto costituisce la fonte più biodisponibile. Gli alimenti naturalmente ricchi di ferro sono le frattaglie, i legumi secchi, le carni (con valori maggiori in quelle rosse), i prodotti ittici, la frutta secca e oleosa, i cereali (specialmente quelli integrali), le verdure a foglia e le uova.
La supplementazione di ferro orale deve essere fatta in concomitanza all’assunzione di vitamina C, e gli alimenti contenenti composti polifenolici come ad esempio tè o caffè, dovrebbero essere evitati in quanto ne ostacolano l’assorbimento. I dosaggi rimangono controversi ma somministrando 100 mg di FeSO4, (che apportano approssimativamente circa 20 mg di ferro elementare al giorno) o, di preferenza, tramite sali organici più biodisponibili (con dosaggio differente) quali bisglicinato o fumarato di ferro, insieme alla consulenza nutrizionale, dovrebbero essere sufficienti per migliorare lo stato di carenza o prevenirlo in un periodo che va dalle 6 alle 8 settimane.
Le iniezioni intramuscolari o le infusioni endovenose, somministrate esclusivamente sotto controllo medico, dovrebbero essere riservate alle gravi carenze o ai casi di mancata risposta alla supplementazione.
Molti fattori possono influire sull’equilibrio del ferro negli atleti tra cui l’allenamento, l’assunzione con la dieta, l’altitudine a cui si è sottoposti in allenamento, le mestruazioni e la gravidanza nelle donne. L’analisi dei fattori a cui è sottoposto l’atleta è molto importante nel considerare l’adeguatezza del ferro nel singolo soggetto.
Atleti vegetariani e celiaci sono a rischio di inadeguato apporto di ferro da fonti alimentari. Livelli insufficienti di questo elemento possono ridurre le prestazioni a causa di problemi nel trasporto dell’ossigeno.
Questa trattazione non vuole essere di supporto a un’integrazione sconsiderata, per cui, nel dubbio di carenza, ci si sottopone ad integrazione, ma vuole sottolineare l’importanza di un’attenta analisi da parte di professionisti preparati e abilitati per non mettere a rischio lo stato di salute.