Potrà sembrare scontato, eppure, ci sono volute 6 edizioni della RideLondon per rendere palese che la chiusura al traffico veicolare delle strade per il passaggio dell’evento in bicicletta ha un effetto-bomba sui livelli di polveri sottili presenti nell’aria.
A certificarlo è uno studio eseguito dalla professoressa Jo Wood sulla base dei grafici generati dal King’s Kollege LondonAir, interessante sito che monitora i tassi di inquinamento della capitale britannica. Cosa accade dunque all’aria anche solo chiudendo per qualche ora una strada alle auto?
Polveri sottili: senza auto si abbattono
Sarà forse banale da dire ma, forse, in un mondo che nega sempre più le evidenze scientifiche, il detto latino repetita iuvant è quanto mai attuale: in 6 anni di RideLondon e di relative rilevazioni delle polveri sottili nell’aria, lungo il tracciato della manifestazione si è sempre verificato un sostanziale abbassamento degli agenti inquinanti.
Allo stesso modo, la riapertura al traffico ha sempre comportato dei picchi di emissioni inquinanti.
La dimostrazione è eloquente osservando i grafici: ogni edizione della RideLondon, in rosso, si pone in netto contrasto, in quanto alle percentuali di Ossido di Nitrogeno, con le medie rilevate nell’arco dell’anno.
Il livello di inquinamento atmosferico appare infatti appiattito in modo anomalo durante la manifestazione, con un significativo picco negativo al riprendere della circolazione motorizzata.
Stesse evidenze sono risultate dal monitoraggio della Upper Thames Street che vede il passaggio della London Marathon.
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Come dice Wood osservando i dati, è evidente che 6 anni consecutivi di risultati analoghi dimostrano come, per respirare aria più pulita, è necessario cambiare qualcosa nei sistemi di trasporto.
Ridurre la quantità di mezzi inquinanti in circolazione è fondamentale e, nei centri urbani, la bicicletta può essere un’alternativa più valida e viabile di quel che non si pensi.
D’altronde, i costi dell’inquinamento atmosferico provocato dai motori a combustione sono ben più alti di quelli immediatamente percepiti, dato che, nella sola Londra, sono ad esso riconducibili ben 9mila casi di morte prematura.