Esiste un termine per definire gli appassionati di abbigliamento tecnico, quelli che anche per fare il giro dell’isolato devono vedersi equipaggiati come se stessero per affrontare una traversata continentale in condizioni estreme: MAMIL, acronimo di Middle Age Man In Lycra, ossia “uomo di mezza età (interamente vestito) in lycra”.

Il termine è nato quasi una decina d’anni fa per definire nelle ricerche di mercato quella branca di consumatori che affrontavano la crisi di mezza età dandosi una spolverata sportiva indossando completi da pro ed inforcando bici da non meno di tre zeri.

Loro, ma non solo loro, presto potrebbero essere i motori trainanti di una rivoluzione nel modo di vestire per lo sport, in buona parte già iniziata: lo smart clothing è infatti giusto agli albori, così come lo sono le smart bike.

Come cambierà dunque il ciclismo nei prossimi anni?

smart clothing lumo

Smart clothing: big data per tutti

Fino a tutto sommato pochi anni fa l’idea di dover monitorare ossessivamente ogni minima sfumatura di un allenamento apparteneva solo allo sport professionistico.

Oggi, dopo quasi un decennio di app che contano i nostri passi, il dislivello affrontato, le calorie bruciate, i battiti cardiaci e chi più ne ha più ne metta, chiunque ha a disposizione strumenti decisamente esagerati per quella che è la pratica sportiva della gente comune.

Non si tratta più di avanguardia, dunque, bensì di normalità: qual’è dunque la prossima tappa?

La prossima rivoluzione è quella dello smart clothingabbigliamento intelligente», casomai aveste dubbi), ossia di indumenti che abbinano al tessuto tecnico ed alle fogge frutto di accurati studi ergonomici funzionalità una volta solo Robocop si sarebbe potuto permettere.

Si tratta di abiti che vanno ben oltre il monitoraggio classico delle prestazioni, fornendo con il loro arrivo sul mercato strumenti professionali a chiunque possa permetterseli. Un po’ come se chiunque potesse avere un piccolo laboratorio al servizio delle proprie imprese sportive, ammesso che poi sappia cosa farsene, di tutti questi dati.

smart clothing catapult

Lo smart clothing è già tra noi

Gli avamposti dello smart clothing sono già ampiamente diffusi: smart watch e fitbits sono per esempio già oggetti d’uso piuttosto comune.

La vera rivoluzione sarà però insita non negli accessori ma nei capi stessi d’abbigliamento.

Squadre professionistiche della NBA, dei campionati maggiori di calcio o atleti di livello internazionale in altri sport hanno già avuto modo di imbattersi in maglie o shorts in grado di misurare il tono muscolare, la capacità di esprimere forza, di registrare la temperatura corporea e tracciare i movimenti compiuti per renderli analizzabili da computer in un secondo tempo.

Altro che frequenza cardiaca e calorie bruciate, questa generazione di vestiti tecnici permette di calcolare ed analizzare le prestazioni di un atleta come mai si era fatto prima.

Una svolta che riguarda anche il ciclismo, i cui appassionati amatori a breve troveranno pane per i loro denti (e le loro tasche).

smart clothing lumo

Un affare che il ciclismo non si lascerà sfuggire

Perchè vale la pena di parlarne? La risposta sta in una cifra: 500 milioni. È il valore in dollari del mercato dello smart clothing nelle previsioni da qui ai prossimi 5 anni. Riguarda la sola zona asiatica pacifica ed il fatto che si stiano moltiplicando gli investimenti da parte di Cina, Giappone e Corea del Sud la dice lunga sull’esplosione che tale mercato potrà vivere a livello globale.

L’industria del ciclo dunque cosa fa?

È notizia dell’ultimo CES di Las Vegas che avremo prestissimo a che fare con smart bike in grado di collegarsi ad internet ed offrire assistenza vocale al ciclista: pensiamo dunque che per una bicicletta in grado di interagire con i vestiti “intelligenti” sia solo questione di tempo.

Meglio ancora: il mercato ciclistico potrebbe offrire delle bici “smart clothing ready”, ottimizzate per sincronizzarsi con determinati prodotti e relative app o controlli vocali.

Fantascienza? Non ci scommetteremmo.

Non solo sport, anche sicurezza

Lo smart clothing non è solo affare degli sportivi. Ford ha collaborato con Lumo per la realizzazione di una giacca sulla quale si accendono dei segnali luminosi a seconda del comportamento del ciclista: frecce in caso di svolta, stop in caso di decelerazione.

Una pensata utile, non c’è dubbio, che fa capire come lo smart clothing non vada inteso esclusivamente in termini di rilevamento delle prestazioni sportive.

Un altro esempio è dato da una giacca in grado di effettuare pagamenti, esattamente come possono farlo gli smartphone: in effetti, quasi tutto ciò che oggi può essere fatto da un telefono, con lo sviluppo delle nanotecnologie potrà essere ritrovato in un guanto piuttosto che in una maglia.

Ve ne sono che si riscaldano da sole al disotto di una certa temperatura o che vibrano e permettono di rispondere al telefono senza toccare quest’ultimo.

Le opportunità sono dunque moltissime e non c’è da dubitare che presto o tardi lo smart clothing diventerà la passione (o l’esigenza) per molti.

Altro che maglie di lana e copertoni a tracolla.