Un professore di saldatura, un conto in banca e un sergente di ferro. Ingredienti di una storia legata insieme da una passione lunga una vita. Il protagonista è lui: Marco Melini, 38 anni, da Forlì. Oggi fa il meccanico nel team Katusha e la sua storia d’amore con la bici ha da poco superato i trent’anni. Nozze di perla, dunque, per quel bambino che pedalava scatenato con la maglia giallo-blu della Scat di Forlì. Una sola vittoria in carriera, ma poco importa. «Mi sono sempre divertito molto – dice Marco – e così sono andato avanti fino alla categoria juniores». Smette di correre, perché la scuola è più importante. Frequenta un istituto tecnico per meccanici ed è il suo docente di saldatura che gli dice che alla Cicli Servadei – storico negozio forlivese aperto da Glauco Servadei, discreto campione tra gli anni ‘30 e ‘40 – cercano un ragazzo di bottega. Marco non si fa scappare l’occasione e così scuola al mattino e pomeriggio al lavoro. Trova un maestro in Edoardo Fucacci detto “Ciarein” il meccanico di Francesco Moser. «Il primo inverno – racconta Marco – l’ho passato a fare ruote da vendere all’inizio della bella stagione». Impara molto, compreso anche qualche trucco come quello di mettere un filo d’alcool quando devi cambiare una manopola del manubrio («l’alcool evapora e il gioco è fatto»). Nel negozio di piazza del Duomo, Marco ci sta per dieci anni; un’esperienza che gli è servita molto anche nel mondo dei professionisti: «lavori con ogni modello e questo ti permette di conoscere a fondo la bicicletta». Nel 2002, il destino ci mette ancora lo zampino. «Mia cognata – spiega – lavorava in banca a Lugo di Romagna e tra i clienti c’era anche Giancarlo Ferretti, detto il “sergente di ferro” a cui ho chiesto un posto da meccanico». E, incredibile, il navigatissimo direttore sportivo romagnolo un posto c’è l’ha. E che posto. Marco Melini, infatti, si ritrova a lavorare nella Fassa Bortolo, una delle più grandi squadre dell’epoca. «Lasciare la famiglia Servadei non è stato facile, ma volevo provare un’esperienza nuova». E a poco servono le parole di Ferretti che nel primo e unico colloquio gli elenca tutti i lati negativi del lavoro a partire dalla lontananza da casa (Marco è sposato con Mirella e ha due figli Michele e Matteo) fino ad arrivare ai viaggi interminabili. Sono passati tredici anni e Marco è ancora tra i professionisti. In carriera ha lavorato con tanti campioni, da Michele Bartoli a Ivan Basso passando per Filippo Pozzato e Fabian Cancellara, vincendo un paio di Milano-Sanremo e diverse tappe al Giro e al Tour. Dal 2011, dopo una lunga esperienza con l’Acqua & Sapone, Marco è tra le fila del team russo Katusha. «Vivi più con la squadra che con i tuoi cari – chiosa – e più intensamente nelle squadre piccole piuttosto che nelle grandi». Lavorare nel World Tour, il livello più alto del ciclismo mondiale, è una opportunità dal punto di vista professionale. «Sei sempre aggiornato sulle novità tecniche e soprattutto hai per le mani materiali e prodotti top di gamma». Gli piace il cambio elettronico e consiglia al popolo dei ciclisti di puntare sulla qualità anche spendendo qualcosa in più. La passione non ha prezzo, dice sicuro Marco, ma va curata. «Se posso dare un consiglio – afferma – tenete pulita la bici e lavatela dopo ogni uscita».
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