Tour de France: fu un giornale a dare il via al ciclismo contemporaneo

tour de France

Il Tour de France, giunto all’edizione numero 109, è in pieno svolgimento e più vivo che mai. La grande classica del ciclismo entusiasma ancora dopo più di un secolo; confermandosi appuntamento gradito come già dai suoi albori, quando si rivelava competizione chiave per il coinvolgimento dello sport e della ‘fatica’ nella cultura di massa francese ed europea.

Dalla seconda metà dell’Ottocento il ciclismo era esploso nell’hexagone con la particolarità di essere disciplina ‘itinerante’, coinvolgente, inclusiva e, dunque, contro qualsiasi tipo di stratificazione sociale. Uno sport vicino al popolo, che utilizzava l’economica bicicletta come mezzo di trasporto prediletto per le attività quotidiane, per raggiungere il posto di lavoro a Parigi e dintorni.

La nascita del Tour de France

L’exploit del ciclismo parlava decisamente francese: nel 1903 nasceva il Tour de France,
un grande evento a seguire la Parigi-Rouen, prima edizione datata 1869, e la Parigi-Roubaix.

Anche a inizio Novecento la capitale si confermava regina di organizzazione e gestione delle gare più prestigiose. Una città con la capacità di attrarre un gran numero di pubblico in un periodo in cui la bicicletta si stabilizzava come mezzo più utilizzato tra le rues della ville lumière.

Fu il giornalista parigino Henri Desgrange a raccogliere l’idea di un giovane collega e a creare il Tour per risollevare le sorti del suo giornale “L’Auto-Vélo”.

Il 20 novembre 1902, nella redazione di Montmartre, Géo Lefèvre suggerì, infatti, l’organizzazione di una gara di sei giorni attraverso l’intera Francia: il 19 gennaio, L‘Auto”, nuovo nome del giornale, avrebbe annunciato l’organizzazione della competizione.

Oggi la gara muta continuamente il suo itinerario, ma Parigi continua a giocare un ruolo chiave; già dal 1975, quando venne definitivamente posizionato il traguardo nel magnifico scenario degli Champs-Elysées, dove avviene la tradizionale premiazione dei partecipanti.

Il “Grande Boucle”: il percorso al giorno d’oggi

Dalla forma che il percorso assume oggi, si nota visivamente l’importanza della capitale transalpina, con una specie di grande ‘ricciolo’ che circonda il paese fino a giungere ai Campi Elisi parigini e per questo motivo nasce il soprannome “Grande Boucle”, per l’appunto Grande Ricciolo, a descrivere il tracciato.

Un fenomeno sportivo unico, in grado di influenzare il futuro del ciclismo mondiale. Il Tour ha ispirato, infatti, l’organizzazione dei grandi eventi sportivi e non, si è reso icona e contesto affascinante, ha consegnato alla storia fuoriclasse quali:

  • Fausto Coppi,
  • Gino Bartali,
  • Louison Bobet,
  • Jacques Anquetil,
  • Eddy Merckx,
  • Bernard Hinault,
  • Miguel Indurain,
  • Marco Pantani,
  • Alberto Contador,
  • Vincenzo Nibali,
  • Chris Froome
  • Tadej Pogačar

Un passaggio continuo, tra una pedalata e l’altra, della gloriosa maglia gialla del primo in classifica generale, dalle tonalità delle pagine del giornale che ha ideato questa competizione destinata a fare la storia.