La passione per la moto ha accompagnato Nicola Dutto, pilota e sportivo cuneense, da quando aveva 22 anni fino ad oggi. Nel 2010 ha subito un gravissimo incidente che, dal quel tragico evento, lo ha costretto su una sedia a rotelle. Grazie alla sua tenacia e al prezioso aiuto della famiglia è tornato a gareggiare nel mondo che gli appartiene: la polvere e il fango delle corse. Da qualche tempo sta utilizzando, con l’identico entusiasmo che lo contraddistingue, anche una speciale hand-bike a pedalata assistita. Andiamo a sentire dalle sue parole come e con quali mezzi sta affrontando l’ennesima sfida della sua vita.

D) Ciao Nicola, innanzitutto grazie per la disponibilità nel concederci questa intervista. Comincerei con una domanda che, all’apparenza, può sembrare banale: “chi è Nicola Dutto?”.

PH Credit Dino Bonelli

R)La forza di un uomo si vede quando cade, quando nel pieno della corsa si trova a terra senza energia. In quell’istante, anche se si è a pochi passi dal traguardo, la meta diventa di colpo lontana. È l’ora più buia, quella della disfatta, quella in cui gli sguardi pietosi degli altri invitano in silenzio a rinunciareIn quel momento, dove sembra che tutto sia finito, saper reagire è fondamentale”. E la mia storia ne è la prova lampante. Ecco chi sono; un pilota, un atleta ma prima ancora un uomo che ha saputo affrontare gli eventi della vita con coraggio e grande determinazione.

D) Le tue imprese sportive hanno sempre avuto un filo conduttore con la figura geometrica del cerchio. Prima con quello della moto e da qualche tempo anche con quello della bici. Quali analogie trovi in questo curioso particolare?

PH Credit Marco Marini

R) Ancora da normodotato univo l’allenamento in moto a quello in mountain bike per aumentare resistenza e fiato; l’ho sempre trovato un ottimo training per il mantenimento generale della condizione atletica. Moto ed MTB, specialmente nell’off road, sono due discipline analoghe anche da un punto di vista tecnico; entrambe mi permettono di restare nei boschi a contatto con la natura.

 

D) Conoscendo la tua storia mi stavo chiedendo quant’è e com’è cambiata la tua vita dopo l’incidente? Qual è stato il momento più difficile?

PH Credit Dino Bonelli

R) Dopo l’incidente la mia via è cambiata in modo radicale, è stato come accendere e spegnere la luce dall’interruttore risvegliandosi in un’altra dimensione. L’esistenza è cambiata non solo per la mia evidente infermità, cioè il non poter più avere l’uso delle gambe, ma anche per i numerosi problemi fisiologici legati alla gravità delle lesioni. Il momento più brutto dopo l’incidente è stato il primo periodo post operatorio a Udine – quindici giorni in terapia intensiva – durante il quale ho pensato di rimanere inchiodato ad un letto per il resto della mia vita. Poi col passare del tempo mi è stato spiegato che – malgrado il mio futuro fosse su su una sedia rotelle – sarei in parte guarito; prendendo consapevolezza ho cominciato a crederci e a fare nuovi progetti. La famosa regola del “bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno”…

 

D) Sinceramente, cosa passa nella testa di un uomo, quando prende coscienza che non potrà più camminare con le proprie gambe? Dove si trova la forza per superare questo momento drammatico?

PH Credit Marco Marini

R) Una volta realizzato ciò che mi era successo i sentimenti prevalsi sono stati di sconforto e paura dell’ignoto. Il fatto di essere già uno sportivo prima dell’incidente mi ha in gran parte aiutato, perché in moto in fuoristrada siamo abituati e preparati ad affrontare le difficoltà del percorso. Soprattutto il fatto di avere sempre praticato uno sport individuale, a ragionare e resistere per ore sia a livello fisico che mentale durante un rally o una gara d’enduro, mi ha aiutato a superare i momenti più bui. Una specie di “prova speciale” contro la sorte nella quale non ti volti mai ma guardi sempre avanti, oltre all’ostacolo. Io, durante i nove mesi di riabilitazione, non ho fatto altro che trasportare quest’attitudine ponendomi un obbiettivo alla volta per riprendere il totale possesso della mia vita.

 

D) Che importanza ha avuto e ha tua moglie Elena nella rinascita di Nicola Dutto come sportivo e, prima ancora, come compagno di una vita?

PH Credit Marco Marini

R) Elena è il fulcro di tutto. Quando ho avuto l’incidente io ed Elena stavamo insieme da circa otto mesi. Il fatto che mi sia rimasta accanto durante il percorso, specialmente nella parte iniziale, è stata una grande prova d’amore per entrambi. Le difficoltà o ti avvicinano o ti allontanano; noi siamo diventati inseparabili. Elena non mi ha mai visto come un disabile, mi ha supportato e sostenuto senza mai mettere freni, spronandomi a provarci sempre. Nella notra vita abbiamo costruito un’unione solida che funziona a meraviglia, sia a livello famigliare che professionale. Stiamo insieme 24 ore su 24; lei si occupa di tutta la gestione manageriale della nostra attività, un gran lavoro fatto con amore, sacrificio e grandi soddisfazioni.

 

D) Cosa ti ha portato ad appassionarti alla bicicletta? Raccontaci il perché di questa nuova sfida e quali difficoltà hai trovato nell’approccio con le due ruote a pedali?

PH Credit Marco Marini

R) Come ti ho detto poc’anzi ero già appassionato alla bici. Inizialmente ho acquistato una hand-bike stradale per allenarmi ma non mi piaceva molto, troppo pericolosa con le auto in mezzo al traffico, non ero a mio agio. Io, nato nell’off road dei motori, preferivo qualcosa di più adrenalitico a livello sportivo e quindi sono passato subito ad un mezzo che rispecchiasse le mie origini di pilota. Utilizzo l’hand-bike con la pedalata assistita per poter allenare principalmente la resistenza; il downhill, invece, per la sensibilità e la reattività. Tra le due discipline non ho trovato particolari difficoltà, in questi otto anni ho trasportato tutta l’esperienza accumulata in moto sulla bicicletta. Definirei le mie performace in hand-bike “una figata”!

 

D) Per concludere, che programmi hai per il futuro? Pensi di poter continuare ad allenarti e gareggiare in entrambe le discipline, oppure la bici è stata solo la pazzia del momento?

PH Credit Dino Bonelli

R) Per quanto riguarda i miei programmi futuri in moto – problema Covid permettendo – vorrei tornare a gareggiare nel deserto in Spagna e negli Stati Uniti, in Nevada e California. Inoltre ho intenzione di tornare alla Dakar 2022, non tanto per una rivincita personale ma per portare a termine un progetto iniziato nel 2018 e che ho dovuto sospendere l’anno successivo. E’ sottinteso che continuerò gli allenamenti con la bici anche perché quest’attività mi fa stare bene, mi diverto e mi piace. Mi piacerebbe poter partecipare a settembre del 2021 ai Fox- US open mtb in California nella categoria Adaptive Downhill; farò di tutto per esserci ed essere competitivo come sempre.