Non ha funzionato il parcheggio sotterraneo per biciclette inaugurato nel 2017 a Singapore. Troppi costi da affrontare e troppa concorrenza derivante dai sistemi di mobilità condivisa.

Questa è una prima conferma di quanto riportato nelle recenti previsioni di Deloitte (di cui abbiamo parlato) nelle quali si annunciava un aumento massiccio del bike sharing, soprattutto elettrico.

 

Largo al bike sharing 

SecurMyBike era un progetto partito con i migliori propositi. Prevedeva una fase iniziale gratuita per i cittadini nonostante le spese di costruzione fossero state notevoli. La copertura sarebbe arrivata dalle tariffe pagate dagli utenti, attratti teoricamente da offerte e prezzi bassi. 

Non è bastato, il parcheggio veniva usato poco, troppo poco per continuare a credere nel progetto. Lo scorso 4 Febbraio il Ministro dei Trasporti singaporiano Khaw Boon Wan ha annunciato che proprio l‘emergere di biciclette e scooter elettrici in sharing ha drasticamente modificato l’uso delle bici private e, conseguentemente, anche di SecureMyBike.

parcheggio
image via forums.hardwarezone.com.sg

Un modello sbagliato? 

Questa chiusura non deve spaventare: il mondo della mobilità è in fermento e deve ancora trovare la sua dimensione. Potrebbe essere l’occasione per i singaporiani di studiarlo meglio. Il bike sharing poi è un sistema che può avere un certo impatto nella vita di un centro abitato, a cui spesso non si è preparati. 

Forse le città sono diventate troppo grandi, troppo estese per basarsi su pochi grandi poli attrattivi: probabilmente ne servirebbero di meno, più piccoli e più diffusi. Forse il problema è nell’approccio un po’ megalomane che abbiamo nel costruire e sarebbe bene imparare a fare di meno ma farlo meglio

Per una volta anche in Italia abbiamo buoni esempi, come i bike box recentemente costruiti a Genova. Piccoli armadietti diffusi lungo la città in specifici green point: perfetti per questa causa.