Domenica 23 Settembre un referendum ha chiesto agli abitanti della Svizzera di esprimersi sulla mobilità ciclabile: includerla tra i temi di competenza della Confederazione o lasciarla appannaggio delle singole iniziative locali?

Dando seguito ad un’iniziativa simile che nel 1977 fece diventare materia legislativa di competenza sovra-cantonale lo sviluppo e la cura degli standard delle reti sentieristiche elvetiche, adesso la Svizzera ha votato a maggioranza (il 73,6% dei votanti ed il 100% dei Cantoni) a favore dell’integrazione delle piste ciclabili tra gli obiettivi nazionali per costituzione.

 

Infrastrutture sicure per l’utenza ciclistica svizzera

In Svizzera la biciclette è un mezzo assai utilizzato, tanto da aver fatto emergere l’esigenza di una sua regolamentazione, almeno per quanto riguarda le vie ciclabili.

Attualmente competenza locale, ciò che gli elvetici lamentano è l’assenza di un coordinamento delle infrastrutture da regione a regione, che limita la possibilità di utilizzo della bici sul territorio nazionale.

 

 

Soprattutto, ne limita l’utilizzo in sicurezza: la crescita della bicicletta tra i mezzi di trasporto scelti dagli Svizzeri, con la particolare impennata registrata dalla presenza di e-bike, ha fatto anche aumentare gli incidenti che coinvolgono bici e pedoni o automobili.

Aspettandosi un aumento del traffico ciclabile, è sorto così un movimento a sostegno dell’idea che lo sviluppo coeso di una rete di trasporto ciclabile dovesse diventare competenza della Confederazione nella sua interezza.

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Lo slogan usato dall’iniziativa “Per la bici” a sostegno del referendum nei cantoni di lingua italiana

 

 

Il precedente: l’iniziativa pro sentieri e viottoli del 1977

Quasi quarant’anni fa, nel 1977, la Camere Federali ratificarono un nuovo articolo costituzionale che si concentrava sull’importanza dello sviluppo di standard per le reti sentieristiche elvetiche.

Anche allora si propose l’integrazione della mobilità ciclabile in tale iniziativa ma la Camera dei Cantoni si oppose, lasciando la bicicletta esclusa da un disegno di coordinamento nazionale.

A farla entrare nella Costituzione Federale è stato dunque il referendum di Settembre, stimolato da un lungo iter approcciati o negli anni scorsi dall’iniziativa “Per la Bici, portata avanti da forze esterne al governo ma anche dallo stesso parlamento federale.

La questione di tenere sotto controllo la futura crescita della mobilità ciclabile era, per l’appunto, condivisa e ritenuta non più rimandabile anche dalle stesse forze politiche; contraria, per la verità, è stata solo la componente dei Democratici di Centro (CDU), che ritiene quello portato dall’inclusione nella costituzione la mobilità ciclabile un peso inutile sull’esecutivo centrale.

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photo credit: djnavv “Gone running” via photopin (license)

 

 

 

Più piste ciclabili, meno inquinamento ed incidenti

Gli obiettivi dell’inclusione della bicicletta all’interno della costituzione federale sono principalmente di natura infrastrutturale: si tratta infatti, come avvenne a suo tempo per i percorsi pedonali, di coordinare una rete che permetta un utilizzo sempre maggiore della bici in tutta la Svizzera.

I punti chiave sono l’emanazione di principi federali sulle vie ciclabili, il sostegno ed il coordinamento federale per la realizzazione e manutenzione delle stesse, nonché per la loro promozione e l’informazione relativa, e, infine, valuta la sostituzione o soppressione delle vie non più utili. 

L’effetto sperato dovrebbe concretizzarsi in uno sviluppo di ciclovie che colleghino le varie zone cantonali e che si interfaccino con i mezzi pubblici, passando per la manutenzione delle attuali, con un innalzamento del livello di sicurezza per quanti vi pedaleranno.

 

 

 

Sino ad oggi, questi punti, non facendo parte della costituzione, erano lasciati alla discrezione delle singole autorità locali o di privati.

Ci si aspetta infatti che molti degli attuali tragitti urbani, inferiori alla decina di chilometri, possano un domani essere effettuati a pedali e non più in auto o autobus: allo stesso modo, però, va permesso un efficiente interscambio con i trasporti pubblici.

Ciò che la Confederazione si riserva di fare nel rispetto dell’autonomia cantonale – compromesso che si è reso indispensabile per ottenere l’appoggio dell’esecutivo – sarà di “promuovere e coordinare” i provvedimenti dei Cantoni in merito all’istituzione di piste ciclabili, alla loro sicurezza ed alla comunicazione alla cittadinanza delle iniziative, senza però un obbligo tassativo a farlo.

L’iniziativa, insomma, rimane in capo alle autorità cantonali, le quali dovranno inserirsi in un quadro di dialogo con quelle federali: la Confederazione darà delle linee guida per tutta la Svizzera ma la competenza definitiva sarà sempre dei Cantoni.