Sulle strade che il grande Campione percorreva per allenarsi. Fausto Coppi ed il suo paese natio, Castellania. Tra dolci colline l’immagine dell’eterno campione accoglie chi ripercorre le sue strade e la sua storia.

Carbamitù Photo and Video Milano
Testo di Mario Negri – Foto di Mario Negri e Donatella Penati
La strada che conduce a Castellania, la città natale di Coppi.

Se la domenica splende di sole, da Milano è possibile andare in un luogo dove ritrovare sapori e miti antichi. Se il mito è Fausto Coppi, Castellania diventa una meta ideale che vi riporta indietro nel tempo. L’autostrada A7 per Genova conduce fino all’uscita per Tortona. Si procede per circa tre chilometri sulla strada statale. Alla rotonda si svolta a destra e si imbocca l’altra statale, la 35 per Genova e si procede per Costa Vescovato – Castellania.

Le colline che videro la crescita del grande campione.

Il borgo è proprio lì, all’inizio del paese. Ma la strada che porta al borgo è uno spettacolo di colori, di colline che morbide si stagliano nel cielo azzurro. Quella stessa strada ha visto il suo grande campione arrampicarsi, allenarsi e sudare per arrivare dove pochi nel mondo delle imprese sportive sarebbero arrivati. Sull’asfalto reso lucente dal riflesso del sole, si leggono date e titoli vinti dal mito di Coppi: cinque Giri d’Italia, due Tour de France e ancora un Campionato del Mondo su strada, tre Milano San Remo, una Parigi Roubaix e cinque Giri di Lombardia, e tanti, tanti altri successi.

I murales di Castellania dedicati a Coppi.

Ad ogni curva, mentre si sale per arrivare al borgo, appare come in un sogno, l’immagine del grande campione che sui pedali scala quelle salite ripide. Gigantografie rivelano lo sforzo e la passione di questo fuori classe d’altri tempi. La strada allora sterrata pare non riuscire a resistere alla possente spinta di Fausto. Pensare alle tecnologie odierne, ai telai in carbonio e alle divise aerodinamiche, rende ancora più importante il nome di Coppi tra i miti dello sport. Fausto Coppi nasce il 15 Settembre 1919. Pesa soltanto due chili il figlio di Domenico Coppi e Angiolina Boveri e, parallela alla strada che porta alla sua casa natale, scorre una lunga pista ciclabile che sembra voglia incitare affaticati ciclisti ad imitare le gesta del mito. Ma loro, impassibili nel ritmo della loro pedalata, gustano il sole caldo della mattina e riempiono gli occhi del meraviglioso panorama della pianura. Proseguendo verso il paese, ancora immagini di Fausto appaiono affisse ai muri delle case, delle cascine, dei piloni della luce stradale. Ovunque compare un segno che lo ricorda. Pare un grande museo all’aperto, ancora più bello di quello che è allestito nella casa natale di Coppi. Il cielo azzurro fa cornice ad una grande foto che lo ritrae in un sorriso sereno con lo sguardo rivolto al futuro che non lo vide invecchiare.

Casa Museo della famiglia Coppi.

Prima di giungere al borgo, un incrocio segnala su di un cartello “Casa di Fausto Coppi” ed un altro “Le strade di Fausto Coppi”. Si svolta a sinistra e dopo pochi chilometri ecco la sua casa. Poche decine di metri più avanti di fronte all’unico ristorante del paese, un altro piccolo museo all’aperto, con immagini di Fausto ed oggetti appesi alle travi del porticato.

Fausto Coppi e suo fratello Serse.

Ancora più in su, salendo una larga scalinata, il mausoleo che lo immortala nei tempi che verranno. Il monumento è semplice, ma ricco di fotografie, di targhe poste in omaggio e a ricordo, di fiori e c’è anche lui, il fratello di Fausto, Serse, insieme stretti in una riproduzione che li vede vicini con il capo, quasi a sfiorarsi. Le persone arrivano, si fermano nell’ampio parcheggio e subito si soffermano davanti alle fotografie che vedono il campione ora sorridente, ora impegnato nello sforzo della corsa, rilassato in un momento della sua vita. Persone che vengono da ogni parte d’Italia, persone che sanno chi era e persone che, meno informate, ascoltano, osservano i cimeli di Fausto Coppi.

Il Mausoleo.

A destra del monumento, le sbarre proteggono una vetrata dietro alla quale sono custodite le maglie, le biciclette storiche, i berretti, coppe e stendardi delle vittorie più grandi del grande campione. Dietro i riflessi inevitabili del sole, sembra di vederlo, Fausto, sfrecciare sulle strade polverose ed alzare ancora una volta le braccia al cielo in un gesto che tutti conosciamo, ma che per un campione, qualunque sia lo sport, rappresenta un atto liberatorio, il coronamento alla fatica fisica ed all’impegno costante per raggiungere un risultato importante. E così dovrebbe essere nella vita, anche di chi non è un campione dello sport.