Nel Maggio scorso Lime Bike, start up dalle uova d’oro nata in quel di San Francisco, aveva cambiato il proprio nome in Lime. L’elisione del termine “bike” forse doveva lasciare intuire che, di lì a poco, le biciclette sarebbero sparite (o quasi) dalla sua offerta.

Paradossale? Segno di una qualche sconfitta? In realtà, pare trattarsi di una sorta di evoluzione del sistema: le ebike hanno fatto da apripista alla mobilità condivisa – ben più agili, economiche e facili da “digerire” di un’auto elettrica – ma adesso fanno spazio a qualcos’altro. Che ci sia da rizzare le orecchie?

Lime
Screenshot from Lime’s Smart Mobility Fleet

Nella Bay Area arrivano gli e-scooters

Certo, noi non siamo a San Francisco e tantomeno in California. Eppure, se là, che il tempo è decisamente primaverile quando non estivo tutto l’anno, i dirigenti di Lime sostengono che l’ebike non risponda appieno alle esigenze di trasporto dell’utenza, allora c’è qualcosa da capire.

Nel giro di una trentina di giorni, infatti, Lime ultimerà il ritiro delle sue bici a pedalata assistita – proprio quelle che le hanno permesso in appena due anni di attecchire in 170 tra città e Campus universitari in tutto il mondo, 26 dei quali in Europa – dalla cosiddetta Bay Area e non solo: South San Francisco, Burlingame, San Mateo, Foster City, Sunnyvale, Mountain View, El Cerrito, Alameda, St.Louis, Hartford, Tacoma, Washington e parte dei siti in Ohio sono i primi interessati.

Al posto delle bici elettriche arriveranno gli e-scooter, intesi come monopattini elettrici, mentre laddove Lime non ha le licenze per operare con questi mezzi, semplicemente, per ora spariranno solo le ebike.

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Screenshot from Lime’s Smart Mobility Fleet

Scooter elettrici nuovo trend

Apprendo il sito web di Lime la prima cosa che appare davanti ai vostri occhi è un monopattino elettrico. In Dicembre il CEO Tony Sun aveva affermato al San Francisco Chronicle che gli e-scooter sono il segmento in più rapida crescita.

Dando uno sguardo agli altri che operano sullo stesso mercato di Lime, spicca Bird, suo principale concorrente, che già ha investito proprio sugli scooter elettrici, mentre il panorama delle ebike condivise si è arricchito del nome Jump, il servizio di ebike sharing controllato da Uber proprio in collaborazione con Lime.

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Screenshot from Lime’s Smart Mobility Fleet

Dunque, se la flotta di 1.000 bici elettriche a noleggio verdi era sovradimensionata per la richiesta della Bay Area, stando a quando sostiene Lime, è anche possibile che nella partnership con Jump si possa leggere uno spostamento del “core business” dai pedali (lasciati alla sussidiaria di Uber) ai monopattini.

La dirigenza di Lime giustifica, in realtà, la decisione di sostituire bici con e-scooter per via di più semplici ragioni legate all’utenza: le ebike, per via del clima e dei saliscendi della zona, sono poco richieste, mentre gli scooter elettrici sì.

Come dire: tra la bici tradizionale e la pedalata assistita, meglio quest’ultima, ma se si può evitare di fare qualsiasi sforzo, allora non c’è storia.

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Screenshot from Lime’s Smart Mobility Fleet

Anche in Europa i bike sharing potrebbero ripensarci?

Certo, una rondine non fa primavera. Però Lime è una rondine abbastanza pasciuta e benché sia più che naturale modulare l’offerta a seconda dei trend e delle esigenze dei singoli mercati, gli Stati Uniti spesso fanno da apripista a mode e tendenze che, prima o poi, dilagano anche altrove.

L’Europa è un caso particolare: spesso le distanze sono inferiori a quelle statunitensi, in compenso l’orografia non è sempre dalla parte di un semplice utilizzo della bicicletta. Esistono Paesi nei quali la bicicletta è radicata alla pari dell’automobile, ma prevale in genere il mezzo a motore come Status Symbol.

I bike sharing hanno occupato in forze le principali metropoli, con risultati alterni: a seconda della nazione e della regione, il sottostato culturale riguardo il concetto di mobilità gioca un ruolo determinante.

Uno degli operatori più presenti era Ofo, il quale però, dopo una crescita esplosiva, ha dichiarato la cessazione delle attività al di fuori della madre patria Cina. Un altro segnale che, parallelamente, il business dei bike sharing sta subendo delle battute d’arresto dovute anche alla forte speculazione iniziale che ha interessato alcune società.

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Screenshot from Lime’s Smart Mobility Fleet

L’ebike come un cavallo di troia?

Vi è poi la questione dazi, che può esercitare a sua volta una pressione sugli operatori di Bike sharing. Le forti importazioni di ebike e bici tradizionali dalla Cina sono dovute in buona parte proprio alla continua richiesta di pezzi di ricambio da parte dei bike sharing, specie dai free floating, che per garantire il servizio devono reintegrare le continue perdite dovute al vandalismo, oltre che all’usura.

Si tratta di un meccanismo con buona probabilità previsto in partenza, che garantisce una domanda molto alta ai terzisti che forniscono le bici e i loro componenti.

Tuttavia la UE ha deciso di calcare la mano sulle ebike importate dalla Cina e potrebbe farlo anche su quelle tradizionali, riducendo i profitti di chi si basa su questo sistema.

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Screenshot from Lime’s Smart Mobility Fleet

Soprattutto, aggiungete a questo mix di informazioni un’idea che inizia a serpeggiarmi in mente, ossia che l’ebike sia stata – e continui ancora ad essere per alcuni anni – una sorta di “cavallo di troia” della mobilità condivisa.

Familiare e quindi proponibile con facilità a chiunque, a qualsiasi latitudine, la bici elettrica ha sdoganato la pratica della condivisione con un’agilità che car pooling e car sharing debbono ancora intravedere: potrebbe dunque essere solo la prima fase di un’evoluzione modale dei trasporti, utile a lasciare prima o poi spazio ad altro.

E a che cosa puntano tutti, sotto sotto? Allo scooter. Che sia in forma di monopattino elettrico o diretta discendenza dei cinquantini, magari ibridati nelle forme con l’ebike, è sempre lui l’oggetto del desiderio.

Ai posteri l’ardua sentenza.

P.S.

Guarda caso, è di questi giorni la notizia che Lime ha iniziato in Italia i primi test-day proprio per i suoi monopattini elettrici. Come volevasi dimostrare?