Da venerdì 6 maggio 2022, il tanto atteso Giro d’Italia tornerà ad animare l’intero stivale: 21 le tappe in programma, con conclusione a Verona il prossimo 29 maggio. Con l’inaugurale tappa ungherese, Budapest-Visegrád, prima delle tre da disputarsi in territorio magiaro. Si rinnova, dunque, la grande classica del ciclismo, già dai suoi albori destinata a essere fondamentale nel rapporto tra sport e cultura di massa.
Nella seconda metà dell’Ottocento, infatti, il ciclismo esplose in Europa e in Italia con la sua particolarità di essere sport ‘itinerante’. Uno sport che fin da subito attirò le attenzioni di milioni di persone di ogni età ed estrazione sociale. Il merito del suo sviluppo iniziale era stato, indubbiamente, quello di aver coinvolto direttamente gli appassionati, che già si servivano della bicicletta come mezzo di trasporto prediletto per le attività quotidiane e per raggiungere il posto di lavoro.
Quando è nato il Giro d’Italia?
Uno sport per tutti, che premiava la fatica e che tutt’ora non perde il proprio fascino. Infatti, nonostante il successivo sviluppo della motorizzazione di massa con veicoli quali auto e moto, la bicicletta e, di conseguenza, il ciclismo, non hanno perso oggi attenzione e fascino di un tempo. La svolta definitiva per questo sport fu la nascita, nel 1903, del Tour de France prima e, nel 1909, proprio del Giro d’Italia poi, gare considerate tutt’ora le più importanti dell’intero panorama ciclistico.
È la classica italiana ideata da La Gazzetta dello Sport, in occasione della sua imminente centocinquesima edizione, a meritare una menzione speciale per valenza comunicativa, sociale e culturale. La Gazzetta dello Sport era nata a Milano nel 1906 come primo e vero quotidiano sportivo italiano ed europeo. I fondatori del giornale, Eliseo Rivera ed Eugenio Camillo Costamagna, furono considerati veri e propri pionieri: anticiparono l’esplosione dello sport europeo come fenomeno di massa.
Il primo mezzo di comunicazione a organizzare gare e eventi
Il giornale, fin da subito, puntò a coinvolgere gli appassionati e a entrare nel vivo catalizzando l’attenzione sullo sport e sulla percezione del pubblico. Non si limitò a raccontare le vicende sportive: fu il primo mezzo di comunicazione italiano a organizzare gare ed eventi da promuovere e raccontare. La testata diede al ciclismo particolare attenzione e organizzò:
- il Giro di Lombardia dal 1906;
- la Milano-Sanremo dal 1907;
- il Giro d’Italia dal 1909.
Le origini della Maglia Rosa
Ancora oggi il vincitore del Giro viene premiato con la mitica Maglia Rosa, che deve il suo colore alle inusuali tonalità delle pagine proprio del quotidiano meneghino. Inizialmente di colore verde, il giornale diventò rosa dal 2 gennaio 1899 pare per un insieme di fattori, tra cui il risparmio sui costi della carta, il desiderio di distinguersi e l’influenza del francese e rosa “Journal de sport”. Il colore si sarebbe presto imposto come tratto distintivo di un quotidiano che si sarebbe presto curato di organizzare nei minimi dettagli ogni singola edizione della corsa fino a oggi.
Le iniziative della Gazzetta, per l’epoca, furono di straordinaria modernità
Il Giro d’Italia è un fenomeno italiano sportivo unico nel suo genere, che ha contribuito a dare identità al paese. La celebre corsa a tappe è cresciuta insieme all’Italia stessa e l’ha mostrata con naturalezza in diversi momenti della propria storia.
Il giro ha visto i paesaggi del paese cambiare e ha sempre mantenuto intatto il fascino che portava con sé e che ‘obbligava’ la gente a scendere per le strade della penisola a incitare fuoriclasse della disciplina come Alfredo Binda, Fausto Coppi, Gino Bartali, Eddy Merckx, Marco Pantani e tanti altri passati alla storia. Questi ultimi si sono passati di mano in mano la gloriosa maglia del primo in classifica generale. Il Giro è una competizione ancora oggi attesa, che conquista, fa scuola, apre la strada agli antichi valori del ciclismo e dello sport.