Gli Spagnoli si scoprono amanti dei pedali e, come accade anche in Italia, sono sempre in maggior numero a diventare ciclisti urbani. Occhi alla convivenza con auto e pedoni, però: sembra voler ricordare questo l’ultima ordinanza della città di Pamplona che, si potrebbe dire con ironia, tollera meglio i tori per le strade che le bici sui marciapiedi.

Battute a parte, il problema si sta riproponendo a macchia di leopardo in tutto il mondo: più bici circolano, più è necessario regolamentarne l’uso.

Pamplona ha decretato (o, meglio, ribadito, stando al codice spagnolo), per esempio, che i ciclisti sui marciapiedi non possono circolare: il loro posto è la strada.

Le uniche eccezioni ammesse sono i minori di 14 anni, che potranno pedalare in mezzo ai pedoni da soli o accompagnati da al massimo due adulti, e quelle strade ritenute particolarmente pericolose.

photo credit: moriza Autumn Cycle via photopin (license)

Così si riducono i rischi per i pedoni ma, si potrebbe obiettare, si aumentano quelli per chi va in bici, costretto a stare gomito a gomito con i veicoli a motore: la municipalità di Pamplona risponde che i conducenti delle quattro ruote sono tenuti a facilitare la circolazione delle biciclette, riducendo la velocità (il riferimento è esplicitamente rivolto ai centri urbani con limite dei 30 km/h) e mantenendo le debite distanze.

Come è facile immaginare, dopo una prima fase in cui i ciclisti saranno “sfrattati” dagli spazi pedonali, ne verrà probabilmente una seconda nella quale si porrà l’esigenza di dotare le strade di apposite piste ciclabili, cui per altro Pamplona starebbe pensando, dato che nella stessa ordinanza parla anche di semafori per biciclette.

All’ordine del giorno anche gli stalli per parcheggiare le due ruote e l’introduzione di un registro delle biciclette, per ora su basa volontaria.