“È andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese”, Ernest Hemingway

Le Dolomiti sono riconosciute patrimonio mondiale dall’UNESCO dal 26 giugno del 2009. Un riconoscimento attribuito al loro valore estetico, paesaggistico e per l’importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico. Personalmente aggiungerei anche per la bellezza delle sue ciclovie.

Ovviamente quest’ultima parte è una libera interpretazione, ma se si prende come riferimento la città di Belluno e si pensa che il 46% della catena Dolomitica è all’interno di questa provincia, che il territorio è attraversato dalle due ciclovie più lunghe e importanti d’Europa: la Venezia-Monaco di 560 km e la Claudia Augusta Altinate di 650 km, ecco che si può tranquillamente pensare di essere in un vero e proprio paradiso per ciclisti.

Molti settori economici hanno subìto una brusca frenata a causa dell’arrivo del Covid-19. Ogni crisi, però, per quanto traumatica, ha in sé opportunità da cogliere.
Il cicloturismo per esempio ha rappresentato sicuramente una boccata di ossigeno vero per l’intero settore del turismo e sicuramente rappresenta, anche per il futuro, una risorsa fondamentale per intercettare nuovi flussi di turisti.

Qui di seguito vi raccontiamo le porzioni italiane delle due ciclovie europee più interessanti che attraversano il bellunese.

Indice dell’articolo

Ciclovia Monaco – Venezia 560 km di amicizia
Sei tappe in bicicletta dalla stupefacente bellezza
Tappa 1: Passo Cima Banche – Cortina D’Ampezzo
Tappa 2: Cortina D’Ampezzo – Vodo di Cadore
Tappa 3: Vodo di Cadore – Pieve di Cadore
Tappa 4: Pieve di Cadore – Perarolo di Cadore
Tappa 5: Perarolo di Cadore – Belluno
Tappa 6: Belluno – Sella di Fadalto
Ciclabile Claudia Augusta Altinate – 700 km che percorrevano le antiche legioni romane
Tappa 1: Lamon – Sovramonte
Tappa 2: Sovramonte
Tappa 3: Feltre – Passo di Praderadego

Ciclovia Monaco – Venezia 560 km di amicizia

Un dato di fatto è che andare in bici collega il viaggiare con l’allenamento sportivo; unisce paesi, nazioni con persone, la natura con cultura e buona cucina.
La Monaco-Venezia è chiamata anche la “ciclabile dell’amicizia” perché dal capoluogo bavarese porta i cicloturisti a Venezia attraverso 560 km di emozioni autentiche.

Sull’intero percorso, che implica 3.000 metri di dislivello, è possibile usufruire anche dei servizi treno e bus ben organizzati. Vi sono numerosi punti di assistenza specializzati per risolvere i problemi tecnici legati alla bicicletta.

Lunga via delle Dolomiti

La ciclabile è un vero e proprio viaggio nella storia perché attraversa paesi che raccontano gli ultimi mille anni e talvolta anche di più. Un viaggio che nella provincia di Belluno è accompagnato e quasi “sorvegliato” dalle splendide Dolomiti.

Di tutti i 560 km della ciclovia Monaco-Venezia vogliamo porre l’attenzione sul tratto italiano che attraversa la valle ampezzana e continua verso la pianura seguendo il corso del fiume Piave, strettamente legato alla Grande Guerra, scendendo verso l’Alpago e fino al Lago di Santa Croce, territorio legato all’antica Foresta del Cansiglio, risorsa boschiva sfruttata durante la Repubblica di Venezia. Giusto a titolo informativo, il Cansiglio ha visto transitare il Giro d’Italia ben sei volte.
Si prosegue poi lungo la vecchia statale Alemagna e si affronta la lunga discesa lasciando definitivamente la parte montana di questo itinerario per raggiungere lungo la Val Lapisina la città di Vittorio Veneto.

Sei tappe in bicicletta dalla stupefacente bellezza

Per godere in pieno le bellezze del bellunese ecco il suggerimento che diamo ai cicloturisti.
Proponiamo sei tappe della ciclovia che dal Passo Cima Banche arrivano fino a Sella di Fadalto passando da Cortina, Pieve di Cadore, Belluno e Alpago.

Sei percorsi che possono essere seguiti singolarmente, non lunghi (max 31 km) che permettono di godere scorci naturali molto belli, borghi incantevoli, cultura e anche gastronomia tipica.

Tappa 1: Passo Cima Banche – Cortina D’Ampezzo

Siamo in provincia di Belluno e partiamo dal Passo Cima Banche. Da qui la bellissima discesa su strada sterrata verso la “Regina delle Dolomiti” diventa un susseguirsi di emozioni uniche. Dopo essersi lasciati un laghetto incantato sulla sinistra, il percorso si insinua nel bosco e all’altezza di una radura nei pressi della statale si erge la chiesetta dei Santi Biagio e Nicolò di Ospitale.

Le gallerie della vecchia ferrovia ed i ponti sospesi sulla forra del Felizon ci accompagnano verso Fiames, mentre i profumi del bosco ed il suono del torrente accompagnano la discesa. Gli scorci che possiamo apprezzare in sella alla bicicletta sono fiabeschi.

Prima di arrivare a Cortina d’Ampezzo il fondo diventa asfaltato e in breve si raggiunge la stazione degli autobus. A due passi, Corso Italia impreziosito dal campanile della Basilica Minore dei Santi Filippo e Giacomo suggerisce ai cicloturisti una passeggiata in centro: il classico “struscio a Cortina”.

Lo “struscio” di Cortina

Cosa dire di Cortina? Meta turistica dei nobili di tutta Europa sin dagli inizi dell’800, ottiene la sua consacrazione definitiva con le Olimpiadi invernali del 1956.
Località sportiva di assoluto prestigio, la Regina delle Dolomiti (così viene definita) è ancora oggi meta privilegiata del jet-set internazionale. Offre paesaggi da favola, impianti attrezzati, movida notturna, shopping (ci sono le migliori firme della moda), eventi e un legame con il folklore molto vivo. Infatti, non è raro incontrare nel corso principale di Cortina donne e uomini che passeggiano vestiti con abbigliamento tipico della zona.
Cortina ospita un trittico museale di eccezione. Preziosi fossili del triassico, che narrano una Conca d’Ampezzo sommersa dal mare al Museo Paleontologico Rinaldo Zardini.
Il racconto del secolare rapporto tra uomo e territorio al Museo Etnografico delle Regole d’Ampezzo. Infine, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, uno degli insiemi più significativi in Italia per l’arte del XX secolo e che raccoglie alcuni capolavori di Savinio, Garbari, Depero e Guttuso.

Tappa 2: Cortina D’Ampezzo – Vodo di Cadore

Dal piazzale della stazione degli autobus di Cortina d’Ampezzo si oltrepassa la partenza della funivia Faloria per percorrere lo spettacolare ponte.

Da qui la vista spazia dal Cristallo al Pomagagnon, dalle Tofane alle Cinque Torri fino alla Croda da Lago. Nei pressi di Zuel, cattura la vista il trampolino olimpico di Cortina 1956. Lo spettacolo della Valle del Boite si pone davanti agli occhi in tutta la sua eleganza in un alternarsi di zig-zag tra le caratteristiche stazioni della vecchia ferrovia.

San Vito di Cadore merita una sosta dedicata al borgo ed alle sue chiese. La Ciclabile procede piacevolmente in leggerissima discesa alla volta di Borca di Cadore, dove l’accoglienza è garantita da numerose strutture ideali per riprendere fiato e rifocillarsi. In poco tempo si raggiunge poi Vodo di Cadore, splendido borgo di montagna che ha dato i natali a Giampietro Talamini, fondatore de “Il Gazzettino”, una delle più importanti testate giornalistiche italiane.

Vicino a Vodo di Cadore c’è la piccola frazione di Vinigo, un posto incantevole che conserva la suggestione tipica delle località in cui si respira ancora l’aria di tradizioni e abitudini passate. È uno degli insediamenti più antichi dell’area cadorina e sorprende ancora oggi per un’agricoltura lussureggiante, che arricchisce il paesaggio di questo altopiano di fiori, frutta e cereali.
Da segnalare le pale e gli affreschi di scuola vecelliana ospitati nella chiesa di S. Giovanni Battista, che annovera, inoltre, al suo interno ben cinque altari.

Tappa 3: Vodo di Cadore – Pieve di Cadore

Riprendiamo la Ciclabile sempre in leggera discesa. In questo tratto le cattedrali di pietra dolomia accompagnano il cicloturista ovunque volga lo sguardo, mentre un alternarsi molto interessante e tecnico di sottopassi e gallerie permette di scendere agevolmente la Valle del Boite. Sulla destra, adagiata su un pendio, si scorge Cibiana di Cadore, un vero e proprio presepe che custodisce il segreto della fabbricazione della chiave. Giunti a Valle di Cadore, il paese merita una sosta sia per le reminiscenze storiche antiche che per visitare la bellissima borgata di Costa, che una volta all’anno propone a luglio uno splendido viaggio tra i mestieri di un tempo. Da qui a Pieve di Cadore il percorso è rilassante e il profumo dell’abete rosso e del larice è un delizioso compagno di pedalata. In breve, si arriva alla piazza del paese dedicata al maestro del colore, Tiziano Vecellio.

Proprio qui, a pochi passi dalla piazza principale di Pieve di Cadore è ancora oggi intatta e visitabile la casa del pittore. Edificio del ‘400, ha subito nel tempo diversi interventi di restauro, ma conserva ancora il fascino dello stile cadorino, con i suoi arredi rustici e le pareti ricoperte di legno. Un luogo accogliente, che ben fa intendere da dove nasce parte del calore e dell’armonia che il Tiziano ha messo poi nelle proprie opere.

Questo tratto di ciclabile è accompagnato da sua maestà Antelao, il Re delle Dolomiti, con i suoi 3.264 metri è la seconda cima più alta, preceduto solo dalla Marmolada. È simbolo dell’intero Cadore: un poderoso insieme piramidale, articolato su tutti i versanti in gole e camini verticali. Il panorama dalla vetta è grandioso: se il cielo è terso si distinguono chiaramente il Mar Adriatico e la Laguna Veneta. Così come, a volte, fa vedere la sua imponente bellezza a chi dalla laguna guarda a nord.

Tappa 4: Pieve di Cadore – Perarolo di Cadore

Il percorso riprende rimanendo sulle pendici del Monte Ricco, alla cui sommità si erge il forte omonimo utilizzato in passato, fino ad arrivare alla Prima Guerra Mondiale, per controllare da questa posizione strategica il Cadore. Da qui, attraverso un viadotto, si arriva alla stazione dei treni di Calalzo di Cadore. In pochi minuti si può scendere all’area archeologica di Lagole: sembra di essere arrivati in Paradiso, un lago che sussurra leggende. A pochi minuti dal paese è visitabile anche il borgo antico di Rizzios, dove perdersi in atmosfere di 200 anni fa. Da qui si riparte alla volta di Perarolo di Cadore, immettendosi sull’antica “strada della Cavallera”, strada che può essere ancora transitabile per le auto, quindi è bene prestare un po’ di attenzione. Scivolando a valle su alcuni tornanti panoramici si raggiunge il “regale” paese. L’aggettivo non è usato casualmente, in quanto Palazzo Lazzaris ha ospitato i Reali d’Italia e d’Europa più volte. Qui si può visitare il Museo del Cidolo, il manufatto che serviva per fermare e controllare il legname che dal Cadore fluitava verso Venezia.

Questa tappa potrebbe essere allietata dalla visita al Borgo di Perarolo di Cadore, situato all’inizio della valle del Cadore, lega le proprie origini al commercio del legname per la Serenissima, data la posizione al confluire del Boite e del Piave. Tra le vie, il borgo presenta architetture di interesse culturale ed artistico, tra cui la Casa dei Trofei ed il Palazzo Lazzaris, dimora nella quale soggiornarono la Regina Margherita e il Principe di Napoli. Nella chiesa di S. Rocco si può ammirare un’opera di Francesco Vecellio, fratello del Tiziano.

Altro luogo da non perdere è la visita ai musei di Pieve di Cadore. La Magnifica Comunità di Cadore, in passato organo di governo della popolazione cadorina, oggi punto di riferimento per realtà istituzionali e sociali operanti nel territorio, ha sede in un pregevole palazzo nella piazza principale del paese. Eretto nella seconda metà del 1400, è inconfondibile per il torrione che lo affianca. Oltre a significative opere di Cesare e Marco Vecellio, custodisce il bellissimo Museo Archeologico Cadorino, che vanta una collezione di bronzetti imperdibile.
Pieve vanta anche un meraviglioso museo che narra la storia dell’occhialeria, nata proprio in queste valli. Un viaggio nell’eccellenza del Made in Italy.

Tappa 5: Perarolo di Cadore – Belluno

Questa parte della ciclabile Monaco-Venezia si caratterizza per essere molto selvaggia e lungo il fiume Piave. Era il tratto che percorrevano gli zattieri appena partiti alla volta di Venezia e che narra le gesta del passato, quando i lavori collegati al legno ed alla costruzione di manufatti la facevano da padrone. Si pedala infatti tra echi di antiche segherie ed anfiteatri creati dalle cave di pietra fino a giungere a Longarone. Qui solo una parola viene in mente, perché ce la ricorda ogni luogo: Vajont.

Ancora coccolati dal Piave si giunge a Soverzene, dove la torre della vedetta ci ricorda antichi fasti. Si svolta poi sulla strada romana alla volta di Belluno, attraversando l’antica Pieve di Frusseda, l’odierna Ponte nelle Alpi. In breve, si arriva alla Capitale delle Dolomiti: Belluno. Qui conviene prendersi un giorno e visitare la splendida Valbelluna percorrendo la Lunga Via delle Dolomiti fino a Feltre, pedalando alle pendici del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e ritornando poi lungo il fiume Piave, oltrepassandolo in due punti per apprezzare la magnificenza di entrambe le sponde.

Ospitale di Cadore merita una visita. Luogo di passaggio e di ospitalità da tempo immemore (da cui il nome), è abitata stabilmente solo dai primi secoli dell’anno mille, sembra con l’arrivo di un gruppo di pescatori provenienti da Chioggia che, risalito il Piave, decisero di fermarsi. Importanti nei secoli le attività legate al commercio del legno e all’estrazione mineraria. I dintorni ospitano luoghi di rara bellezza. Molto suggestiva la Cascata della Pissa, anche d’inverno quando ghiacciandosi crea spettacolari sculture naturali.

Tappa 6: Belluno – Sella di Fadalto

Siamo arrivati alla sesta tappa della provincia di Belluno. In questo tratto si ripercorre a ritroso il Piave fino a Ponte nelle Alpi per poi dirigersi verso la meravigliosa Conca dell’Alpago. Ora attraversando ponti con scorci mozzafiato (tratto Ponte Nelle Alpi — Cadola) ora percorrendo una vera e propria ciclabile scavata nella roccia (tratto Soverzene — Cadola), si giunge all’abitato di Soccher. Qui riecheggiano le gesta eroiche in difesa di antichi castelli oggi non più visibili, come il Castello di San Giorgio, ma soprattutto si possono apprezzare i resti di quella che fu un’arte del passato: l’estrazione delle mole da macina. Proseguendo sulle rive del canale, si arriva al Lago di Santa Croce, il paradiso dei surfisti in estate.
La Ciclabile, dopo essere passata sotto i boschi di Sitran, che ospitano il famoso “Albero della Bicicletta”, si proietta su un magnifico boulevard. Da qui è imperdibile il tramonto.

Non abbiamo parlato tanto di Belluno, città dall’aspetto affascinante.
Arroccata su un’altura alla confluenza tra il fiume Piave ed il torrente Ardo, Belluno sorveglia la Valbelluna, protetta dalla magnificenza delle Dolomiti a nord e dalle meravigliose Prealpi Venete a sud. Inoltrandosi nella parte più antica della “città splendente”, ci si immerge in un turbinio di palazzi, portici e piazze. La porta più a sud, Porta Rugo, mette in comunicazione la città di origini romane con Borgo Piave, famoso per le officine dove venivano create spade per diversi eserciti europei. Nell’altro borgo della città, Borgo Prà, si possono ancora notare particolari afferenti a come si viveva oltre un secolo fa, come gli antichi lavatoi sull’Ardo.

Sempre in Belluno, Palazzo Fulcis è uno degli edifici urbani settecenteschi più belli del Veneto e sede del Museo Civico di Belluno. Tremila metri di esposizione, distribuiti su più piani, in un percorso intenso che si articola in 24 sale.

Da segnalare opere di Bartolomeo Montagna, Domenico Tintoretto, Matteo Cesa, Andrea Brustolon, Marco e Sebastiano Ricci, Ippolito Caffi, ma anche preziose collezioni di porcellane, rari bronzetti, placchette rinascimentali, disegni ed incisioni di altissimo pregio.

Infine, il lago di Santa Croce, bacino naturale, paradiso di molti sportivi che in queste acque, grazie ai venti che soffiano costanti, praticano per gran parte dell’anno windsurf, kitesurf e la vela. Sulle sponde non mancano le occasioni di intrattenimento e da qui partono numerosi percorsi ciclabili, di nordic walking, corsa in montagna e sentieri percorribili a cavallo. Molto amato dagli appassionati di fotografia per gli scorci straordinari che regala.

Va bene pedalare, ma cosa si mangia?

La Valbelluna non è solo bella e accogliente per le sue Dolomiti, la natura, i borghi e i luoghi di cultura. Offre anche una gran varietà di prodotti tipici e di piatti che conferiscono all’escursione in bicicletta il grado di eccellenza. Ecco qui una breve rassegna di cibi da gustare.

Casunziei: sono ravioli a mezzaluna, tipici della Valle del Boite, da Cortina d’Ampezzo a Pieve di Cadore. Tradizionalmente ripieni di rape rosse, sono conditi con burro fuso aromatizzato e ricotta affumicata, quasi sempre accompagnati da una spolverata di semi di papavero.
La farcia, tuttavia, tende a seguire la stagionalità dell’orto, così in primavera ed estate è facile trovarli ripieni alle erbette, mentre patate e aromi sono il ripieno tipico da fine estate al tardo autunno.

Cavolo cappuccio: il tradizionale cavolo cappuccio di Vinigo è verde, dal sapore dolciastro e ha ottime proprietà nutrizionali. Si gusta crudo tagliato in insalata, stufato o conservato come crauti. Generalmente raccolto ad inizio novembre, periodo delle prime brine autunnali, che ne favoriscono la chiusura e ne esaltano la croccantezza. La coltivazione di questa varietà si concentra nella conca di Vinigo.

Speck del Cadore: rosato al taglio, saporito ed intenso al palato, lo speck del Cadore è una delle eccellenze alimentari dell’area dolomitica. Conosciuto e apprezzato in tutto il mondo è un inno ai sapori autentici della montagna.
Prodotto dalla coscia disossata del maiale, unisce due metodi di conservazione: la stagionatura, come per il prosciutto crudo, e l’affumicatura, che solitamente in questa zona viene fatta utilizzando segatura di abete rosso, larice e rami di ginepro.

Pastin: specialità gastronomica del Bellunese, è un impasto di carne di manzo e maiale, tritata fresca e speziata. Si presenta come una rondella simile ad un hamburger ma la speziatura e le proporzioni delle carni ne determinano il sapore unico.
Generalmente viene cotto alla griglia, ma può essere anche mangiato crudo, spalmato sul pane o andare ad arricchire preparazioni come risotti, paste o pizze. Da provare l’abbinamento con il formaggio Schiz, che ne esalta i sapori e lo rende una vera e propria delizia per il palato dei buongustai.

Agnello dell’Alpago: da sempre luogo ideale per la pastorizia, la Conca dell’Alpago dà il nome ad una razza ovina autoctona. Oggi presidio Slow Food, l’agnello dell’Alpago ha una carne tenerissima, un sapore delicato ed un equilibrio grasso-magro che gli permettono di rivaleggiare con i tagli più pregiati tipici d’oltralpe.

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Il cono gelato, una curiosità tutta italiana
Negli Stati Uniti di fine ‘800 il gelato si acquistava servito in bicchieri di vetro, che troppo spesso finivano rotti o non restituiti. È proprio ingegnandosi su come porre fine a questa concreta perdita economica che, nelle strade di una New York del 1896, Italo Marchioni (Peaio di Vodo di Cadore) ebbe un’intuizione geniale: costruì e brevettò una macchina per fare le cialde di wafer, poi ne prese una ancora calda, l’arrotolò e cominciò a servire i suoi clienti. Nacque così il cono che rivoluzionò per sempre il mondo del gelato.

Ciclabile Claudia Augusta Altinate – 700 km che percorrevano le antiche legioni romane

La seconda ciclovia che attraversa la provincia di Belluno ha una storia antica e importante; viene percorsa da circa 40.000 cicloturisti all’anno provenienti da tutti i continenti, dai 5 ai 93 anni d’età.

L’imperatore Claudio ampliò la Via Claudia Augusta facendone la prima vera e propria strada attraverso le Alpi tra il porto adriatico di Altinum, il porto fluviale Hostilia al Po e il Danubio.

Lungo l’itinerario ciclistico della Via Claudia Augusta torna a vivere l’antichissima via culturale e commerciale dell’Impero Romano. La varietà è il suo punto di forza. Si attraversano 3 stati, le Alpi, 10 regioni, 3 climi dal nord al sud dell’Europa che portano con sé una varietà unica di paesaggi. Ogni venti, trenta chilometri il ciclista viene aspettato da un nuovo paesaggio. Alla fine di aprile/inizio maggio, può capitare anche di sperimentare 3 stagioni durante un viaggio in bicicletta: un ultimo nevaio in zone ombreggiate del Fernpass, un solarium sull’Adriatico ed in mezzo tutte le sfaccettature della primavera. A parte dell’indimenticabile connubio di paesaggi ci sono vivaci cittadine, paesini incantevoli, centinaia di testimonianze di una storia movimentata e delle culture da essa influenzate. Senza dimenticare le specialità culinarie e vini squisiti lungo tutto l’itinerario.

Altimetria della Via Claudia Augusta Altinate
Altimetria della Via Claudia Augusta Padana

La ciclovia Claudia Augusta si divide in due 2 varianti dalla città di Trento: Via Claudia Augusta “Altinate” verso Altino presso Venezia passando per Feltre (circa 700 km da Donauwörth sul Danubio in Baviera fino ad Altino) e Via Claudia Augusta “Padana” verso Verona e Ostiglia sul Po (circa 650 km da Donauwörth fino a Ostiglia sul Po).

Il percorso è molto lungo, ma può essere percorso in alcuni tratti anche con il treno. Le stazioni ferroviarie di Donauwörth, Augsburg/Augusta, Landeck, Bolzano, Trento, Venezia-Mestre, Rovereto, Verona e Ostiglia sono ben collegate alla rete ferroviaria internazionale; quasi ovunque trasporto pubblico parallelo al percorso; collegamento ottimale alla rete ciclabile europea di lunga percorrenza.

Tre tappe bellunesi

Anche in questo caso presentiamo tre tappe della ciclovia Claudia Augusta Altinate che attraversano la provincia di Belluno e cercheremo di dare le indicazioni più interessanti per goderne al massimo l’escursione.

Tappa 1: Lamon – Sovramonte

Il percorso de “la Claudia Augusta Altinate” entra in provincia di Belluno dall’altopiano del Tesino scendendo verso Arina, che appare sulla destra come un presepe abbarbicato dolcemente sulla montagna. Arrivati in fondo alla valle si possono ammirare luoghi incredibilmente belli dal punto di vista naturalistico. Poco distante da qui c’è la cascata del Salton, una forra bellissima con acque cristalline. La strada riprende leggermente a salire nell’abitato di Rugna e poco dopo, nella frazione di Piei, troviamo il Ponte Romano di Lamon, restaurato di recente.
Di lì a poco si entra nel Regno del Fagiolo, il paese di Lamon, che ci accoglie con una piazza molto ospitale.

Arrivati a Lamon, merita visitare il ponte romano situato a poche centinaia di metri dal centro, sulla strada per S. Donato, in un contesto naturale di rara bellezza. La campata, sorretta da un arco a tutto sesto, è interamente realizzata in conci di pietra locale, evocativa testimonianza dei tempi in cui le truppe di una Roma imperiale all’apice del suo splendore attraversavano questa valle per marciare verso le indomite terre germaniche.

Si riprende la strada che scende verso a Ponte Serra e, dopo aver ammirato le cascate, la strada riprende a salire verso il piccolo ed incantato borgo di Faller, il paese delle mele prussiane, della leggenda della Fata Edgarda, delle distese di meli in fiore a primavera e dei colori e profumi accesi in autunno. Tutto ruota attorno al “Pom Prussian”, varietà preservata gelosamente dagli abitanti, che continuano a coltivarla in maniera sostenibile e a cui è dedicata ogni anno una festa ad ottobre.

Questa tappa è impegnativa perché nei suoi 16 km di lunghezza presenta un dislivello da superare di 411 metri. Nulla di impossibile e sicuramente appagante per il contesto in cui ci si trova.

Tappa 2: Sovramonte

Inizia la salita seria!

Dopo aver attraversato l’altopiano sovramontino tra le golosità del territorio e i mormorii della storia narrati dai ruderi del Castello dello Schener, ci si appresta a compiere le ultime rampe del Passo di Croce d’Aune. Questo passo è un pezzo di storia per i cicloturisti, poiché proprio su queste rampe ad un giovane Tullio Campagnolo venne l’idea di inventare il meccanismo del cambio. Dal passo, una strada panoramica ci accompagna con scorci incredibili sulle Vette Feltrine, che occorre ricordare sono patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO fino a Pedavena, sede della storica birreria. È tempo di una tappa per il cicloturista, prima di rimanere “incantato dalla bellezza rimasta pressoché intatta nei secoli” della cittadina di Feltre.

Davvero imperdibile un giro nelle vie antiche del borgo di Feltre, fino a giungere alla maestosa Piazza Maggiore, dominata dal Castello di Alboino. Qui si rimarrà incantati da quinte palladiane e da un teatro che riecheggia ancora delle opere di Carlo Goldoni, per poi perdersi nella visita di una bellissima area archeologica e di musei dal valore inestimabile.

Feltre è stata interamente ricostruita dopo l’incendio del 1510, è tutt’oggi circondata dalle mura originarie. Cuore del centro storico è Piazza Maggiore. Qui ogni anno viene lanciata la sfida che apre il Palio di Feltre.
Per chi ha ancora fiato, merita sicuramente una visita a parte il Santuario dei Santi Vittore e Corona. In splendida posizione panoramica il Santuario vanta meravigliosi affreschi di scuola giottesca.

Tappa 3: Feltre – Passo di Praderadego

Ultima tappa impegnativa del tratto bellunese della ciclovia. Si prosegue alla volta di Busche per viali alberati meravigliosi. Qui la Via Claudia Augusta incontra un luogo simbolo: la Villa Zugni Tauro alle Centenere, dove è conservato il cippo miliare.

I servizi per il cicloturista sono al completo, da un Bicigrill attrezzatissimo fino ad uno spuntino nella patria del latte e del formaggio Piave DOP prodotto dalla cooperativa Lattebusche. Ci si dirige quindi verso Lentiai, lasciandosi sulla sinistra la meravigliosa chiesa di Cesana. Una visita d’obbligo è quella alla parrocchiale di Lentiai, monumento nazionale: lo splendido soffitto a cassettoni decorato da Cesare Vecellio vi terrà estasiati con gli occhi all’insù.

Dalla chiesetta affrescata di Bardies verso il Passo di Praderadego la strada si fa più impegnativa, immersa nella natura e nella storia. Una ripida discesa porta alla forra del torrente Rui. Una strada sterrata, o in alternativa un’altra asfaltata, portano al Castello di Zumelle, posto su uno sperone di roccia da cui si gode di una vista meravigliosa sulla Valbelluna. Dal Castello al Passo, la salita è un susseguirsi di rampe e stretti tornanti nel bosco fino a giungere alla graziosa e accogliente chiesetta di San Fermo e San Rustico al Passo di Praderadego.

La fatica sarà stata tanta per arrivare al passo, ma la soddisfazione per le bellezze che avrete modo di vedere vi ripagherà.