Il laboratorio PEDALARE VINTAGE BIKES & more, di Scandiano (Reggio Emilia), si occupa di restauro biciclette d’epoca, principalmente modelli con freni a bacchetta risalenti agli anni 30/40.

Un mestiere nato dalla passione per le biciclette

Il titolare Michele si è appassionato alle bici d’epoca sin da giovane. Nel 1984, all’età di appena 15 anni, acquistò per 50.000 lire una Wolsit a bacchetta. Bicicletta che tutt’ora possiede e sulla quale fece i suoi primi interventi di riparazione e messa a punto. Di seguito, racconta la passione che anima il suo mestiere e la bellezza che caratterizza le biciclette di manifattura italiana anni 30/40.

«Il restauro di una bici d’epoca è possibile grazie alla pazienza di chi le tratta con il rispetto e l’amore che si porta verso tutto ciò che appartiene alla memoria delle cose e dei fatti lontani nel tempo

«Ritrovare, scoprire, valorizzare gli infiniti particolari che si nascondono in vetusti, possenti e, nello stesso tempo, aggraziati mezzi è come dialogare con un vecchio che amiamo in modo particolare, e che con la sua voce e i suoi racconti sa infondere quiete e sicurezza.»

Restauro bicicletta Umberto Dei del 1935

«A volte, le nostre vecchie bici trasmettono emozioni particolari, qualche tempo fa, ad esempio, durante il restauro di una Umberto Dei A3 del 1935 trovai un biglietto che il primo proprietario aveva legato attorno alla vite di fissaggio del manubrio. Era lì da oltre 80 anni (ed è stato rigorosamente rimesso al suo posto a fine restauro). Grazie a questo indizio l’attuale proprietario ha potuto far vedere la bici restaurata ai discendenti del primo proprietario.»

«Si tratta di un’attività interessante non solo perché consente di ridare vita a bici d’epoca spesso in condizioni disastrate, ma anche perché lavorando su questa tipologia di biciclette ci si rende conto appieno di quanto i produttori di quel tempo si sforzassero di introdurre sui loro mezzi caratteristiche tecniche esclusive. Innovazioni sviluppate per di distinguersi dalla concorrenza. Al giorno d’oggi, purtroppo, non è più così. La differenziazione è basata soprattutto su adesivi di una marca piuttosto che di un’altra e i produttori hanno spesso smarrito la loro identità.»

Riscoprire la bellezza dell’artigianato italiano  

«Un altro aspetto appassionante di questa attività consiste nel rendersi conto della qualità eccelsa dei materiali e della componentistica utilizzata sulle biciclette risalenti agli anni 30/40. Biciclette talmente ben costruite che, se correttamente manutenute, possono continuare a funzionare per centinaia di anni (cosa del tutto impensabile con i prodotti attuali).»

Il laboratorio PEDALARE, dopo aver effettuato un restauro, riconsegna ai proprietari le biciclette con garanzia a vita su verniciatura, cromatura e assemblaggio.

Differenza tra restauro conservativo e integrale

Esempio di restauro conservativo

«Quando si ripristina una bici d’epoca è sempre preferibile optare per un restauro conservativo, che consiste nel revisionare tutte le parti in movimento (mozzi, movimento centrale, serie sterzo, pedali). In questo modo si ottiene una bici meccanicamente come nuova, ma caratterizzata da una splendida patina di vissuto accumulata dai decenni di utilizzo.»

Di seguito, un esempio di restauro conservativo effettuato su di una Bianchi Impero del 1940. Bicicletta dotata di peculiarità eccelse:

  • freni a bacchetta completamente interni al telaio
  • forcella liscia con foderi interni
  • telaio a giunzioni invisibili
  • mozzi Bianchi/Siamt.

«Una bici che nel 1940 arrivava a sfiorare le 2.000 lire! Una cifra equivalente a circa 8/10 stipendi dell’epoca!»

Esempio di restauro integrale

«Quando la bici nel corso del tempo è stata spennellata a mano o si trova in condizioni troppo deteriorate è possibile ripristinarla tramite restauro integrale. Questo genere di lavoro viene effettuato tramite sverniciatura a polvere di vetro, verniciatura a forno a 100°, filettatura realizzata a mano (come una volta) e cromatura della componentistica in acciaio.»

Di seguiti, un esempio di restauro integrale effettuato su di una Umberto Dei Imperiale del 1940. Sembra una normale bicicletta ma è caratterizzata da componenti davvero eccezionali:

  • frenata integrale
  • freno anteriore ammortizzato
  • perno ruota posteriore sfilabile
  • flangia mozzo posteriore a 3 fori
  • parafanghi con carenatura antispruzzo
  • parafango anteriore a fissaggio invisibile
  • telaio a doppio diapason con forcella anteriore liscia
  • oliatori su mozzi ruote, movimento centrale e carter (dotato anche di tappo di spurgo)
  • aste sistema frenante posteriore posizionate al centro del telaio
  • cerchi verniciati e filettati.

«Al giorno d’oggi nessuno sarebbe in grado di concepire, e tantomeno di costruire, un gioiello tecnologico come questo.»