Lo scorso primo di aprile Google ha pubblicato un video che ha ottenuto oltre 2 milioni di visualizzazioni ed è stato postato ovunque sui social network: rappresentava una bici che viaggiava da sola per la città, ti veniva a prendere grazie a un App e portava anche i bambini all’asilo al posto tuo. Il competente ingegnere di Google Olanda, che si è presentato come il capo del progetto della “Google Self-driving bike”, annunciava molto orgoglioso di aver risolto il problema della sicurezza in bici. Grazie alla tecnologia montata sulla bicicletta, alla Webcam installata e agli speciali sensori, la bicicletta di Google si muoveva in completa autonomia e “sentiva” quando si doveva fermare, per esempio a un incrocio o in presenza di altri veicoli. Ora, in un paese come l’Olanda, dove si percorre in bici il maggior numero di chilometri al mondo (una media di 900 km per persona), con oltre 350000 incidenti sulle due ruote, una soluzione simile sarebbe certamente benvenuta.

Al di là del divertente pesce d’aprile che ha coinvolto niente meno che il vice sindaco di Amsterdam, Kajsa Ollongren e la presidente dell’Unione dei ciclisti olandesi, Saskia Kluit, ci siamo però chiesti se una bici come questa non potrebbe rappresentare un futuro possibile. Certo, non per venirci a prendere sotto casa o portare i bimbi a scuola, però potrebbe essere dotata di sensori e «sentire» prima di noi quando un altro veicolo si avvicina o quando il semaforo sta per diventare rosso e quindi, rallentare. Ancora, potrebbe consentire l’uso della bici a chi ha problemi fisici o menomazioni, reagendo al posto del guidatore in caso di pericolo. La tecnologia in verità già c’è, basti pensare al Segway o all’ultimo modello di auto proposto da Mercedes, che è completamente autonoma, non solo nel parcheggio, anche nella guida. Insomma, un’evoluzione “intelligente” della bici elettrica, che non dovrebbe però, smettere di farci pedalare… Altrimenti, non sarebbe una bicicletta, no?