«Fare di necessità virtù» è un detto intramontabile che non soffre latitudine e longitudine: ecco così che il Messico, nazione decisamente affezionata all’automobile, scopre di colpo la bicicletta “per necessità”, appunto.
A far sì che succedesse non è stato l’inquinamento che da decenni contraddistingue la capitale Città del Messico, agglomerato record per popolazione con i suoi quasi 25 milioni di abitanti, hinterland compreso, bensì un’improvvisa penuria di carburante.
Che una situazione di disagio momentaneo possa evolversi in una scoperta di una mobilità alternativa è, però, una speranza da non sottovalutare.
Code ai benzinai, tutti in bici
Quanto successo è semplice: nelle prime settimane del 2019 il Presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador ha deciso di mettere i sigilli ad alcuni impianti di trasferimento di combustibile come conseguenza delle indagini sulla piaga dei furti di benzina.
Per evitare di alimentare questo traffico illegale, le autorità messicane hanno disposto una chiusura degli oleodotti più vulnerabili, incidendo automaticamente sulla disponibilità stessa di carburante nel Paese.
Con molti benzinai a secco e quelli rimasti presi d’assalto, usare un mezzo privato è diventato un incubo, così molti hanno rinunciato al pieno: ciò cui non potevano rinunciare era però di spostarsi per andare al lavoro, dunque ecco che la bici è diventata molto più appetibile del solito.
Problemi anche per Uber
La mancanza di carburante si è fatta sentire soprattutto in alcune città degli Stati messicani di Guanajuato e di Michoacan: a riportare diversi disagi sono state anche le società di noleggio, in testa Uber.
Il servizio di autisti che tanto ha fatto discutere mezzo mondo è ben radicato in Messico ed è stato uno stesso portavoce dell’azienda a dichiarare che le corse, nelle settimane di stallo petrolifero, sono diminuite.
Lo stesso hanno dichiarato altre compagnie che offrono servizi di mobilità, mentre a “festeggiare” sono state le società di bike sharing.
Bike sharing in crescita
Mobike, società cinese di bike sharing che opera in America Latina all’interno di un più ampio gruppo di società, ha riportato una crescita del 10% dei noleggi nel periodo interessato dai problemi di distribuzione dei carburanti.
Mentre le pompe di benzina erano chiuse e rifornire l’auto poteva voler dire una perdita di tempo notevole, oltre che una sorta di “caccia”, un po’ tutti i servizi di mobilità alternativa hanno avuto un’insperata occasione per mettersi in mostra.
Oltre alla bicicletta si è registrata un’improvvisa attenzione per veicoli elettrici di ogni genere, dai van commerciali per il trasporto di merci, agli scooter.
Una questione di mentalità
Tornando la disponibilità di carburante alla normalità, probabilmente i Messicani saliranno ancora in massa sulle loro automobili. Senza una costrizione evidente, la maggior parte delle persone intervistate dai media locali ritengono bici e veicoli elettrici poco pratici o addirittura poco convenienti rispetto alla cara, vecchia (ed inquinante) auto.
Il Messico è una realtà distante dalla nostra, nella quale le ampie distanze, la scala delle metropoli e, in alcuni casi, l’arretratezza del parco mezzi circolante formano un mix decisamente a sfavore dell’ambiente e dell’utilizzo della bici come mezzo di trasporto quotidiano.
Tuttavia, situazioni come questa favoriscono l’incontro inaspettato, ossia quello tra lo scettico e la bici (o l’auto elettrica). A dimostrazione che, se indotti a farlo, tutti sono pronti a trovare forme di trasporto alternative: basta volerlo.