“Posso uscire in bici ad allenarmi”? E’ ciò che si domandano la maggior parte dei ciclisti in questi giorni d’emergenza da Coronavirus.

Sui social, al telefono, nelle chat il tema è sempre quello. Se fosse possibile, si domandano anche, lo si può fare da soli o in compagnia? A quali sanzioni si va incontro trasgredendo alle ferree regole imposte dal Governo per contrastare la pandemia da COVID-19? A scanso d’equivoci ci siamo rivolti ad un amico ciclista che è prima di tutto un agente delle forze dell’ordine. Per ovvi motivi di riservatezza le sue generalità e il suo grado devono restare anonimi. Ci limiteremo a chiamarlo “comandante”, nome generico e di fantasia, ma che rende bene l’idea della sua autorevole e spontanea testimonianza.

D) Ciao “comandante”. Data l’impossibilità, per ovvi motivi di vederci a quattrocchi o in bici, ci siamo sentiti l’altro giorno al telefono e abbiamo amichevolmente discusso del tema di cui sopra.”Ma allora in bicicletta si può andare o no” E se si, dove possiamo pedalare senza incappare in problematici controlli? Se così non fosse ci vuoi spiegare perché – come rimbalza ormai sulla bocca di tutti – “dobbiamo stare a casa”?

R) Ciao Roby. Grazie per l’ opportunità che mi dai di fare due chiacchiere su un argomento tanto attuale quanto unico nella nostra storia. Grazie anche del grado di comandante. In realtà sono un agente di Polizia Locale che pedala dall’ età di sette anni e quando posso lo faccio anche in servizio, visto che il nostro Comando è dotato di una splendida MTB, un po’ retrò ma efficientissima. Dunque, per capirci bene dobbiamo unire i due Decreti che si sono susseguiti ormai una settimana fa. Esattamente quello dell’ 8 Marzo riguardante solo alcune Regioni – Provincie e quello del 9 Marzo che ha esteso i divieti a tutto il territorio nazionale. – Nel primo DCPM , con un articolo molto stringato e secco, si determina che lo spostamento delle persone all’ interno dei territori in questione può avvenire solo ed unicamente per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute. Il tutto deve essere comprovato ed autocertificato nel caso si venga sottoposti ad accertamenti da parte delle Forze di Polizia. – Il secondo DCPM estende queste prescrizioni a tutto il territorio nazionale, aggiungendo nel comma 3 la dicitura che a noi interessa di più: “ le attività motorie svolte all’aperto sono ammesse a condizione che sia rispettato il metro interpersonale”. Questo comma è quello a cui si sono “aggrappati” i primi due giorni i miei amici/colleghi cicloamatori. Devo dire che dopo un paio di giorni dall’entrata in vigore del Decreto è stata capita dalla quasi totalità della gente la serietà e la gravità della situazione. Tanto è vero che anche le biciclette sono sparite dalle strade così come i pedoni, almeno nei comuni dove presto servizio. Dalle Prefetture da cui noi dipendiamo per la gestione dell’emergenza è stato dato l’mput di essere rigorosi sugli spostamenti da un territorio all’altro, quindi tra Comuni, e valutare la situazione sul proprio territorio. Questo cosa vuol dire? Che gli spostamenti anche in bicicletta devono essere fatti per comprovati motivi di necessità. Se invece si vuole fare una piccola “sgambatina “nel proprio territorio questo è consentito ma a condizione di avere buon senso. Se io dovessi accorgermi di un ciclista che pedala per un’ ora attorno alla piazza del paese beh, a quel punto non è più buon senso, e io sarei tenuto a ad applicare le sanzioni previste dal Decreto. In conclusione vorrei inoltre ricordare che tutti i siti istituzionali (Governo, Sanità, Polizia) ripetono ed insistono su un solo “must”: NON USCIRE!; sono pienamente convinto che questa volta dobbiamo nel modo più assoluto rispettare le regole. Lo dobbiamo a chi si ammala, alle loro famiglie, a quei commercianti che stanno perdendo tanti soldi per le serrate imposte, a tutto il personale sanitario che sta facendo sforzi incredibili e a noi stessi; questa è una grande prova di maturità di tutto il Paese.

 

D) E’ vero che, secondo il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020, fino al 3 aprile è permesso di pedalare sulla strada (o in off road) solo a chi ha lo status di professionista e agli atleti di interesse olimpico? Questo perché è parte integrante del loro lavoro. In tutti gl altri casi (tranne che non sia giustificato farlo per lavoro) è vietato. Giusto?

R) Si è corretto. Chi rientra nello status di professionista, quindi lo fa di lavoro o gli atleti di interesse olimpico, hanno la possibilità di allenarsi. Per curiosità l’altro giorno ho dato uno sguardo al sito della FCI, il quale conferma con un comunicato stampa dell’11 Marzo questa deroga per i suoi tesserati professionisti. Per tutti gli altri è vietato se non si ha un comprovato motivo; quello di recarsi al proprio lavoro lo è ma deve sempre essere dimostrabile.

 

D) Hai idea come si sono espressi i vari enti federali e le associazioni sportive su questa controversa vicenda? Secondo te che tipo di comunicati hanno emanato per i loro tesserati?

R) Come ti dicevo sopra ho dato una lettura al sito della Federazione Ciclistica Italiana e nel comunicato stampa vengono espressamente invitati i propri tesserati a stare a casa ed evitare gli allenamenti all’aperto; la stessa esortazione è stata fatta dai coordinamenti ACSI e CSAIN. Devo dire che ormai c’è totale responsabilità da tutte le associazioni ciclistiche. Ho letto di molti gruppi amatoriali che saggiamente hanno chiesto ai propri tesserati di seguire i dettami del Decreto; sono a conoscenza di un gruppo ciclistico della Lombardia che ha imposto ai propri amatori il rispetto delle regole, pena possibili provvedimenti interni. Il mio stesso gruppo sportivo, l’ ASD Bike Training diretto dal grande amico Franco, ha risposto positivamente agli inviti dell’ ACSI ricordando a tutti che “noi del Team RESTIAMO A CASA”.

 

D) Una volta chiarito questo, visto che sei anche tu un ciclista e un grande appassionato di bici, puoi darci un tuo parere personale? Ritieni giusto applicare delle sanzioni a chi trasgredisce il decreto o si potrebbe trovare il modo per “addolcire” in modo bonario questa imposizione?

R) Oggi non si può più scherzare. Ritengo che noi amatori dobbiamo assolutamente rispettare i Decreti. E’ stato dato qualche giorno di decantazione, anche perché capiamo che cambiare i propri stili di vita da un giorno all’altro non è cosa semplice. Adesso però i compromessi sono finiti e lo dico prima ancora da ciclista che da agente.

 

D) Ti è capitato in questo periodo di fermare e notificare un verbale a qualcuno in bicicletta? Che reazioni hanno avuto e che genere di giustificazioni ti hanno dato? Quali documenti o autocertificazioni hanno presentato?

R) Devo dire che ho incrociato due singoli bikers lunedì. Eravamo all’inizio ed ho voluto esclusivamente parlare con loro, ci siamo confrontati sulla situazione e ci siamo salutati con un arrivederci a fine emergenza. Il giorno dopo ho fermato uno stradista e l’ho invitato a tornare a casa. Lui si è leggermente risentito asserendo di non essere l’unico in giro e siccome il suo tono era poco consono, non mi sono lasciato intimorire lanciandogli il guanto di sfida. Gli ho detto che appena sarà possibile ci ritroveremo su una salita o in una gara “veloce” dove potremo, sportivamente parlando, darcele di santa ragione. Mi ha preso sul serio però, mannaggia a me… (sto ancora ridendo). Ovviamente ora che sono passati alcuni giorni dall’entrata in vigore della legge non potrò più solo”discutere”. Dovrò operare come previsto dal Decreto e quindi sarò costretto ad inviare in Procura la comunicazione di reato.

 

D) In conclusione, visto che da sempre pedali, ci fai una confidenza? Tu come hai deciso di allenarti in questo periodo? Sinceramente, cosa consiglieresti di fare a tutti i nostri lettori? Come dovrebbero comportarsi se dovessero essere fermati in bicicletta da un tuo collega ad un checkpoint?

R) Io sono doppiamente fregato. Devo confidarti che due anni fa mi ero promesso di non fare più allenamenti sui rulli. Ne avevo fatti troppi, a volte anche di due ore, tanto da arrivare alla saturazione e ad odiare l’ allenamento indoor. Oggi forse dovrò, mio malgrado, interrompere il fioretto fatto. Ai lettori consiglio di utilizzare il tempo libero a casa con esercizi di potenziamento delle gambe. Ci sono moltissimi tutorial sul web da poter integrare con alcune sedute di rulli. Questo basterà a non perdere la forma e vedrete che, al “liberi tutti”, basteranno cinque o sei uscite per tornare ad essere quelli di inizio marzo.

 

D) Grazie “comandante”, non mi resta altro che ringraziarti per l’amichevole collaborazione. Appena sarà possibile (speriamo al più presto) diamoci appuntamento in bici per un bell’allenamento insieme sul lago, okay?!

R) I nostri laghi d’Orta e Maggiore fanno da quarant’anni lo sfondo panoramico delle mie uscite in bicicletta. Non vedo l’ora, a prestissimo, ciao.