Santini scende in pista per dare il proprio contributo all’emergenza in corso. Da metà aprile sarà pronta con una produzione giornaliera di 50mila mascherine, mettendo insieme una rete di fornitori a km zero: Radici per i tessuti, Plastik per l’accoppiamento della membrana, Santini Cycling Wear stessa per il taglio e il cucito, MiniPack Torre per l’imbustamento e Steris per la sanificazione.

Pietro Santini, presidente e fondatore della Santini Cycling Wear (phcreditBeardyMCBeard)

Si è svolto tutto a velocità record nel giro di due settimane. In poche ore l’azienda bergamasca, specializzata in abbigliamento tecnico per il ciclismo e il triathlon, produttrice della Maglia Rosa indossata da tanti campioni del Giro d’Italia, realizza un primo prototipo con il tessuto usato per i body del triathlon. È un materiale water resistant prodotto da una sua fornitrice, la Sitip di Cene in Val Seriana, ma non passa i test del Politecnico di Milano per mascherine ad uso sanitario e medicale, ma solo per “scopi civili” e nel rispetto della distanza di sicurezza.

Da sinistra Monica Santini ad di Santini e Paola Santini direttore marketing dell’azienda di famiglia

Così le sorelle Monica e Paola Santini non si accontentano e, mentre mandano comunque in produzione la mascherina con il tessuto sportivo, continuano a lavorare su altri prototipi. E venerdì 27 marzo arriva l’ok dal laboratorio del Polimi per un nuovo dispositivo ad uso medico, che questa volta risponde ai quattro parametri richiesti dalla norma UNI EN 14683:2019: capacità filtrante, carico biologico (bioburden), capacità di protezione dagli schizzi (per i tipi che lo prevedano) e pressione differenziale (traspirabilità).

Nove strati di tessuto per una mascherina che sarà il risultato della collaborazione di più imprese locali: Radici per il tessuto, Plastik per la membrana interna, Santini per il taglio e il cucito, più diversi laboratori della zona per arrivare a cucire 50mila mascherine al giorno, fino alla MiniPack Torre che le imbusterà e sigillerà in lotti da dieci e la Steris per la sanificazione finale. Ora l’azienda è in attesa del lasciapassare finale dell’Istituto Superiore della Sanità, ma non dovrebbero esserci soprese e la macchina è già in moto.

«È un processo abbastanza complesso, ma grazie alla nostra filiera, alla straordinarietà delle aziende bergamasche e a Confindustria Bergamo che ci ha messo in contatto e ha fatto da capofila, noi siamo pronti a partire», racconta Paola Santini, marketing manager Santini Cycling Wear, «Più che altro non ci aspettavamo la complessità di regole e adempimenti necessari per un prodotto “speciale”, ma è giusto che sia così. Ci siamo avvalsi di consulenti e ce l’abbiamo fatta. Ce l’ha insegnato nostro padre Pietro a non mollare mai.»

Quella prodotta dalla Santini Cycling Wear sarà una maschera facciale ad uso medico di tipo 1 che, coprendo bocca e naso, crea una barriera per minimizzare la trasmissione diretta di agenti infettivi tra il personale medico e i pazienti. Dovrebbe essere utilizzata solo da pazienti e altro personale per ridurre il rischio di diffusione dell’infezione in caso di epidemia e pandemia. Non è destinata a personale sanitario in sala operatoria o in ambienti con requisiti assimilabili. Verrà venduta a prezzo di costo a farmacie e aziende, oltre a devolverne un certo quantitativo a un paio di Onlus, che sono in fase di selezione. «Ci arrivano telefonate con richieste da ogni dove e, non sapendo tra chi scegliere, abbiamo deciso di destinarne una parte gratuitamente a una o due Onlus che decideranno come distribuirle», prosegue Santini.

Saranno impegnate nella cucitura della mascherina una quarantina di operatrici, i due terzi della forza lavoro dell’azienda che, per questa volta, dovranno lavorare in velocità, più che lavorare di fino come d’abitudine per le innovative maglie di Santini, che impiegano fino a 9 diverse macchine da cucire per le finiture. Questa volta è una gara contro il tempo.