La riscossa viene dagli USA

Il mutamento del quadro internazionale, segnato dall’elezione del nuovo presidente americano Trump, induce a prevedere un irrigidimento della posizione USA di non riconoscimento alla Cina dello Status di MES, peraltro già espressa dallo stesso Obama. Anche Bernie Sanders aveva fatto della tematica anti Cina e della difesa delle industrie nazionali uno dei pilastri della sua campagna elettorale, a testimonianza di quanto il problema della limitazione dell’invasione di prodotti cinesi in USA sia sentito.

Nei prossimi mesi, quindi, dagli Stati Uniti potrebbe giungere una spinta decisiva nella direzione di un inasprimento delle politiche commerciali avverse all’ingresso incontrollato di merci dall’oriente e i paesi europei potrebbero decidere di seguire tali indicazioni anche se all’interno della EU si registrano posizioni discordanti e divisioni tra mercati del nord di tradizione ultra liberista, privi di industrie nazionali da difendere e a vocazione più commerciale, e paesi produttori, realmente preoccupati per le conseguenze di una maggior apertura dei mercati, sullo sviluppo e l’occupazione locale.

Molte stime di autorevoli istituti di analisi concordano infatti nel valutare i posti di lavoro a rischio nell’Unione Europea tra 1,5 e 3,5 milioni (400.000 nella sola Italia), considerando tutti i settori coinvolti in un eventuale riconoscimento alla Cina della condizione di economia di mercato con conseguente caduta delle attuali misure restrittive. Difficile da valutare anche il riflesso della Brexit che potrebbe indurre la Cina a cercare di usare la Gran Bretagna come paese ponte per incrementare l’ingresso delle sue merci in Europa.

In questo contesto il settore della bicicletta, come ci ha confermato anche l’ing. Piero Nigrelli, direttore ciclo di Confindustria ANCMA, pur mantenendo una posizione liberale, ovvero favorevole al libero mercato inteso come libera concorrenza, non può rinunciare alla costante richiesta del rispetto delle regole che, in prima istanza, impongono la lotta al dumping a tutti i livelli. In questa posizione si riconoscono non solo Confindustria ma anche il Ministero dello Sviluppo Economico e una lunga serie di associazioni istituzionali di rappresentanza delle più svariate categorie industriali a Bruxelles di cui l’AEGIS è un chiaro esempio.

Anche grazie al mantenimento delle misure antidumping adottate la produzione europea di bici, così come quella italiana, ha potuto mantenere volumi assolutamente interessanti come è visibile dal grafico riportato, senza subire il destino di altri paesi, USA e Giappone in primis, che hanno visto praticamente crollare le loro produzioni nazionali con forti ripercussioni sull’occupazione, sulla qualità e sui volumi di vendita.

Non a caso proprio da questi mercati sta ripartendo l’opposizione alla concorrenza cinese al grido di un rafforzamento e una maggior efficacia delle misure a protezione delle industrie locali.