A vederla da fuori, la nove giorni di Bergen, è stata un successo: un bagno di folla festante, tanto sport, non un incidente. Eppure in quell’angolo di Norvegia tira adesso un’aria tesa, un vento che profila addirittura i contorni della bancarotta per la Norwegian Cycling Federation organizzatrice della manifestazione targata UCI.

Che i grandi eventi sportivi siano più spesso forieri di tracolli economici, una volta finiti e spente le telecamere, è storia vecchia ma incline a ripetersi: Bergen pare esserne l’ennesimo esempio, anche se dai risvolti inattesi.

Il quadro della situazione è grosso modo questo: a sipario calato, gli organizzatori dell’UCI World Championship 2017 non hanno un’idea precisa di quanto sia stato speso – ci vorranno settimane perché ogni spesa extra venga a galla – ma hanno una certezza, ossia che il budget iniziale è stato ampiamente sforato. Risultato: i conti sono in rosso e municipalità e governo norvegese si rifiutano di riallargare i cordoni della borsa.

Bell’evento, grande visibilità, ottimo esempio di sport ma i soldi ve li abbiamo già dati”, sembra essere la risposta che la Federazione Ciclistica Norvegese si sente ripetere, recriminando una disparità di trattamento rispetto alle manifestazioni sportive invernali.

Ma come si è arrivati a questo punto?

Per prima cosa va tenuto in conto che il campionato mondiale è un evento sportivo libero, ossia non prevede l’acquisto di un biglietto per assistere alle gare. Attrae molto pubblico – per le crono maschili e la gara elite uomini sono state stimate almeno 100mila persone –ma non ne ricava un guadagno diretto.

L’organizzazione della World Championship 2017 era in carico alla Federazione Ciclistica Norvegese, con un budget iniziale di 16,5 milioni di Euro, subito decurtati a 14 e mezzo per via della spending review attuata dallo sponsor principale della manifestazione.

A questo punto mancava ancora un anno all’inizio della manifestazione e l’ammanco pecuniario, non trovando altri fondi, ha ridimensionato alcuni lavori in partenza.

A ciò si è poi sommata la vendita in numero inferiore alle aspettative dei pacchetti vacanze per quanti desiderassero assistere alla nove giorni: si tratta di una delle principali fonti di autofinanziamento per una manifestazione del genere. Forse, in un’epoca dominata dagli Air B’n’B, è un’arma che inizia ad essere spuntata.

Sommiamo al tutto il rischio terrorismo – la manifestazione si è conclusa il 24 settembre e, dopo gli attentati di Barcellona il clima non era dei migliori – che ha portato con sé la necessità di controlli ben superiori alla norma e costi per la vigilanza aumentati e il fatto che, vuoi per il cambio sfavorevole, vuoi per tergiversamenti vari, l’organizzazione è riuscita a pagare la tassa relativa all’iter di candidatura alla WC2017 il doppio (15 milioni di Euro invece che 7).

Ecco dunque delinearsi una caporetto finanziaria da, forse, 220 Corone norvegesi, qualcosa più di 23 milioni di Euro, 6 milioni e mezzo più di quelli stimati in partenza.

Un frame tratto dal video UCI sulla gara Elite maschile di Bergen

 

Le istituzioni glissano, sale alla ribalta l’azionariato popolar-digitale

Ovviamente, tra una critica avvelenata sulla gestione della kermesse e l’altra, la Federazione Ciclistica Norvegese cerca di scongiurare la bancarotta chiedendo aiuti ad Oslo e alla municipalità di Bergen, la città ospitante.

In un refrain che appare più tipicamente del sud dell’Europa, entrambe rispondono picche, specificando semmai che in estate le cifre erano già state ritoccate al rialzo, arrivando a 5,5 milioni di Euro statali (200mila in più del dovuto secondo il Ministro norvegese della Cultura Bard Folke) e 2,6 milioni municipali.

Cosa fare dunque? Mentre la federazione spera in una defiscalizzazione per l’anno che verrà e nel rabbonirsi delle istituzioni, una potenziale soluzione arriva dal basso.

L’UCI World Championship 2017 di Bergen è stato un evento gratuito al quale hanno assistito decine di migliaia, in alcuni momenti oltre un centinaio di migliaia, di appassionati. Cultori del ciclismo che hanno sventolato una quantità impressionante di bandiere norvegesi, colorando strade e colline.

Da una prospettiva così poetica una di queste spettatrici ha tratto il pragmatico spunto per lanciare una campagna di crowdfunding mirata a salvare la Norwegian Cycling Association: sono tanti i ciclisti nel Paese scandinavo, sono tanti quelli che hanno ricevuto qualcosa dalla manifestazione – un’emozione, un momento felice, la visione del campione preferito da vicino – e qualcuno di essi potrebbe voler restituire una parte del favore.

Una speranza romantica, certo, che però ha raccolto ben 375mila Euro nei primi 4 giorni: per raggiungere i milioni mancanti occorre uno sforzo collettivo enorme, però dimostra come un’iniziativa “popolare” in tempi di web 2.0 possa avere una certa efficacia.

Efficacia che il manager della manifestazione, Helge Stormoen, spera di ricavare anche dal ritorno di immagine che la World Championship ha sicuramente portato a Bergen: si aprono prospettive turistiche mai avute prima, forse in grado di cambiare le sorti della città.

Se cambieranno anche quelle della federazione norvegese, invece, resta da vedere.