MINI lancia nuove e-bike con frenata rigenerativa

Pochi lo sanno, ma MINI ha una divisione ciclistica, ecco quattro e-bikes con frenata rigenerativa, leggere e minimali quanto basta per passare inosservate ma senza rinunciare ad un tocco di stile.

via facebook.com

KERS e frenata rigenerativa

La casa automobilistica inglese MINI ha lanciato 4 modelli di e-bike dalle interessanti caratteristiche. Tra loro spicca in particolare la dotazione del KERS (di cui avevamo parlato qui) acronimo di Kinetic Energy Recovery System, un sistema di ricarica integrata sviluppato in Formula E e che dovrebbe migliorare le prestazioni della batteria. Il condizionale è d’obbligo in quanto la frenata rigenerativa applicata alle biciclette è un tema controverso di cui spesso viene messa in dubbio l’utilità. Tuttavia le scelte tecniche che MINI sta portando avanti con queste bici potrebbero rispecchiare, forse involontariamente, la soluzione ad un fenomeno effettivamente in corso. Cerchiamo di capirlo partendo col vedere le caratteristiche tecniche di queste bici.

Tecnologia leggera

Innanzitutto il peso: le e-bike prodotte da MINI sono tutte leggere e assestate sotto i 17 kg, motore e pacco batterie compresi. Questo rende più giustificata la presenza di un dispositivo di accumulo poco prestante (circa 170 Wh) e del suddetto sistema di rigenerazione KERS. Pedalando all’indietro o affrontando una discesa le bici si ricaricano offrendo circa un 5-10% in più di autonomia. Non è molto, ma se si usa la batteria in maniera coscienziosa potrebbe rivelarsi molto utile. Se però dovesse balenarvi il pensiero “bello, così non devo ricaricare la bici alla presa”, beh accantonatelo subito. Si tratta di margini utili ma non sostanziali. Inoltre il telaio a forma classica occulta l’elettrificazione del mezzo e disincentiva, quantomeno a colpo d’occhio, i furti (altro tema scottante per le bici elettriche). 

Attenzione all’assistenza

Tornando al fenomeno che dicevamo più sopra, esso ruota intorno al sospetto secondo cui le e-bikes stiano venendo spesso usate alla stregua degli scooter: questo atteggiamento non è innocuo e vanificherebbe i vantaggi in termini di sostenibilità delle bici a pedalata assistita. L’apporto di energia muscolare infatti non solo tiene in forma il ciclista ma estende nel tempo la durata della batteria e quindi del veicolo stesso. In questo senso quindi le e-bike ad assistenza minima disincentivano un suo scorretto uso, spesso amplificato da un’ incontrollata diffusione di e-bikes non basate sul sensore di coppia. Alcune case stanno in effetti producendo bici con una parte elettrica minimale, opposta ad altre che invece puntano su batterie modulari per aumentarne di molto l’autonomia. Che si propenda per una o per l’altra sponda, tenere a mente questo fenomeno e progettare di conseguenza potrebbe essere una mossa vincente

I modelli 

Le e-bike prodotte da MINI sono 4 modelli, prenotabili sul sito ufficiale ad un prezzo che va dai 2399€ ai 2799€. La versione Singlespeed Cooper CS-IE è anche la più economica, pesa circa 14 kg e, come le sue colleghe, ha motore Zehus Bike Gen2 All-In-One 250W con KERS, coppia 40Nm e batteria da 173 Wh nel mozzo posteriore. La più costosa delle quattro è invece la Cooper CR-7E, un modello più sportivo con 7 marce e pesante poco meno di 17 kg (pedali esclusi). La componentistica è tutta di alta fascia, dalla sella al manubrio e presenta dettagli che rimandano alla casa madre MINI. 

Queste e-bike sono sicuramente un prodotto da considerare in virtù delle caratteristiche viste più sopra, di certo non comuni raccolte tutte insieme.