GPR5_1441Saranno pure senza freni, saranno pure giudicate pericolose (ma se chi ci pedala dice di no, perché non farsi venire il dubbio?), ma le biciclette a ruota fissa, o le più addomesticabili, single speed, hanno un pregio al di sopra di tutti: aver fatto tornare la voglia di sporcarsi le mani a tante persone. Per farlo si possono trovare tante scuse: a iniziare dal recupero e proseguendo con i motivi ecologici di un traffico da evitare nelle grandi città. C’è chi si è fatto prendere la mano ed è pure andato oltre ed è venuta la voglia di costruire la bicicletta partendo proprio dall’inizio: dal telaio. È il percorso di Paolo Bellino, sui social conosciuto come “Rotafixa”.

Nel suo antro dipinge quadri e costruisce biciclette. Colori a olio per gli uni e le altre. Arte e bici di città sono diventate un connubio naturale e lui ha studiato da una parte e dall’altra.
Nei quadri di Rotafixa la bicicletta non è mai tutta intera, prosegue oltre il bordo della tavola. «All’inizio le dipingevo così, dentro i margini dello spazio a disposizione – spiega – poi mi sono detto che la bicicletta sta male così, con dei limiti, per sua natura è destinata ad andare oltre e i miei quadri la raccontano diversa».

Una delle ultime biciclette si chiama “Odio e Amore”, con un cuore e la scritta “odio” sotto alla scatola del movimento centrale perché: «È curioso, ma non ho trovato nessun simbolo a significare l’odio. E mi è piaciuta anche questa cosa» spiega divertito. E poi tanti tubi in acciaio. Una bici chiamata “Bitubo” che a sentirla nominare viene in mente qualcos’altro: marchi storici, ma quella di Paolo Bellino sdoppia in due il tubo piantone, tanto da lasciare libero di scorrere a vista il reggisella, bloccato solo dal collarino. Poi ci sono quei forcellini, a forma di lupo, altra creazione della fantasia e fatti realizzare apposta.

GPR5_1461«Il forcellino a innesto posteriore mi ha sempre ricordato il profilo di un cane, ma qui è più aggressivo, meglio il lupo». Nessuna associazione a fedi calcistiche, anche se quel forcellino ricorda proprio il lupo della Roma, Paolo Bellino si affretta a chiarire: «Sono ateo».

Guarniture appese un po’ alla rinfusa, strumenti di precisione e martelli appoggiati sul banco, lavoro in divenire che viene voglia di fermarsi lì e cominciare subito. Perché nelle vie di città non c’è solo lo stile nel vestire, ma si sta diffondendo sempre di più anche quello del pedalare. Chi se ne accorge può andare più lontano.