L’acqua è il solvente fondamentale per la funzione circolatoria, per le reazioni biochimiche, per il metabolismo, per il trasporto di sostanze attraverso le membrane cellulari, per la regolazione della temperatura e per numerosi altri processi fisiologici. L’assunzione e produzione di acqua deve costantemente bilanciare la sua perdita dal corpo attraverso i polmoni, la pelle e i reni.
La disidratazione ha effetti negativi sulle prestazioni atletiche, e se protratta ad un livello
severo, diventa un rischio per la salute. Quando la carenza di liquidi è lieve non è rischiosa ma è da considerare che molti atleti si avvicinano alla prestazione sportiva già poco idratati. Gli atleti devono essere indirizzati ad iniziare gli esercizi in uno stato di buona idratazione, senza tuttavia sconfinare nel problema opposto, tuttavia meno frequente, di un’assunzione eccessiva di fluidi. E’ importante valutare il livello di idratazione dell’atleta e bisogna stabilire una strategia personalizzata che tenga conto del tipo di esercizio fisico, delle esigenze individuali e dall’ambiente in cui si esegue la prestazione.
Una perdita di fluidi pari o superiore al 2% della massa corporea (ad esempio una perdita di 1,4 kg di fluidi in un atleta di 70 kg) può avere un impatto negativo sulle prestazioni fisiche. Gli atleti terminano gli esercizi con perdite a volte superiori al 2% anche quando hanno disponibilità di reintegrare i fluidi.
Il motivo di questo aspetto risiede nel fatto che la perdita di fluidi con il sudore, durante l’attività fisica, può variare dai 0,4 litri/ora fino a oltre 2 litri/ora, e il desiderio di bere durante l’attività fisica spesso non riesce a tenere il passo alla produzione di sudore.