Al recente evento espositivo Bike Experience svoltosi in quel dei Colli Euganei, che raccoglie l’eredità di Expobici Padova, è stato protagonista uno degli argomenti clou fra le preoccupazioni del mondo delle bici: i furti.
Personalità di spicco ed esperti, del settore e non, sono intervenuti a Galzignano Terme per dare corpo ad una approfondita analisi del problema, stimato in cifre allarmanti: circa 350.000 bici all’anno trafugate in Italia. Un grosso business per la criminalità, più o meno organizzata.
“Siamo di fronte ad un fenomeno tanto preoccupante quanto impalpabile – ha spiegato Piero Nigrelli, direttore del Settore Bici di Confindustria ANCMA – perché non esiste ancora un registro delle bici, oltre al fatto che chi subisce i furti raramente ne informa l’autorità competente”.
D’altronde, se il successo della bici sta segnando una sorta di rivoluzione culturale, è anche vero che “ogni rivoluzione ha i suoi aspetti negativi”, come ha sottolineato Luca Griggio, AD di GEO-Padova Fiere, nell’introduzione del dibattito moderato dal Direttore di Tuttobici, Pier Augusto Stagi.
Il workshop “#SaveMyBike: Ladri di biciclette 2.0”, patrocinato dalla Federazione Ciclistica Italiana e dalla FIAB, in due ore di dibattito ha messo a fuoco i contorni del problema in termini spietati.
Bici rubate in ogni modo: sia all’ingrosso (scassinando depositi delle squadre e magazzini delle aziende, svuotando negozi e bici-park) che al dettaglio (violando i garage privati, aggredendo i singoli cittadini su sentieri isolati), fino all’estremo delle rapine a mano armata.
Per portare via le bici, oggi, i malavitosi fanno cose un tempo possibili solo per i gioielli e le auto di lusso: d’altronde le due ruote a pedali sono diventate un oggetto ambito, anche se i ladri le trattano come merce avariata accatastandole senza alcuna cura nei furgoni, come mostrato dai video proiettati durante l’intervento di Vincenzo Zonno, Commissario Capo della Polizia di Stato.
“Il guaio – ha aggiunto Zonno – è che chi subisce i furti non sporge denuncia, mentre noi abbiamo bisogno di più tracciature possibile per poter almeno provare a combattere il fenomeno”.
Le aziende produttrici dunque soffrono anche se fanno grandi fatturati, considerando che i furti di bici in Italia su scala annua provocano un danno da 150 milioni di euro: i magazzini diventano bunker dotati delle più sofisticate tecnologie, le polizze assicurative crescono in modo esponenziale, eppure il fenomeno non si arresta: ben lo sa Davide Boifava, amministratore delegato della Carrera Podium, che ha documentato il poco edificante record di 17 effrazioni subite dalla sua azienda di bici del bresciano.
I ritrovati tecnologici adottati dalle case produttrici per personalizzare le bici (QR Code e altri) finora hanno dato risultati modesti. “Dobbiamo combattere questa piaga – ha confermato Isaia Spinelli, direttore commerciale Italia di Bianchi – considerando la ricaduta economica, la ridotta marginalità per le aziende e l’impoverimento dei prodotti disponibili sull’inevitabile mercato parallelo che si viene a creare, soprattutto su internet”. I malviventi quasi sempre scartano i telai e recuperano le parti staccate, poi montate su scocche di dubbia provenienza ed ancora più dubbia affidabilità. E’ un danno che indirettamente ricade anche sul movimento sportivo che gravita intorno alla bicicletta, come ha ricordato Luca Plaino, docente del Centro Studi FCI.
Roberto Pella, Vice Presidente ANCI ha portato il punto di vista istituzionale dell’associazione che riunisce i comuni italiani, anch’essi allertati sul triste fenomeno: “Lotta alla contraffazione e pene severe sono l’unico deterrente possibile – ha spiegato – insieme ad iniziative legislative che consentano alle amministrazioni locali di ottenere deroghe al patto di stabilità per investire su miglioramenti infrastrutturali, maggiore presidio del territorio e potenziamento degli impianti di videosorveglianza. La bicicletta è troppo importante per il miglioramento dei nostri stili di vita, batterci in sua difesa è un impegno civile”.