La Federazione che lo rappresenta non è grande come quella del ciclismo e il mercato che smuove non è paragonabile, ma il Triathlon oggi ha trovato una sua degna collocazione nel panorama degli sport italiani e sta riscuotendo sempre maggiore interesse, curiosità e ammirazione. A parlarcene è Sergio Contin, che da 12 anni ha incarichi professionali nell’ambito della Fitri, la Federazione Italiana Triathlon, dal 2000 al 2008 come Responsabile Tecnico della Nazionale Italiana su lunga distanza e dal 2009 a oggi come Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Olimpica.

Il Triathlon è uno sport multidisciplinare di resistenza che comprende, nell’ordine, una prova di nuoto, una di ciclismo e una di corsa, da effettuarsi senza interruzione e nel minor tempo possibile. Come nell’atletica le distanze di gara variano e si possono scegliere a seconda delle caratteristiche tecniche personali. Vanno dalle più alte del Super Lungo, l’ironman, dove i triatleti percorrono 3.800 m a nuoto, 180 km in bicicletta e 42,195 km di corsa, al Minitriathlon, dove le distanze scendono a 200 m, 6 Km e 1500 m. «Questa disciplina è nata negli Stati Uniti nel 1977 da una sfida tra un gruppo di amici e prevedeva come distanze obbligatorie quelle del Super Lungo – ci spiega il CT Contin -; poi però, per rendere questo sport più abbordabile a tutti, sono state create distanze diverse, che si differenziano non solo per i chilometri percorsi, ma di conseguenza anche per la qualità e velocità delle prestazioni, che nel Triathlon olimpico per esempio sono notevoli».

 

La prova di ciclismo

«Nelle frazioni di ciclismo previste nel Triathlon ci sono alcune variabili, a seconda delle distanze – continua Contin -: in quelle molto lunghe, tipo ironman, non si tratta di una gara di ciclismo vera e propria in linea, perché la regola è il “no-draft”, ovvero non si può stare a ruota dell’avversario; è quindi un contesto di ciclismo da cronometro, in cui l’atleta è da solo per 180 km, per l’ironman, o 90Km, per il mezzo ironman, un nuovo circuito, decisamente più abbordabile, inventato dagli Americani e che ora sta prendendo molto piede in tutto il mondo. Invece nella disciplina olimpica si pedala per 40 km, quindi le distanze sono più corte e più veloci: in questo caso il ciclismo è in linea, si può stare in gruppo e si verificano tutte le dinamiche del classico ciclismo su strada, dalla fase in gruppo allo scatto, alla fuga e così via. Di conseguenza anche la bicicletta utilizzata è diversa. Sulle lunghe distanze si utilizza una bici da cronometro e qui “tutto è permesso”, per favorire l’aerodinamicità ma anche la comodità: ecco allora gli alti profili delle ruote in carbonio, i manubri con appendici particolarmente prominenti, i telai monoscocca in carbonio, i tubi piantone con angoli più “rigidi” eccetera. Un mercato di nicchia ma abbastanza vivo quello di queste biciclette, molto più accattivanti anche per gli amatori. Diverso invece il caso dell’olimpico, in cui si utilizzano normali biciclette da strada, per le quali esiste già un mercato preciso; le regole a cui ci si rifà in questo caso sono le stesse dell’UCI, dal peso alla tipologia di appendici».

 

I triatleti

In Italia gli atleti che si possono definire professionisti del Triathlon a oggi non sono molto numerosi, sia per la nascita recente di questa disciplina e la scarsa conoscenza che purtroppo ancora oggi se ne ha, sia per la difficoltà di applicarsi in questa particolare e difficile sport; trattandosi di tre diverse discipline infatti sono richiesti numerosi allenamenti e quindi una notevole disponibilità di tempo, perciò l’approccio al Triathlon non è così semplice.

I nostri professionisti provengono tutti da gruppi sportivi militari e i nomi oggi più di spicco sono quelli del ventiquattrenne Alessandro Fabian, il nostro miglior atleta, preparato dal CT Contin e classificatosi al decimo posto alle Olimpiadi di Londra, e di Davide Uccellari; mentre fra le atlete donne i nomi sono quelli di Anna Maria Mazzetti e Alice Betto, cui si aggiungono molti altri professionisti.

E poi c’è la folta schiera degli amatori, generalmente di target piuttosto alto, anche culturalmente, ed espressione di quella multidisciplinarietà che richiede fatica, tempo, capacità organizzativa e apertura mentale.

«Sono molto soddisfatto del lavoro svolto in questi ultimi anni – conclude Contin -; abbiamo conseguito veramente tanti risultati e soprattutto di qualità: il 10° posto alle Olimpiadi, miglior risultato di sempre per l’Italia con Alessandro Fabian, ma anche una medaglia di bronzo ai campionati europei élite con Anna Maria Mazzetti un anno fa, una medaglia d’argento agli europei under 23 con Davide Uccellari e altro ancora. Il mio auspicio è che la crescita continui e porti nuovi e interessanti risultati».