150510_170704_5786_GPR5C’è un giornalista, anzi più di uno, che ha commentato l’episodio dello scriteriato che, con una bici a scatto fisso, si è buttato in mezzo al gruppo del Giro d’Italia stendendo alcuni corridori come un gesto stupido e disastroso. Alafaci su twitter l’ha definito addirittura “un cretino”, ma non perché fosse con una fissa, semplicemente perché era un imbecille. Solo che a volte capita che si tenda a fare di tutta l’erba un fascio. Soprattutto quando si è poco informati e ci si limita a vedere le corse dalla sala stampa. È vero che a Genova c’era una ressa incredibile di pubblico e non era molto comodo scendere in strada, a prescindere dai privilegi dell’accredito. Facevano a botte anche i fotografi in uno spazio troppo ristretto. Però il senso della bicicletta è lì, in mezzo a una strada, tra i commenti che fanno anche sorridere del pubblico e il vento sollevato dai corridori che passano a velocità folle per le vie del capoluogo ligure.

No, chi va con una bici fissa non è necessariamente uno scriteriato. E se i giornalisti in naftalina guardano con sospetto questo popolo perché a loro dire non hanno passione per il ciclismo, ma seguono solo una moda, è solo una questione di ignoranza. È vero che in città, scatto fisso o meno, si tende a tracciare linee rette che passano per marciapiedi e semafori rossi, ma c’è anche buon senso e rispetto delle regola da parte della maggior parte dei pedalatori. Perché criticare a priori chi va sullo scatto fisso? Molti sono anche ragazzi che in pista ci hanno girato per davvero. Anzi, parecchi di loro si stanno dando da fare al recupero della pista più di chi sta seduto a scrivere. E iniziano ad arrivare anche i risultati.

Ecco, viva le scatto fisso, anche al Giro d’Italia allora. Ma fuori dalla corsa. Altrimenti si rischia di dare ragione agli ignoranti.
Che poi, quello nella foto, è Elia Viviani, corridore italiano, in squadra inglese e forte pistard. Uno che di bici a scatto fisso se ne intende un bel po’.