“La biciclettina per Sasha” lettera arrivata in redazione

biciclettina

Qualche giorno fa è arrivata in redazione una lettera che ci ha stupiti molto, si tratta del racconto di un nostro lettore, Francesco Bertellini. In un breve messaggio parla di come sia riuscito a strappare un sorriso a un bimbo ucraino, Sasha, grazie a una “biciclettina“. Non potevamo trattenerci dal condividerla con voi.

“Immagino quanto una bici possa essere importante
per quel ragazzino”

«Qualche domenica fa, mentre ero sdraiato sul divano, scorrendo la home di Facebook, mi sono imbattuto nel post di un mio concittadino che ospita una famiglia fuggita dall’Ucraina con un bimbo di dodici anni di nome Sasha per il quale si cerca una bicicletta.

Immagino quanto una bici possa essere importante per quel ragazzino strappato alla sua terra e a parte dei suoi affetti (il papà e lo zio sono rimasti la a combattere). Mi viene in mente che in garage a “prendere polvere” c’è la biciclettina di mia figlia Camilla, regalo di quando fece la Prima Comunione. 

Contatto l’autore del post, prendiamo accordi e mi reco nel garage ad aspettarlo.
La biciclettina è lì, l’ho pulita, ho gonfiato le gomme e ingrassato la catena, pronta per essere usata.

Arriva un grosso e vecchio SUV dal quale scendono l’anziano benefattore, due bambini e due signore. Una è Alina, la mamma di Sasha, l’altra è la zia e la piccolina è la sorellina, forse di quattro anni o poco più. Sasha ha un visino furbo e simpatico; guarda la bici, mi abbraccia (non siamo più abituati agli abbracci) e salta in sella ripetendomi: “Grazie amico”. Mamma Alina mi fissa con gratitudine, ma con tanta sofferenza in fondo agli occhi. Il benefattore ha preso in casa tutta la famiglia, i figli sono grandi, di spazio ce n’è e sua moglie è tre giorni che cucina per tutti.

Sono timido e impacciato, metto mano al portafoglio ma vengo apostrofato: “No, non c’è bisogno, Lei ha fatto pure troppo regalando a Sasha la bici, in campagna un piatto di pasta a tavola non manca mai“.

“Sono fiero del mio concittadino benefattore
e della terra in cui vivo, che fu di San Francesco”

Carichiamo nel vecchio fuoristrada la biciclettina che fu di mia figlia, tutti risalgono a bordo e Sasha mi fa ciao ciao con la manina, non vedendo l’ora di poter scorrazzare in cortile con la sua nuova fuoriserie.

Rimango lì fermo a pensare, ho gli occhi lucidi e un groppone in gola. Sono fiero del mio concittadino benefattore e della terra in cui vivo che fu di San Francesco.
Mi sento pieno di orgoglio, lo sguardo di gioia incondizionata di Sasha – quello che solo i bambini riescono ad avere – non lo dimenticherò mai.»