Il lupo perde il pelo ma non il vizio, ci hanno insegnato gli antichi: Gerard Piqué deve sentirsi un po’ lupacchiotto evidentemente, visto che, dopo essersi visto sequestrare la macchina, si è fatto sorprendere in sella ad una bellissima speed e-bike.
Cosa c’è di male? Nulla, anzi, il fatto che un calciatore di tale fama si mostri ai pedali andrebbe benissimo, non fosse per il tentativo di dribblare la legge spagnola, oltre che gli avversari.
Quella che cavalca Piqué, come attentamente osservato dai colleghi della rivista iberica Ciclosfera, è un modello di speed e-bike ben nota sul mercato: questo vuole dire che si tratta non di una bici a pedalata assistita come le altre, ma una di quelle che tanto detesta il sindaco di New York, ad esempio, perché in grado di raggiungere i 70 km/h.
In Europa l’unico Paese che non ha nulla da obiettare sull’utilizzo delle speed e-bike, come fossero normali biciclette, è la Svizzera, mentre nella UE il discorso è chiaro: con assistenza alla pedalata limitata ai 25 km/h le si considera bici (niente patente, casco, assicurazioni, targhe, etc.), al di sopra sono ciclomotori.
In Spagna la musica è uguale, come lo è in Italia.
Dove sta il punto? Il punto è che Piqué si è già visto sequestrare l’auto perché sorpreso a guidare senza punti sulla patente: evidentemente non aveva mai recuperato quelli già persi.
Allora, l’idea di girare in speed e-bike si rivela un esempio a metà: possibile che il campione del Barça debba prenderla in considerazione proprio quando gli hanno tolto la patente?