Ve lo ricordate Floyd Landis, il ciclista texano che si vide revocare la vittoria al Tour de France 2006 per doping? Ebbene, ad 8 anni da quando egli presentò la causa contro Armstrong, Bruyneel e la Tailwind Sports per frode ai danni dello sponsor US Postal Service, la questione è diventata un caso politico.
Il perché è presto detto: Landis, che si sta accordando per l’ultima parte di risarcimento che gli spetta, ha chiesto che venisse invalidato quanto fatto dal neo Attorney General, ossia Procuratore Generale, Matt Whitaker.
Nominato da Trump in sostituzione di Jeff Sessions, non è ancora stato approvato dal Senato, motivo per il quale Landis chiede di non riconoscerne l’autorità. Ma perché?
Landis offre un assist ai Democrats
Dietro a tutto, si potrebbe dire, ci sono i soldi. La notizia che Floyd Landis abbia presentato una mozione alla US Court of Appeals del Distretto di Columbia nella quale chiede, tramite il procuratore Paul Scott, di non riconoscere come legittimo l’insediamento di Whitaker, si infila dritta nella dialettica politica statunitense, facendo il paio con altre mozioni simili presentate in vari Stati da esponenti democratici.
Il punto è semplice: la mancanza di una conferma da parte del Senato, al momento, rende la nomina di Whitaker un bersaglio facile, frutto della gestione impulsiva di Trump del caso Sessions.
Dal canto suo, però, il Dipartimento di Giustizia ritiene che non vi sia nulla di illegittimo nell’operatività del Procuratore Generale, coerentemente con il Federal Vacancies Reform Act; senza dubbio, però, la decisione di Landis fa rumore, offrendo un assist ai Democratici e ricordando che un uomo già approvato dal Senato nella carica di Whitaker ci sarebbe ed è il deputato Rod Rosenstein.
Cosa c’entrano dunque i soldi?
Il risarcimento dalla causa Armstrong – US Postal Service
Andando più prosaicamente al nocciolo della questione, la mozione firmata da Landis arriva proprio quando l’ex ciclista professionista dovrebbe ricevere l’ultima tranche di risarcimenti frutto della causa da lui stesso intentata ai danni dell’allora compagno di squadra Lance Armstrong, di Bruyneel e dei dirigenti della Tailwind Sports.
Nel 2010, quando Landis venne trovato positivo al testosterone con la maglia del team Phonak sotto all’Arco di Troionfo, egli portò tutti in tribunale con l’accusa di aver frodato lo sponsor che, ai tempi del suo gregariato con Armstrong, li supportava.
US Postal Service, essendo legato allo Stato Americano, si portò dietro proprio lo US Government, costituitosi tra le parti danneggiate: Armstrong ha più tardi patteggiato risarcendo 6,5 milioni di dollari, 5 al governo e 1,5 a Landis, meritevole di aver denunciato come egli fosse stato istruito da terzi per correre dopato ricorrendo al False Claim Act.
Un gesto patriottico, insomma, che all’ex ciclista, ritiratosi nel 2011, è fruttato al netto delle spese legali, i 750mila dollari che gli hanno consentito di salvare e fare proprio, con il socio Gord Fraser, un team ciclistico.
La questione, adesso, riguarda gli 1,23 milioni di dollari che Bruyneel deve al Governo: il 10% spetta a Landis, ma per il Texano sono pochi. Ecco perché la forzatura nel non voler riconoscere valido l’ok del Procuratore Generale.
La rinascita di Landis grazie alla Cannabis
Perché non accontentarsi? In fin dei conti Landis ha ottenuto una discreta riabilitazione dopo gli anni bui del doping che lo hanno costretto al ritiro.
Floyd Landis è però nel frattempo diventato un uomo con un certo fiuto per gli affari e, malgrado le forti spese legali affrontate, è stato capace di mettere in piedi un business a tremila metri di quota, in Colorado.
Nello specifico, Landis ha fondato nella cittadina di Leadville un’azienda – la Floyd’s of Leadville – costituita da soli dottorandi in farmaceutica che coltivano una formidabile marijuana, dalla quale sintetizzano unguenti per i traumi sportivi, erba curativa per usi medicinali e birra.
Nel 2017 il fatturato della nuova vocazione di Landis aveva superato il milione di Euro: non male come rinascita.