Uno degli strumenti fondamentali per la tutela della salute degli atleti sono le Norme omonime realizzate per la prima volta dalla Federazione Ciclistica Italiana nel 1998. In quella prima formulazione (che poi ha avuto diverse revisioni, quasi ogni anno), venne istituita una figura allora innovativa: il medico di società, obbligatorio per le società sportive che operavano con atleti di interesse nazionale ed internazionale, ovvero dagli juniores in su. Racconta il dott. Luigi Simonetto (responsabile della stessa Commissione FCI) in una recente intervista apparsa sul sito della Federazione ciclistica, alla quale rimandiamo, che l’esigenza, nel 1998, era quella di porre l’attenzione sulla salute degli atleti e non sulla ricerca della prestazione. Per questo motivo venne previsto l’affiancamento di un medico accanto ad ogni atleta di rilievo, con il fondamentale compito di controllarne i valori fisiologici fondamentali.
A settembre del 2013 sono state approvate le nuove Norme sulla Tutela della salute della FCI, che rappresentano un’evoluzione di quella scelta ed introducono 2 fondamentali novità: il restringimento dell’obbligatorietà della presenza del medico solo per gli atleti che fanno parte del ranking (una popolazione di circa 700 corridori) e l’introduzione del medico di fiducia.
In buona sostanza le società sportive non avranno più l’obbligo di indicare un medico (il che non vuol dire che sia vietato, anzi la Federazione si auspica che le buone pratiche attuate in questi anni restino anche in assenza dell’obbligo). Sarà compito di ogni singolo atleta indicare il medico (sia esso di base o sportivo) che li segue, costruendo con esso un rapporto di fiducia che porti alla tutela della salute dello stesso.
Il dettaglio delle novità relative alle nuove Norme, che crediamo possano interessare i molti dirigenti di società sportive, sono spiegati nell’intervista pubblicata sul sito della federazione al link http://www.federciclismo.it/intervista_tuteladellasalute.htm